Cultura
ROMA ANTICA Dies Ater, Manibus Sacer
Dies Ater, Manibus Sacer. Si tratta di un termine usato nell’antica Roma per indicare un giorno di calendario in cui ci si aspetta una catastrofe o il ripetersi di un disastro storico memorabile che si è già verificato. È un giorno triste, sacro ai mani.
<strong>Dies Ater, Manibus Sacer. Il giorno successivo alle Calende, alle None e alle Idi era considerato giorno sfortunato (dies ater, cioè nero, che era il colore con cui si rappresentavano i giorni infausti). Maledetti erano anche i dies religiosi o vitiosi (giorni ritenuti superstiziosi in ricordo di gravi calamità) e il 6 ottobre era uno di questi. Nonostante questo veniva festeggiato con cerimonie sacre. Il giorno precedente veniva aperto e poi richiuso il Mundus Cereris o Patens ma le cerimonie proseguivano anche il giorno successuvo.
Quindi se il 5 ottobre era la festa dei morti, il 6 era la festa delle divinità dell’oltretomba: Ade, Cerere e Proserpina. Il primo, Ade, spesso veniva identificato con Dioniso e nella festa romana diventava Bacco. La festa era quindi il collegamento della vita con la morte, il cogli l’attimo, il “carpe diem”, il vivi che la vita è breve. Compiuti i sacrifici agli dei Ctonii, in genere una scrofa, se ne dividevano le carni, si cuocevano le focacce e si libava tanto ai suddetti dei quanto agli Dei Mani, in genere antenati protettori dei pronipoti vivi.