Politica
REFERENDUM ATAC Il Pd lancia la campagna per il Sì
REFERENDUM ATAC Il Pd lancia la campagna per il Sì: le ragioni dei dem.
REFERENDUM ATAC Il Pd lancia la campagna per il Sì. A pochi giorni dalla consultazione per la liberalizzazione del trasporto pubblico romano, i dem scendono in campo a favore di quest’ultima. “Siamo tutti concentrati sul 10 novembre, giorno della sentenza del processo della sindaca Virginia Raggi. Ma la vera condanna politica di un’amministrazione che ha portato Atac al fallimento potrebbe essere proprio la vittoria del sì al referendum del giorno seguente”, le parole con cui, dalla sala stampa della Camera dei Deputati, lanciano l’inizio della battaglia. Le ragioni del ‘sì’ hanno prevalso con il 60 per cento dei voti dei circoli cittadini. Ad illustrarle, un nutrito gruppo di deputati e senatori, tra cui gli ex ministri Marianna Madia e Carlo Calenda. Con loro il segretario del Pd di Roma, Andrea Casu.
“Questa – spiega il deputato Luciano Nobili – è una battaglia a cui molti di noi partecipano coraggiosamente da ormai un anno e mezzo e posso rivendicare il fatto che senza l’impegno del Pd oggi questo referendum sarebbe stato ancor più sotto silenzio. Oggi lanciamo la nostra campagna per il sì e si chiama ‘I Democratici votano Sì'”. Nobili ha poi annunciato l’attivazione, da qui a domenica, di una “grande mobilitazione nelle strade, sugli autobus e nelle sezioni per culminare giovedì con una grande assemblea pubblica al Nazareno che verrà aperta da Graziano Delrio e chiusa da Paolo Gentiloni”.
Una decisione questa su cui il deputato del Pd ed ex assessore ai Trasporti del Comune di Roma, Walter Tocci, ha chiarito: “Il Pd è per votare sì alla liberalizzazione del servizio di trasporto cittadino dietro il rafforzamento di una regia pubblica”. Allo stesso tempo, “affermiamo un doppio no: uno contro l’attuale monopolio di Atac e un altro contro la sua eventuale privatizzazione. Il primo perché il servizio non è all’altezza, con soli 84 milioni di chilometri effettuati ogni anno contro i 101 previsti dal contratto di servizio e i 120 su cui si poteva contare in precedenza. Il secondo perché saremmo di fronte al condizionamento di interessi privati contrari a quelli collettivi”.
Il clima diventa poi da piena campagna elettorale quando Tocci dice che “questo sì alla liberalizzazione dovrebbe costituire il programma di governo della nuova amministrazione che, quando sarà, sostituirà la Raggi e affronterà i problemi di Roma”. Il deputato non risparmia infatti critiche alla gestione dei 5 stelle. A partire dal fatto che “il concordato preventivo può fallire ed è solo una favoletta che Atac possa fare utili riuscendo a ripagare un miliardo di debiti”.
Non solo. “I 425 milioni di euro stanziati un anno fa dal governo Gentiloni destinati alla manutenzione delle metro A e B non sono ancora stati utilizzati e non si sa nemmeno chi li deve spendere”. Così come i “10 milioni di euro per la progettazione della tratta centrale della metro C, con il rischio che senza un decisione in merito la talpa si fermi proprio sotto i Mercati di Traiano”. E non va meglio con l’avvento del gestore privato Roma Tpl, il cui servizio, “con l’arrivo dell’amministrazione a Cinque Stelle è crollato in termini di erogazione delle corse”.
A questa situazione disastrosa, per Tocci, non c’è che un’alternativa: “Rilanciamo il servizio pubblico facendo di Atac un’agenzia. Il servizio viene spacchettato in 5 o 6 lotti che verranno messi a gara e affidati tramite un contratto di servizio. Chi vince, per legge, ha il compito di tutelare i lavoratori e di assumere il personale attualmente impiegato dalla municipalizzata alle stesse condizioni”. Quanto alla liberalizzazione, “ha il vantaggio che se il privato non funziona lo puoi mandare via mentre il monopolio basato sull’attuale affidamento in house crea per il Comune un conflitto di interessi che non può funzionare”.
“Il trasporto urbano è una grande opportunità di sviluppo”, ha commentato poi l’ex ministro Calenda. Per cui “il sì al referendum potrebbe essere la leva che fa alzare il livello del servizio romano. Non una strada facile ma semplicemente l’unica”. La stessa che il senatore Luigi Zanda ha definito una “scossa“, “ormai necessaria dal momento che la situazione è diventata insostenibile”. Al futuro guarda invece l’ex ministro Marianna Madia: “In due anni e mezzo di governo Raggi non solo abbiamo assistito al fallimento della giunta pentastellata ma possiamo constatare che non esiste un progetto per questa città. Il sì al referendum potrebbe diventare proprio questo progetto”.
Dal deputato dei Radicali e promotore del referendum, Riccardo Magi, inoltre un accenno sulla “questione democratica”. “La maggior parte dei cittadini aventi diritto al voto – ha sottolineato – non ha ricevuto alcuna comunicazione istituzionale relativa al referendum. La gente non sa nemmeno dove deve andare a votare”. Poi ha definito “inopportuno” il fatto che “su 160mila cittadini iscritti nelle liste a cui il Comune attinge per nominare gli scrutatori, 700 siano dipendenti Atac, tra l’altro arrivati per la prima volta con appelli diretti dal Comune”.
