Cultura
ROMA ANTICA Tito Flavio Domiziano
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Tito Flavio Domiziano nacque a Roma il 24 ottobre del 51 d.C. e vi morì nel 96. Figlio di Vespasiano e fratello di Tito. Incoronato Imperatore nell’81, lo rimase fino al 96.
Con l’obiettivo di rafforzare la struttura dell’Impero Tito Flavio Domiziano attuò una politica di espansione territoriale. Realizzò il consolidamento della conquista della Britannia e la costruzione del limes germanico, raccolse vittorie su catti, sarmati e suebi. Inoltre combattè il Senato ingraziandosi i ceti popolari con restauri e abbellimenti di Roma e provinciali con l’estensione dei diritti di cittadinanza e la concessione di cariche e onori. Comportandosi come un sovrano assoluto provocò rivolte e congiure. Dopo la sconfitta dei Vitelliani avvenuta nel 69 venne proclamato Cesare. Ebbe inoltre la pretura e l’imperium proconsolare.
Quando il padre e il fratello maggiore Tito erano fuori Roma li sostituiva commettendo però vari abusi. Nonostante più volte console, dal 71 all’80 venne tenuto lontano dal governo. Nell’81 alla morte di Tito gli successe. Muovendo sulle due direttive dell’affermazione assolutistica e della ripresa di una politica di espansione Domiziano per quanto privo di grandi doti di governo o di capacità militare occupa nella storia del I sec. un posto assai importante.
Infatti, da un lato, Agricola battendo i Caledoni consolidò la conquista della Britannia, nell’83 vennero sottomessi i Catti e gran parte del loro territorio fu annesso all’Impero, fu iniziata la costruzione del limes germanico e in Pannonia diresse personalmente le operazioni contro i Sarmati e i Suebi. Dall’altro combatté la classe senatoria (alla sua morte il senato ne decreterà la damnatio memoriae) cercando di fondare il suo dispotismo su una politica ‘popolare’ di ricostruzione e di abbellimento di Roma, distrutta dall’incendio dell’80. Vennero costruito il palazzo imperiale sul Palatino, lo stadio di Piazza Navona, l’arco di Tito. Fu terminato il Colosseo, iniziati il foro di Nerva e le terme di Traiano e restauri lussuosi di numerosi templi, tra cui quello di Giove Capitolino.
LA POLITICA DI DOMIZIANO
L’aspetto più positivo sta nello sforzo da lui compiuto per consolidare la struttura dell’Impero cercando l’appoggio dei provinciali cui concesse cariche e onori e a favore dei quali estese il diritto di cittadinanza. Domiziano si comportò durante come sovrano assoluto. Oltre a ventidue acclamazioni imperiali, a numerosi trionfi, ai titoli di Germanicus, Dacicus, Sarmaticus, egli assunse quello di Dominus et Deus. Tutto questo però era destinato a sollecitare, specialmente nel ceto senatorio, moti di rivolta e gesti di indipendenza. Domiziano fu inesorabile e la sua durezza divenne ombrosa diffidenza.
Tra le vittime ci furono i parenti Flavio Clemente e Flavia Domitilla, poi Salvio Cocceiano, Acilio Glabrione, Elio Lamia, Sallustio Lucullo, Elvidio Prisco. Ma a causa di una congiura che si era formata all’interno dello stesso palazzo imperiale, con la complicità di due prefetti del pretorio e della stessa moglie Domizia Longina, Domiziano venne ucciso. A causa della damnatio memoriae sono pochi i suoi ritratti. Fra i più belli il busto dei Musei Capitolini. Caratteristiche salienti dell’iconografia di Domiziano sono l’acconciatura a corta frangia piegata intorno all’alta fronte, il labbro inferiore rientrante e le guance piene sbarbate.
Cultura
Fantarcheologia: queste città sono esistite davvero?
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Fin dall’antichità l’uomo ha dedicato una parte importante della propria vita al pensiero e all’astratto. Un pensiero che ha dato vita a miti e leggende di cui parliamo e di cui cerchiamo le tracce ancora oggi, a metà del terzo decennio del nuovo millennio. È proprio questo il campo in cui si muove una branca dell’archeologia: la ricerca di testimonianze relative alle città e civiltà perdute. Oggi parleremo proprio di questo e proveremo a capire se questi miti hanno un fondo di verità.
Nel 360 a.C. Platone narrò nel suo dialogo “Timeo” di un’isola sconfinata, grande quanto Libia e Asia messe insieme, situata vicino alle Colonne d’Ercole. Più che un’isola un vero e proprio continente che noi abbiamo imparato a conoscere col nome di Atlantide. Per il filosofo greco, quella di Atlantide era una società ideale fatta di uomini lontani dalle debolezze “umane” e con una struttura formata da tre cerchi di terra e tre cerchi d’acqua. A dominare la scena erano dieci re che, sotto incarico di Poseidone, prendevano decisioni amministrative in piena armonia. Purtroppo, però, secondo la leggenda, i dieci si fecero corrompere dalla cupidigia scatenando l’ira di Zeus che riversò sulla città terremoti e diluvi che la sommersero per sempre.
