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Cultura

ROMA ANTICA Il culto di Giano

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ROMA ANTICA Il culto di Giano

ROMA ANTICA Giano è una delle più antiche divinità romane. Secondo la leggenda è il mitico sovrano dell’età dell’oro, portatore della civiltà e delle leggi fra i popoli primitivi del Lazio.

Come rivela il nome è protettore degli inizi e dei passaggi nelle attività umane e naturali. Nelle preghiere Giano era invocato per primo. A lui è dedicato il primo mese dell’anno. Le porte del suo tempio, nel Foro Romano, erano chiuse nei periodi di pace. Era collocato nell’antichissima e leggendaria età dell’oro, prima dell’arrivo di Saturno (il greco Crono). Anzi quest’ultimo fu ospitato proprio da Giano dopo essere sfuggito al figlio Giove (il greco Zeus). La sua dimora era il colle del Gianicolo, in latino ‘luogo abitato da Giano’.

DIO BIFRONTE

Da qui il dio, che secondo altre versioni era un antichissimo sovrano divinizzato dopo la morte, avrebbe regnato sui primitivi abitanti del Lazio insegnandogli le arti della navigazione e della coltivazione della terra, i costumi del vivere civile e il rispetto della legge. Era rappresentato come un busto con due volti che guardano in direzioni opposte: l’inizio e la fine, l’entrata e l’uscita, l’interno e l’esterno. Per i Romani la chiusura delle porte del Tempio di Giano aveva un valore simbolico. Iniziava una nuova età di pace. In altre occasioni Giano era invocato e celebrato per la semina e le attività agricole, per gli affari pubblici e i commerci privati.

La sua festa si celebrava a metà agosto, insieme a quella di Portuno, divinità protettrice dei porti, dunque dell’uscita e dell’ingresso marittimi e fluviali. Tutti gli incroci delle strade erano sacri a Giano e lì si offrivano sacrifici e tavolette votive. Il tempio più importante era quello nel Foro Romano, che la tradizione faceva risalire addirittura al re Numa Pompilio. In un rito in suo onore i giovani romani, in segno di purificazione e di passaggio alla maturità, dovevano passare sotto un trave fissato a bassa altezza fra due tempietti, sacri l’uno a Giano e l’altro a Giunone.

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