Il segretario romano Casu ha dato infine conto anche di un no che ha ricevuto comunque il 40% delle preferenze, con molti esponenti scesi in campo contro la liberalizzazione. “Il nostro” ha spiegato “è un sì democratico che porta avanti le motivazioni del sì ma non nasconde le preoccupazioni sostenute dai favorevoli al ‘no’. Sosteniamo un sì convinto per la liberalizzazione e contro la privatizzazione a cui Atac rischia di andare in contro se fallirà il concordato. Questo referendum è una grande occasione per la città perché i cittadini potranno dare indicazione sulla direzione che deve prendere la città per svilupparsi”.
Politica
Incontri tra Salvini e Bossi a Gemonio: i temi al centro del dibattito.
# Incontro a Gemonio tra Salvini e Bossi: Un Dialogo Proficuo
Un significativo incontro si è svolto a Gemonio, Varese, tra il leader della Lega Matteo Salvini e l’ex segretario Umberto Bossi. La conversazione, durata oltre un’ora, è avvenuta in un’atmosfera di cordialità e rilassatezza, specialmente dopo le recenti notizie infondate sullo stato di salute di Bossi. Salvini ha descritto l’incontro come estremamente positivo, esprimendo soddisfazione reciproca.
Tematiche Affrontate nell’Incontro
Durante il colloquio, sono stati affrontati diversi argomenti di rilevanza nazionali. In primo luogo, l’autonomia è stata al centro del dibattito, con Salvini che l’ha definita una “battaglia storica della Lega”, utile per l’intero Paese. Oltre a ciò, si è parlato di infrastrutture lombarde, giustizia, sicurezza e immigrazione. Anche le questioni economiche e le strategie energetiche, compreso un occhio attento al nucleare, hanno trovato spazio nelle discussioni.
L’incontro ha visto la presenza della famiglia di Bossi, tra cui sua moglie Manuela Marrone e il figlio Renzo. Salvini ha manifestato l’intenzione di mantenere Bossi aggiornato sugli sviluppi futuri, promettendo nuove occasioni di incontro.
Prospettive di Ulteriori Incontri
Tra gli impegni presi, Salvini ha assicurato che terrà Bossi informato sulle questioni affrontate, aprendo a un futuro incontro che includerà anche ministri, a partire da Roberto Calderoli. Questa premessa sottolinea l’importanza di un dialogo continuo e costruttivo con il fondatore della Lega, riconoscendo il suo valore e contributo ai temi cruciali che il partito e il Paese si trovano ad affrontare.
Questa iniziativa di coinvolgimento evidenzia come la Lega intenda valorizzare la propria storia e il legame con le radici, mirando a costruire un futuro solido e orientato verso l’autonomia e la sicurezza nazionale.
Politica
Cambio al vertice: Giuli subentra dopo le dimissioni del Ministro Sangiuliano
Dimissioni di Gennaro Sangiuliano: Un Cambiamento al Vertice della Cultura
La Lettera di Dimissioni
Il 7 settembre 2024, Gennaro Sangiuliano ha ufficialmente rassegnato le proprie dimissioni dal ruolo di Ministro della Cultura. Questo annuncio è avvenuto attraverso una lettera indirizzata alla premier Giorgia Meloni, dopo una serie di polemiche e indiscrezioni che hanno tenuto banco negli ultimi giorni. Sangiuliano ha espresso la sua soddisfazione per i risultati ottenuti nelle politiche culturali durante il suo mandato, ma ha affermato la necessità di considerare le sue dimissioni come “irrevocabili”.
Pressioni e Malumori nel Governo
Le tensioni all’interno del governo erano palpabili, con pressioni crescenti nei confronti di Sangiuliano. Fonti vicine al governo hanno rivelato che l’atmosfera era diventata insostenibile a causa delle continue rivelazioni legate a un’imprenditrice campana. Questa situazione ha messo in discussione la credibilità dell’intero esecutivo e della stessa Giorgia Meloni, spingendo alcuni membri di Fratelli d’Italia a suggerire che fosse indispensabile chiudere la questione rapidamente per il bene della coalizione.
Il Ruolo della Meloni e l’Exit Strategy
Dopo un iniziale sostegno a Sangiuliano, la premier Meloni ha riconosciuto che le circostanze richiedevano una rapida risoluzione della crisi. Questo ha portato a una riflessione profonda sull’opportunità politica di chiudere la questione al più presto. Meloni ha poi deciso di non partecipare al G7 dei Parlamenti e ha dedicato il suo tempo alla gestione della situazione e all’individuazione di una strategia di uscita per Sangiuliano. Nel pomeriggio, ha informato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, delle dimissioni del ministro.
Il Nuovo Ministro e le Prospettive Future
Dopo aver accettato le dimissioni di Sangiuliano, il Presidente Mattarella ha firmato il decreto che nomina Alessandro Giuli, attuale presidente della Fondazione Maxxi, come nuovo Ministro della Cultura. In seguito al giuramento di Giuli, Giorgia Meloni ha espresso pubblicamente il suo apprezzamento per Sangiuliano, definendolo un uomo capace e onesto, e ha assicurato che con il nuovo ministro continueranno gli sforzi per il rilancio della cultura nel Paese.
Reazioni e Riconoscimenti
Le reazioni alle dimissioni di Sangiuliano sono state di sostegno e riconoscimento. Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, ha elogiato Sangiuliano per il suo operato e ha sottolineato come la sua scelta di dimettersi gli permetta di difendersi e dimostrare la sua integrità. Matteo Salvini ha anch’esso inviato un messaggio di gratitudine al ministro dimissionario e ha dato il benvenuto al suo successore Giuli.
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In conclusione, le dimissioni di Gennaro Sangiuliano segnano un momento significativo nella politica culturale italiana, evidenziando le sfide e le dinamiche che influenzano l’attuale governo. La nomina di Alessandro Giuli potrebbe rappresentare un nuovo inizio per il dicastero e per la cultura nazionale.
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