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Cronaca

ROMA 40 pistole laser contro Pass auto falsi per i vigili

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ROMA 40 pistole laser contro Pass auto falsi per i vigili

ROMA 40 pistole laser contro Pass auto falsi per i vigili. In modo da poter accertare in tempo reale se i permessi per disabili esposti sui cruscotti delle auto in sosta sono falsi o autentici.

40 pistole laser contro Pass auto falsi per i vigili. Questo l’intervento principale contenuto nel pacchetto di interventi denominato ‘RomAccessibile’ presentato dal sindaco di Roma Virginia Raggi e dal disability manager del Campidoglio Andrea Venuto in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. La misura arriva con anni di ritardo rispetto alla distribuzione dei nuovi pass, avvenuta nel 2013, dotati di microchip. Agli agenti della Polizia locale di Roma Capitale però non erano mai stati distribuiti degli strumenti accertatori elettronici.

Secondo una stima di cui ha parlato lo stesso Venuti su 65.000 permessi rilasciati da Roma Capitale si può ipotizzare una cifra prossima ai 2 milioni di mancato incasso ogni anno a causa dei cittadini che utilizzano fotocopie, fax scaduti, pass falsi o non più validi. Le pistole laser costeranno circa 40.000 euro. Oltre agli accertatori nel pacchetto di interventi previsto anche un milione di euro per il superamento delle barriere architettoniche partendo da via dello Scalo di San Lorenzo e da viale America e viale Beethoven. Previsti infine 15 milioni di euro in tre anni per la mobilità delle persone con disabilità a partire dai 300.000 che saranno spesi per il nuovo ascensore alla stazione della linea C di San Giovanni. Domani (martedì 4 dicembre) sarà portato in Aula Giulio Cesare il nuovo regolamento per la mobilità delle persone con disabilità. Il primo dopo 14 anni.

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La bellezza può uccidere? Le mani pericolose del dottor Bravi

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La bellezza può uccidere? Le mani pericolose del dottor Bravi

Roma — Il nome di Carlo Bravi è ormai tristemente noto nel panorama della chirurgia estetica italiana, ma per motivi tutt’altro che professionali: il medico, sospeso dall’Ordine e già coinvolto in diverse inchieste giudiziarie, è finito agli arresti domiciliari dopo essere stato sorpreso dai carabinieri del NAS mentre eseguiva un intervento di otoplastica in un appartamento del quartiere Quadraro, nella Capitale. L’ambiente? Una camera da letto disordinata e sporca, con i cani dei residenti liberi di circolare, mentre una giovane donna sudamericana veniva sottoposta a un’operazione chirurgica clandestina, con tanto di anestetico già somministrato.

Carlo Bravi non è un nome nuovo per le autorità. Già sospeso dall’Ordine dei Medici, è attualmente indagato per la morte di Simonetta Kalfus, 62 anni, deceduta il 18 marzo all’ospedale Grassi di Ostia per una sepsi sopraggiunta dopo un intervento di liposuzione effettuato privatamente in uno studio a Cinecittà.

Ma non è tutto: Bravi è coinvolto in un’altra indagine per un sospetto caso di mastoplastica eseguita il 14 marzo 2024 a Roma, e nel 2017 era già stato condannato a un anno di reclusione per un lifting al seno che provocò gravi complicazioni a una paziente, lasciata senza assistenza medica adeguata.

Nonostante il quadro giudiziario pesante e la sospensione professionale, Bravi ha continuato a operare in clandestinità. L’ultima operazione interrotta dai carabinieri del NAS ha mostrato in modo lampante l’abisso tra la chirurgia legale e quella abusiva: nessuna sala operatoria, nessuna sterilità, ma un letto improvvisato, sporcizia, animali domestici e un’infermiera in pensione come assistente.

Viviamo in un’epoca in cui il culto dell’immagine e l’inseguimento della bellezza “a basso costo” portano molte persone ad affidarsi a professionisti senza scrupoli, spesso conosciuti tramite social network, dove l’apparenza e le recensioni costruite contano più dei titoli accademici e delle autorizzazioni ufficiali.

Serve un controllo più severo, ma serve anche una maggiore cultura della salute tra i cittadini: un’operazione chirurgica, estetica o meno, non è mai un atto banale. Affidarsi a professionisti riconosciuti, verificare le credenziali, diffidare dei prezzi troppo bassi o delle “offerte da social” non è solo prudenza, è un dovere verso se stessi.

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Attualità

Il giallo di Emanuela: corpo tra i cespugli e nessuna traccia

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Il giallo di Emanuela: corpo tra i cespugli e nessuna traccia

La tragica vicenda di Emanuela Ruggeri, il cui corpo è stato ritrovato senza vita tra i cespugli di via del Mandrione, solleva interrogativi inquietanti che non possono essere ignorati. Sei giorni di silenzio, un ultimo messaggio alla madre – “Vado al mare” – e poi il nulla: nessuna traccia, nessun testimone, nessuna telecamera. Solo un cadavere in avanzato stato di decomposizione in una zona degradata e pericolosa di Roma.

Finora gli elementi accertati lasciano spazio a poche certezze e molte ipotesi: non ci sono segni evidenti di violenza, ma il corpo nascosto nella vegetazione fa pensare a un tentativo deliberato di occultamento. Difficile immaginare un malore o un incidente in un luogo così isolato senza che qualcuno abbia notato qualcosa.

L’ipotesi tecnica di “morte in conseguenza di altro reato” apre a un ventaglio di possibilità: potrebbe trattarsi di un gesto volontario, di un evento accidentale, o – come molti temono – di un crimine coperto con cura.

In attesa dell’autopsia e dell’analisi dei tabulati telefonici, ciò che resta è un senso profondo di inquietudine, non solo per la morte di Emanuela, ma per il vuoto di sicurezza e trasparenza che vicende come questa continuano a mettere in luce nella nostra società.

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