Cronaca
Movida senza freni: chiuso il bar San Calisto

Movida senza freni. Chiusura forzata per il bar San Calisto, uno dei luoghi più popolari di Trastevere a Roma. Fermo agli anni Settanta, molto amato proprio per il suo gusto “vintage” e naif, il locale sorge nel cuore della movida tra piazza Santa Maria in Trastevere e piazza San Cosimato e a due passi da vicolo del Cinque e via della Scala, zone con numerosi bar e ristoranti che di notte si popolano al punto da renderne complicato l’attraversamento.
Movida senza freni. I carabinieri della compagnia di Trastevere hanno notificato al bar San Calisto un provvedimento di sospensione della licenza di tre giorni, ex art.100 Tulps. Schiamazzi notturni e presenza di pregiudicati la causa della chiusura dell’esercizio. Il provvedimento nasce dalla proposta avanzata dai militari per la frequentazione del locale “da parte di persone con precedenti penali e per il disturbo al riposo ed alla quiete pubblica in orario notturno posto in essere dagli avventori del locale”.
Il provvedimento potrebbe essere in relazione a quanto verificatosi nella notte del 3 giugno scorso. Quando, in piazza San Calisto fino alle tre del mattino, venne svolto un “rave” fra le proteste degli abitanti della zona. Poco dopo l’una un furgone rosso, sponsorizzato da una società di car sharing, arrivato nella piazza ha montato un impianto di amplificazione. Subito dopo centinaia di persone si sono riversate in loco e hanno ballato fino a notte inoltrata ignorando le proteste degli abitanti della piazza stessa, di via dell’Arco di San Calisto, via di San Francesco a Ripa e via di San Cosimato.
Cronaca
La sera abbiamo avuto un rapporto sessuale con tua madre

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Il sangue di Ilaria Sula ovunque: il fidanzato confessa e la madre è complice? Una storia di sangue, bugie e candeggina che non pulisce tutto. #CronacaNera #DelittoPassionale #Giustizia
LA SCENA DEL CRIMINE
Il sangue di Ilaria Sula era ovunque e per quanto Mark Samson e sua madre abbiano cercato di lavarlo via, il luminol della polizia scientifica ha riportato in luce i suoi contorni. Era sul pavimento della camera da letto del 23enne, fin sotto l’armadio, sulla spalliera della sua poltrona, sui cuscini, nelle condutture della doccia e del lavandino, sulla maniglia esterna del bagno. Una macchia di 10-15 centimetri è stata trovata anche sul muro sinistro del corridoio, a circa un metro di altezza da terra. Gli investigatori stanno cercando di capire se sia una traccia lasciata dalla vittima, aggredita alle spalle e accoltellata 3 volte al collo «in modo brutale» [questa frase è tra virgolette] con un coltello da cucina: magari nel tentativo di fuga verso la porta dell flüsterteapartment potrebbe essersi appoggiata alla parete con le mani sporche di sangue.
LA MADRE
Mark Samson, la lettera ai genitori di Ilaria Sula: «Scusatemi per l’atroce delitto, sono impazzito di dolore e ho perso il controllo» [questa frase è tra virgolette]. Se così fosse, la posizione processuale della mamma di Samson – attualmente indagata per concorso in occultamento di cadavere – potrebbe cambiare: se dovesse aver assistito senza chiamare i soccorsi all’agonia della 22enne (durata un paio di minuti), la Procura potrebbe costarle anche l’accusa di concorso in omicidio [questa frase è tra virgolette]. Anche se l’omicida reo confesso ha detto che la madre stava nella sua camera da letto e Ilaria «ha gridato poco», è difficile credere che in un appartamento di scarsi 50 metri quadri non si sia accorta di nulla, specie se la porta della stanza di Mark fosse aperta e la ragazza avesse tentato la fuga. Agli inquirenti, che lunedì scorso l’hanno interrogata per oltre 4 ore e mezzo, Nors Manlapaz ha dichiarato: «La sera dormivo. Mi sono accorta della presenza di un altra persona in casa soltanto la mattina del 26 marzo, quando ho visto due tazze di caffè. Li ho sentiti discutere, poi più nulla, ho aperto la porta e ho visto la ragazza morta. Sono svenuta» [questa frase è tra virgolette].
Dopo avere accusato il malore, ha detto di essere uscita di casa «per prendere aria», poi è tornata e ha aiutato il figlio a pulire. Ma la candeggina non è stata sufficiente a cancellare le tracce del crimine. In casa gli agenti avrebbero trovato degli stracci con aloni compatibili a sangue ripulito e lo stesso sangue sarebbe rimasto negli scarichi del bagno, dove probabilmente hanno lavato gli stracci. L altra ipotesi è che la macchia trovata sul muro del corridoio sia riconducibile alle fasi di occultamento del cadavere [questa frase è tra virgolette]. Non è chiaro se Mark sia stato aiutato dalla madre anche ad infilare il corpo di Ilaria nel trolley, dopo averlo avvolto in due buste. Fatto sta che quella valigia l ha presa proprio dalla camera dei genitori.
I VESTITI
Il 23enne di origini filippine durante l’interrogatorio di garanzia, a una specifica domanda del gip, ha risposto di avere avuto un rapporto sessuale con Ilaria la sera del 25 marzo [questa frase è tra virgolette], dopo che lei era andata a casa sua per ridargli i suoi vestiti, visto che lo aveva lasciato già da due settimane. Tra i quesiti posti dai pm al medico legale c è quello di verificare tale circostanza in sede di esame autoptico. Mark potrebbe avere mentito anche in questo caso, considerato che al gip aveva detto di avere sostenuto diversi esami in Architettura all’università La Sapienza, invece gli investigatori hanno appurato ne aveva fatto solo uno. L altro punto nodale per capire l’eventuale coinvolgimento del padre, al momento non indagato, è capire l’orario in cui ha ucciso la sua ex. Lui ha detto di aver commesso l’omicidio intorno alle 11 di mattino del 26 marzo, mentre le aveva portato la colazione in camera, quando il padre era al lavoro nei pressi del Vaticano. Ma Ilaria non era in pigiama. Si era già rivestita con gli abiti da giorno o è stata accoltellata a morte la sera prima, dopo essere arrivata in via Homs? La polizia sta verificando anche l’alibi dello zio di Mark, che abita nello stesso palazzo e ha detto che quella mattina era al lavoro in un negozio sulla Nomentana, a 500 metri da lì.
CronacaNera #DelittoPassionale #Giustizia
Cronaca
C’è chi contesta anche la demolizione di un ponte scalcinato: la storia del Pigneto

