Cronaca
ROMA Il settimanale Chi dovrà risarcire la Sindaca Raggi

ROMA Il settimanale Chi dovrà risarcire la Sindaca Raggi. Raggiunto un accordo per un risarcimento extragiudiziale tra la sindaca della capitale, parte civile, la giornalista Giulia Cerasoli e il suo direttore Alfonso Signorini. Imputati nel processo milanese con l’accusa di diffamazione ai danni del primo cittadino capitolino per un articolo di maggio del 2016.
Il settimanale Chi dovrà risarcire la Sindaca Raggi. Nell’articolo si attribuiva a Virginia Raggi una relazione con Daniele Frongia, ex consigliere comunale M5s e attuale assessore allo Sport nella Capitale. Quest’ultimo avrebbe avuto l’obiettivo di diventare vicesindaco “in caso di vittoria – si leggeva nell’articolo – della fidanzata Raggi”. Oggi la difesa, con il legale Gian Piero Biancolella e il legale della Sindaca romana e di altre parti civili (tra cui il marito) l’avvocato Alessandro Mancori, hanno spiegato al giudice della quarta penale di aver raggiunto nelle ultime ore “un’intesa transattiva” tra tutte le parti e quindi ci sarà “remissione della querela” per diffamazione. Il giudice ha rinviato il processo al 17 gennaio solo per formalizzare l’accordo tra le parti e l’estinzione del reato e del processo. Nelle precedenti udienze aveva deposto anche la stessa Raggi che aveva smentito qualsiasi relazione e una presunta separazione dal marito. Aveva affermato inoltre di essersi sentita offesa non solo perché quell’articolo aveva gettato ombre su di lei ma anche “perché è come se avessero detto che si portava l’amante in Campidoglio”. E aveva affermato che in questo modo la sua campagna elettorale era stata “marchiata con lo schema della donna infedele”.
Attualità
Il giallo di Emanuela: corpo tra i cespugli e nessuna traccia

La tragica vicenda di Emanuela Ruggeri, il cui corpo è stato ritrovato senza vita tra i cespugli di via del Mandrione, solleva interrogativi inquietanti che non possono essere ignorati. Sei giorni di silenzio, un ultimo messaggio alla madre – “Vado al mare” – e poi il nulla: nessuna traccia, nessun testimone, nessuna telecamera. Solo un cadavere in avanzato stato di decomposizione in una zona degradata e pericolosa di Roma.
Finora gli elementi accertati lasciano spazio a poche certezze e molte ipotesi: non ci sono segni evidenti di violenza, ma il corpo nascosto nella vegetazione fa pensare a un tentativo deliberato di occultamento. Difficile immaginare un malore o un incidente in un luogo così isolato senza che qualcuno abbia notato qualcosa.
L’ipotesi tecnica di “morte in conseguenza di altro reato” apre a un ventaglio di possibilità: potrebbe trattarsi di un gesto volontario, di un evento accidentale, o – come molti temono – di un crimine coperto con cura.
In attesa dell’autopsia e dell’analisi dei tabulati telefonici, ciò che resta è un senso profondo di inquietudine, non solo per la morte di Emanuela, ma per il vuoto di sicurezza e trasparenza che vicende come questa continuano a mettere in luce nella nostra società.
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