Cronaca
ROMA Romanina Raid al bar: confermata l’aggravante mafiosa

ROMA Romanina Raid al bar. La Cassazione conferma per i quattro autori del raid al Roxy bar, avvenuto il primo aprile 2018 e culminato nell’aggressione a una donna disabile, l’aggravante di aver agito con il metodo mafioso.
Romanina Raid al bar: confermata l’aggravante mafiosa per gli appartenenti al clan Casamonica e Di Silvio. Ad avviso della Suprema Corte Alfredo, Vincenzo e Enrico Di Silvio, nonno dei primi due, con Antonio Casamonica si sono avvalsi “della forza di intimidazione promanante dall’associazione malavitosa imperante sul territorio, conosciuta come clan Casamonica, ben nota – non solo ai residenti – come organizzazione criminale dedita a diversificate attività illecite, stanziata nel quartiere Romanina e in grado di influenzarne le condizioni di vita”.
Con questo verdetto depositato oggi relativo all’udienza svoltasi lo scorso 22 ottobre sono stati respinti i ricorsi dei quattro indagati, ripresi in azione dalle telecamere di sorveglianza del bar, contro la custodia cautelare in carcere, misura convalidata anche dal tribunale del riesame capitolino il 22 maggio. In particolare, la sentenza 57122 ricorda che Alfredo Di Silvio (1996) e Antonio Casamonica (1992) colpirono reiteratamente la Rossi per punirla di aver reagito. Dopo alcuni minuti, Alfredo e Vincenzo Di Silvio (1990) colpirono Marian Roman, il gestore del ‘Roxy’, danneggiando il locale e gli arredi. Nei giorni successivi Alfredo Di Silvio e la madre Ivana Casamonica avevano tentato di parlare con Roman mentre era ricoverato in ospedale per le lesioni subite.
Enrico Di Silvio era tornato al bar offrendosi di risarcire i danni e al rifiuto del Roman gli disse “allora volete la guerra”. Il sette aprile, ancora intimidazioni, da parte di Vincenzo e Alfredo Di silvio a bordo delle loro macchine in sosta davanti al bar. Il 28 aprile, infine, la Roxana Roman aveva denunciato ulteriori analoghe minacce poste in essere da Vincenzo e Alfredo Di Silvio accompagnati anche dal padre Anacleto. Con rito abbreviato a ottobre sono stati condannati i tre Di Silvio (Alfredo 4 anni e 10 mesi, Vincenzo 4 anni e 8 mesi, Enrico 3 anni e 2 mesi), mentre Antonio Casamonica ha scelto il rito ordinario.
Cronaca
La scomparsa di Pratesi e il suo impegno per la natura

ROMA – La straordinaria vita di Fulco Pratesi, ambientalista e fondatore del WWF Italia, si è spenta ieri all’età di 90 anni dopo una breve degenza in un ospedale romano. Pratesi, che ha dedicato la sua vita alla natura, ha avuto un cambiamento radicale dopo un incontro con un orso in Turchia nei primi anni Sessanta, che lo ha spinto a rinunciare alla caccia. La sua eredità è testimoniata dai suoi quattro figli, tra cui Isabella, che continua il suo operato nel WWF.
Fondatore del WWF Italia
Pratesi è stato determinante per l’introduzione del World Wildlife Fund in Italia, collaborando direttamente con esponenti come il principe Filippo di Edimburgo. Insieme a Franco Tassi e Arturo Osio, ha creato il WWF Italia, che nel 1966 ha istituito la prima Oasi protetta italiana nel Padule di Bolgheri. L’anno successivo, ha contribuito all’acquisto del Lago di Burano, trasformando un antico terreno di caccia in un rifugio naturale. La sua passione per la natura ha ispirato una nuova generazione di ambientalisti, alcuni dei quali, come Francesco Petretti e Lele Coppola, hanno ottenuto riconoscimenti significativi nel campo.
Impatto sull’ecosistema italiano
Grazie all’impegno di Pratesi e del WWF, si sono ottenuti risultati notevoli nella conservazione della fauna italiana. La campagna “Operazione San Francesco” ha portato alla ricolonizzazione del lupo in Appennino e nelle Alpi, mentre negli anni ’80, la sua partecipazione a proteste ha preservato ecosistemi cruciali come la conca di Campo Pericoli. Inoltre, il salvataggio del cervo sardo ha garantito la sopravvivenza di una specie a rischio di estinzione. Pratesi ha esplorato i meravigliosi ambienti naturali del mondo, ma ha sempre mantenuto un legame profondo con la Maremma e la Tuscia laziale, dove la natura era al centro della sua vita e della sua opera artistica, visibile nei suoi acquarelli.
Cronaca
Roma, la lista dei truffatori esperti nelle “tre carte”

Gli ultimi eventi riguardanti le truffe ai turisti a Roma hanno visto i carabinieri di Roma Centro denunciare a piede libero due uomini e una donna venerdì pomeriggio. Gli agenti li hanno sorpresi ai Fori Imperiali mentre tentavano di raggirare una coppia di turisti francesi, pronti a scommettere 50 euro nel gioco delle “tre campanelle”, una variante delle “tre carte” resa celebre dal film “Totò, Peppino e i fuorilegge” del 1956. I tre, già con precedenti simili, hanno ricevuto un ordine di allontanamento di 48 ore e una sanzione amministrativa di 100 euro. Nelle loro tasche sono stati trovati 200 euro, provento dell’attività illecita. I loro nomi e volti sono stati aggiunti a un elenco di cinquanta profili di truffatori attivi negli ultimi sei mesi nei luoghi turistici più affollati della Capitale.
L’IDENTIKIT
L’identikit dei truffatori, secondo gli investigatori, corrisponde in gran parte a gang provenienti dall’Est europeo, in particolare da Moldavia e Romania. Questi gruppi itineranti sono già stati avvistati in azione in vari paesi europei, ma per la prima volta sono stati allertati in Italia. Le bande utilizzano spesso membri incensurati per ridurre al minimo il rischio di inconvenienti legali. Un tempo, il gioco delle tre carte era appannaggio di napoletani e romani, come dimostrato in diverse opere cinematografiche.
LE PREDE
La maggior parte delle vittime delle truffe sono giovani, in particolare diciottenni e ventenni, ignari del trucco. “Non conoscono il gioco, non l’hanno mai visto”, ha spiegato il maggiore Roberto Martina. Vengono ingannati da complici ben vestiti che si spacciano per normali turisti, rendendo il gioco credibile. Inoltre, anche i turisti americani, convinti di poter scommettere come a Las Vegas, cadono frequentemente nella trappola. Gli albergatori e gestori di b&b sono messi in guardia: occorre prestare attenzione ai “Totò e Peppino” provenienti dall’Est.
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