Cronaca
ROMA La Polizia irrompe al liceo Morgagni
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ROMA La Polizia irrompe al liceo Morgagni. Studenti umiliati e insultati dalla polizia, derisi dal preside e dai docenti mentre ripuliscono le aule.
La Polizia irrompe al liceo Morgagni. È finita male l’occupazione del liceo Morgagni. Durante la notte i ragazzi erano entrati nell’istituto per protestare contro le politiche governative e dare inizio a una settimana di incontri e dibattiti. Questa mattina, intorno alle 10, si sono barricati all’interno dell’istituto nonostante il corpo docente li invitasse a uscire prima dell’arrivo della Polizia. Un’ora e mezza dopo l’arrivo della Digos tre ragazzi escono per annunciare che si sarebbero arresi. Sono loro a parlare con gli agenti: due rappresentanti di istituto e un altro maggiorenne. Lasciano i documenti alla Polizia e invitato gli studenti, meno di duecento, ad abbandonare le aule.
Ma, a quanto raccontato dal rappresentante degli studenti a Dire, quando la scuola si era ormai svuotata gli agenti hanno fatto irruzione: “A quel punto, invece di lasciarci andare, come dovrebbe succedere in caso di sgombero, hanno costretto noi tre a rientrare per pulire”. I tre rientrano quindi nell’istituto sotto l’occhio degli agenti. “Non potevamo neanche chiedere l’aiuto degli altri occupanti. Siamo rimasti dentro solo noi tre a pulire mentre gli agenti ci insultavano e i professori filmavano quello che stava succedendo”. Per quasi un’ora i tre ragazzi risistemano le aule anche se dal sopralluogo non risultano danni.
“Ci dicevano ‘pulite schifosi’, ‘zitti e lavorate’ mentre la dirigente, il dsga e alcuni docenti ridevano e ci facevano foto e video”, racconta. “Non capiamo il perché di questo gesto, dato che eravamo già usciti dalla scuola e abbiamo occupato solo otto ore, di cui sette passate a parlare con i docenti e gli agenti di Polizia”. I tre ragazzi sono stati denunciati penalmente dalla dirigente scolastica, mentre il dsga ha minacciato di sporgere un’altra denuncia sostenendo che a causa loro tutti gli alunni avrebbero perso giorni di scuola. Ancora scossi i tre giovani non hanno ancora metabolizzato l’accaduto: “Non abbiamo parlato neanche con i nostri compagni. Adesso con calma gli diremo tutto, siamo ancora sconvolti”.
Cronaca
Prime dieci sospensioni effettuate
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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.
Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.
I DANNI
Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.
LA RIAPERTURA
In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.
Cronaca
Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda
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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.
LA SEQUENZA
La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.
SOTTO LA LENTE
Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.
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