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Il cantautore romano Paolo Preite in concerto al Big Star
Il cantautore romano Paolo Preite in concerto al Big Star Sabato 8 dicembre.
Il cantautore romano Paolo Preite in concerto al Big Star di Roma, Sabato 8 dicembre. Il locale è uno dei principali live club in Trastevere. Paolo Preite presenta in concerto An Eye On The World, il suo nuovissimo album, secondo disco del musicista romano. Un free set acustico per l’artista, che torna a tre anni di distanza da Don’t Stop Dreaming con An Eye On The World, un lavoro di splendido rock internazionale, dieci brani per un concentrato di suoni, influenze, temi e direzioni, dal classic rock alla canzone d’autore, dal soul al folk-rock all’americana.
“SUONARE E’ CIO’ CHE MI TIENE VIVO”
“Viaggiare, suonare e conoscere altre culture è ciò che mi tiene vivo. Se non lo facessi, non avrei più nulla da dire. Tempo fa domandai ad un mio caro amico e poeta di New York quale fosse il segreto della scrittura di Leonard Cohen e lui mi rispose molto placidamente “Vivere”. Per scrivere bisogna vivere. La mia vita diventa musica. Le canzoni partono da me, dal mio sound e dalla personalità che trasmetto nella mia voce e nel mio strumento, tutto parte da lì e sfocia poi in sfumature soul, rock, cantautorali classiche e jazz. Nel nuovo disco hanno suonato musicisti italiani, danesi, americani, slovacchi, cechi, serbi e ognuno di loro ha portato il proprio background. Tutto ciò mi affascina tremendamente“.
GLI INIZI E LA COLLABORAZIONE CON FERNANDO SAUNDERS
Uno spirito cosmopolita, un autore attento al mondo che lo circonda, con uno sguardo limpido, senza barriere nè preconcetti, deciso nel suo percorso di vita che diventa musica brillante, emotiva, profonda.
Cantautore romano classe 1985, Paolo Preite cresce ascoltando Leonard Cohen, Roger Waters, Bruce Springsteen, Gregory Porter, Bob Dylan, Lucio Battisti, Queen, Who, Warren Zevon, Beatles e Stones, affina il suo talento dal vivo tra locali e radio, nel 2014 intraprende il suo primo tour straniero, in Danimarca, avviando un percorso di relazioni internazionali che lo segnerà definitivamente. Nel 2015 debutta con Don’t Stop Dreaming, prodotto dal grande Fernando Saunders, che ha in curriculum dischi e tour con Marianne Faithfull, Joan Baez, Slash, Tori Amos, Steve Winwood, Jimmy Page, John McLaughlin, Eric Clapton, Jeff Beck, Ron Wood e Charlie Watts, Suzanne Vega e Lou Reed. Inevitabile tornare a Fernando per un nuovo lavoro insieme, che ha portato il suo basso in An Eye On The World.
GLI OSPITI STRANIERI
Accanto a Fernando Saunders ci sono grandi ospiti stranieri, da Kenny Aronoff (John Mellencamp, John Fogerty, Cinderella, Chickenfoot, Jerry Lee Lewis e tanti altri) a Michael Jerome (Blind Boys Of Alabama, Better Than Ezra, K.D. Lang, Taj Mahal, Charlie Musselwhite etc.), da Bob Malone (John Fogerty, Bruce Springsteen, Bob Seger, Jackson Browne, Billy Gibbons, e Alan Toussaint) a Ondřej Pivec (Gregory Porter, Wu-Tang Clan, Billy Cobham e altri). “La presenza degli ospiti ha una motivazione molto semplice: hanno un modo di suonare unico che trasmette ai miei brani un valore aggiunto straordinario. Il “solo” di violoncello di Jane Scarpantoni in Memories and Dust è qualcosa che mi fa vibrare ogni volta che lo ascolto. Gli arrangiamenti di tastiere di Pivec in It’s not over yet sono spettacolari. La batteria e le percussioni di Jerome su I will meet you againmi hanno consentito di aprire un mondo inesplorato per quanto riguarda la produzione di questo brano. E potrei continuare ad oltranza… sono dettagli che impreziosiscono molto questo mio disco”.
L’ULTIMO LAVORO
Paolo Preite ha pensato questo album come una sequenza di canzoni legate da un comune sentire tematico: “C’è un filo conduttore. È un ambizioso progetto di riflessione, discussione e sintesi. Le canzoni trattano di precarietà, di relazioni umane distrutte dalla parte malvagia della globalizzazione, di una informazione impazzita, di guerre ed allo stesso tempo cercano di riportare l’attenzione su una umanità a tratti smarrita, sulla speranza e su uno spirito di reazione e rivalsa”. Un secondo album profondamente sentito, vissuto come un’esperienza di confessione personale, di maturazione artistica, di dialogo multiculturale veicolato dall’amore per il grande rock.
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