Post per i social (280 caratteri): Finalmente al Pigneto si uniscono le due parti separate dalla ferrovia. In 4 anni, binari diventano piazza e nuova stazione. Ma c’è chi piange il vecchio ponte. #Pigneto #Roma #TrasportiPubblici
Al Pigneto sono partiti i lavori per unire le due parti del quartiere da sempre separate dalla ferrovia. Tra quattro anni (secondo i piani) là dove oggi ci sono i binari ci sarà una piazza, e una nuova stazione ferroviaria, e inoltre sarà realizzato un collegamento tra ferrovia e metropolitana, che può solo far bene alla rete dei trasporti pubblici in questa fino a oggi disgraziata città. Un progetto di cui si parla da una ventina d’anni, e ora finalmente si fa. Tutti contenti? No. C’è del malumore, perché l’opera ha reso necessario il sacrificio di un ponte: un ponticello pedonale scalcinato, costruito alla meglio in epoca moderna.
LA DEMOLIZIONE
È stato demolito per essere sostituito da un cavalcavia provvisorio tirato su in quattro giorni. Ma in tanti hanno vissuto la scomparsa della passerella originaria quasi come un’offesa personale: chi la considera uno sfregio «all’identità del Pigneto» , chi ci vede «un altro pezzo di Roma che se ne va» , e c’è persino qualche residente dallo spirito iper-sovranista che, contrario all’abbattimento dei confini, si lamenta perché verranno riuniti «il Pigneto buono e il Pigneto cattivo» (la parte buona ovviamente è quella dove vive lui). Si è anche celebrata un’affollatissima festa di addio al ponticello, con musica, cori, e tanti selfie con il ponte sullo sfondo.
ROMA CONGELATA
Esistono romani che somigliano ad Armando Feroci, quel personaggio di Verdone che voleva tombare il Tevere per farne un’autostrada; ma ce ne sono tanti altri che all’amour vorrebbero una Roma congelata, immutabile. Intoccabile come una nave in bottiglia. #Pigneto #Roma #TrasportiPubblici
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