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Bacino del Tevere: nel fiume 22 relitti

Ben 22 relitti trovati affondati nel bacino del Tevere. Sono arrivate le parole di Filippo Marini, il comandante della Capitaneria di Porto di Roma Fiumicino.
Sono ben 22 le imbarcazioni affondate nel bacino del Tevere tra la diga di Castel Giubileo e la foce. Alcune di queste dislocate nel centro storico e in prossimità di ponti. A rivelarlo è il primo Rapporto sullo stato del bacino del Tevere presentato a Roma dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale in collaborazione con Protezione civile e Ispra agli Stati Generali del Tevere. Imbarcazioni di tutti tipi, dalle più piccole dedicate al canottaggio a chiatte di diversi metri che ospitano ristoranti e locali di intrattenimento. Filippo Marini, comandante della Capitaneria di Porto di Roma Fiumicino, ha rivelato: “È stata rimossa poco tempo fa a spese dei proprietari una nave di 35 metri semiaffondata. Inoltre si è proceduto anche alla rimozione di parti di un impianto galleggiante, avendo sempre grande attenzione al rispetto della cura ambientale perché non ci sia dispersione nelle acque di materiale inquinante. I sommozzatori del secondo nucleo di Napoli della Guardia Costiera hanno ispezionato ieri due relitti a Fiumicino e altri due sono in fase di ispezione in queste ore. A novembre si interverrà su cinque relitti che necessitano di una rimozione più immediata”.
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Il turismo che non vogliamo. “Stop ai viaggi organizzati lungo il confine di Gaza”

Denunciamo con sdegno la promozione, da parte di alcune note agenzie turistiche internazionali, di “tour della realtà” al confine con Gaza, trasformando la tragedia umana della popolazione palestinese in un’attrazione turistica. Siamo di fronte a un’operazione cinica e inaccettabile, che sfrutta la sofferenza e la distruzione provocate da mesi di guerra per offrire “esperienze forti” a pagamento, con pacchetti che promettono scorci di città bombardate e la possibilità di “vedere con i propri occhi il confine con Gaza”.
Il tutto mentre la popolazione palestinese è sottoposta a bombardamenti, assedi, fame e deportazioni. Questa mercificazione del dolore umano è un oltraggio alla memoria delle vittime, una forma moderna di pornografia bellica, che contribuisce a normalizzare l’occupazione, la violenza e la disumanizzazione di un intero popolo.
Mentre la comunità internazionale dovrebbe mobilitarsi per il cessate il fuoco immediato e il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, c’è chi specula sulla guerra come se fosse un set cinematografico. È il riflesso più degradato di un sistema che fa profitto anche sulle macerie. Chiediamo l’immediata rimozione di questi “tour” dai portali di viaggio internazionali e l’apertura di un dibattito pubblico sull’etica del turismo nei contesti di conflitto.
Alcuni siti che promuovono questi viaggi sono tra i più visitati al mondo e contribuiscono a una narrazione tossica, che presenta solo un lato della guerra, legittimando l’occupazione e criminalizzando le vittime. Esprimiamo piena solidarietà al popolo palestinese e continueremo a battersi, in Italia e in Europa, contro il genocidio in corso a Gaza e contro ogni tentativo di strumentalizzarne il dramma. La guerra non è uno spettacolo. La morte non è un souvenir. Il turismo dell’orrore è complicità con il genocidio!”. Lo dichiara Giovanni Barbera della Direzione nazionale di Rifondazione Comunista.
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Art of play Roma e il lavoratore preso a pugni senza contratto. La risposta ufficiale della mostra

L’organizzazione della mostra Art of Play desidera esprimere innanzitutto il proprio rammarico per l’episodio recentemente avvenuto presso l’esposizione in corso a Roma.
Dopo il pugno ricevuto che ha fatto il giro del web, arriva la nota ufficiale dell’azienda.
“Art of Play si avvale di agenzie esterne specializzate per l’ingaggio di performer e figuranti, tra cui la persona coinvolta nell’episodio. L’organizzazione di Art of Play ha un rapporto regolare con queste agenzie, pertanto non è direttamente coinvolta nei rapporti tra le agenzie e i lavoratori. Art of Play esprime ancora una volta vicinanza alla performer e si impegna a verificare eventuali irregolarità in sede appropriata”.
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