Un’altra città che ha dato vita a miti e leggende e di cui si parla ancora oggi anche grazie a slot come El Dorado: The City of Gold e film come La Strada per El Dorado di Dreamworks, è la celebre “città dell’oro” Azteca. Secondo il mito l’El Dorado era una terra abbondante di ricchezze in cui l’uomo vedeva soddisfati i suoi bisogni senza sofferenza e senza bisogno di lavoro. C’è anche chi sostiene che si trovasse proprio qui la fonte dell’eterna giovinezza. Almeno è quello che credevano i conquistadores provenienti dalla Spagna che per cercarla si resero protagonisti di scorrerie e nefandezze di ogni tipo contro le popolazioni locali.
Tutti noi abbiamo ben presenti le incredibili sculture presenti nell’Isola di Pasqua, nel cuore del pacifico. In pochi sanno, invece, che la civiltà di Rapa Nui, venne fondata da navigatori polinesiani intorno al quarto secolo Dopo Cristo e che prosperò sfruttando le risorse naturali e faunistiche della zona. A conferma di questa tesi ci sono recenti scoperte archeologiche. Ne esistono poche, invece, della tesi contrapposta che sostiene che quando arrivarono sull’isola nel 1700, gli europei vi trovarono soltanto un territorio semi-deserto con una popolazione locale ridotta alla fame.
Ancora più avvolta nelle nebbie del mito è la civiltà di Lemuria che, si dice, fosse addirittura più antica di Atlantide. La leggenda di Lemuria è però molto più recente e risale al 19esimo secolo, periodo in cui alcuni studiosi ipotizzarono l’esistenza di un continente scomparso che avrebbe messo in comunicazione il Madagascar, l’India e L’Australia. Su chi la abitasse, su come fosse gestita e su quali piante e animali vivessero a Lemuria non esistono testimonianze storiche ma soltanto leggende estremamente suggestive.
Storia simile a quella di Lemuria è quella di Mu, un altro sconfinato territorio oggi scomparso e localizzato nel cuore dell’Oceano Pacifico. Anche in questo caso le principali leggende legate a Mu risalgono al 19esimo secolo e vanno ascritte all’opera di Augustus Le Plongeon, esploratore che dichiarò di aver trovato tracce Maya che parlavano di un’antica civiltà, quella di Mu appunto, che avrebbe avuto un impatto forte sulle popolazioni dell’Egitto e del Centro America. Purtroppo, però, le scritture di Le Plongeon non hanno trovato riscontri, né tantomeno prove archeologiche o testimonianze di sorta.
Non mancano miti e leggende di civiltà perdute anche nelle fredde terre del Nord e nelle regioni polari. Le due più note sono quelle legate a Iperborea e Thule, due regni di cui si hanno le prime testimonianze nelle opere di Erodoto e Plinio il Vecchio. Testimonianze che definiscono Iperborea come una terra abitata da entità vicine alle divinità e in cui regnavano serenità e ricchezza e Thule come un’isola localizzata ai confini delle terre note e popolata da popoli di guerrieri fieri e coraggiosi.
Attualità
Domenica delle Palme 2024: significato dei rametti d’ulivo benedetti
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Oggi, 24 marzo, si celebra la Domenica delle Palme, festa della tradizione cattolica che precede la Pasqua e ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La data di questa festività varia ogni anno in base alla fine della Quaresima.
La Domenica delle Palme è la domenica che precede la Pasqua e si ispira alla festa ebraica di Sukkot, la “Festa delle Capanne”, durante la quale si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, accolto dalla folla con rami di palma o ulivo come simbolo di vittoria e pace.
La festa è osservata da cattolici, ortodossi e alcune Chiese Protestanti, ed è nota anche come la domenica della “Passione del Signore”.
La Domenica delle Palme commemora l’ultimo ingresso di Gesù a Gerusalemme prima della sua morte, quando fu accolto dalla folla agitando rami di palma e fu salutato con Osanna. Questo segna l’inizio della Settimana Santa, i sette giorni che precedono la Pasqua e che culminano con la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Durante la celebrazione della Domenica delle Palme, si benedicono i rametti di ulivo o palma, simboli di acclamazione, trionfo e immortalità di Cristo. Questi rametti vengono poi distribuiti ai fedeli durante la messa speciale dedicata alla ricorrenza.
La liturgia della Domenica delle Palme prevede la lettura della Passione di Gesù tratta dai Vangeli di Marco, Luca, e Matteo. La lettura viene fatta da tre persone che impersonano Cristo, il cronista e il popolo, e narra l’arresto, il processo giudaico e romano, la condanna, l’esecuzione, la morte e la sepoltura di Gesù.
Dopo la messa della Domenica delle Palme, i fedeli hanno l’usanza di portare a casa i rametti di ulivo benedetti, che vengono utilizzati per benedire la tavola imbandita prima del pranzo pasquale. I rametti diventano poi dei sacramentali, protetti dal diritto canonico, e possono essere seppelliti o riportati in chiesa per essere bruciati in vista della celebrazione del Mercoledì delle ceneri. Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa, che si conclude con il Giovedì Santo.
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