Cultura
ROMA ANTICA I Brumalia
ROMA ANTICA Dal 24 novembre al 24 dicembre si festeggiavano i Brumalia. Feste che come si evince dal nome erano le celebrazioni d’auspicio per l’inverno (dal latino bruma = solstizio d’inverno). Venivano compiuti riti e sacrifici in onore di Bacco, Cerere e Saturno.
La presenza di Bacco, dio del vino, e Cerere, dea del grano e delle messi, non deve stupire, visto che nel periodo più freddo e infecondo dell’anno si cercava di inneggiare al risveglio della natura attraverso il consumo del vino e del pane. I due prodotti per eccellenza della terra, nonché simboli delle divinità elencate. Ma pane e vino non sono altro che i simboli dell’eucarestia cristiana: il corpo e il sangue di Cristo che, guarda caso, nasce il 25 dicembre. Proprio il giorno in cui si omaggiava il Sol Invictus a cui i Brumalia fungevano da giorni di ‘preparazione’ (una sorta di Avvento).
Pane e vino con cui i cristiani rendono grazie a Cristo, così come i pagani rendevano grazie a quelle divinità che attraverso questi prodotti della terra garantivano la vita. I contadini sacrificavano maiali a Saturno e Cerere. I viticoltori capre in onore di Bacco (dal momento che erano un pericolo per le viti), che venivano poi scuoiate per ricavarne bisacce. I magistrati portavano le primizie del grano, del miele, degli olivi e delle viti, ai sacerdoti di Cerere. Si era anche soliti scambiarsi l’augurio Vives annos!, “Vivi per anni”.
Quando l’imperatore Giustiniano all’inizio del VI secolo sopprime questi antichi riti pagani di buon auspicio per la rinascita della natura ha bisogno di qualcosa di altrettanto importante per soppiantarli. Cosa meglio di una festa dedicata al figlio del Dio cristiano. Vittima sacrificale il cui sangue è stato versato per tutti i peccatori. Ecco perché il Natale è collocato alla fine dell’anno solare (in quanto festa di fine raccolto) ma all’inizio dell’anno liturgico.