Cronaca
I Carabinieri di Piazza Dante arrestano quattro nord-africani

I Carabinieri di Piazza Dante arrestano quattro nord-africani
ROMA – La notte di capodanno, i Carabinieri della Compagnia Roma Piazza Dante, nell’ambito di un servizio di controllo del territorio, finalizzato alla prevenzione generale reati e di controllo del territorio, hanno passato a setaccio le vie del quartiere “San Lorenzo”. Il bilancio delle attività è di 4 persone arrestate, altre 4 denunciate e 2 segnalate al Questore per il cosiddetto “Daspo Urbano”.
I primi a finire in manette sono 3 cittadini nord-africani, due cittadini del Marocco di 35 e 27 anni e uno del Gambia, di 22. I tre durante i controlli sono risultati tutti ricercati, perché raggiunti da provvedimenti restrittivi emessi dal Tribunale di Roma. Nello specifico il 35enne e il 22enne sono risultati destinatari di un’ordinanza cautelare in carcere, per le reiterate inosservanze della pregressa misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di Roma. Invece al 27enne, i Carabinieri gli hanno notificato un’ordinanza di divieto di dimora nel comune di Roma, durante le ore notturne, e lo hanno sottoposto all’obbligo di firma in caserma.
In via degli Equi, un cittadino del Gambia di 22 anni è stato arrestato subito dopo aver venduto una dose di marijuana, ad un giovane acquirente, identificato e segnalato al Prefetto.
Altri 3 cittadini del Gambia di 23, 22 e 24 anni, sono stati denunciati in stato di libertà, perché trovati in possesso di alcune dosi di marijuana e di eroina.
Per altre due persone, uno cittadino del Gambia e un Algerino, sono stati proposti per il “daspo urbano” perché, già arrestati e condannati definitivamente per spaccio di droga, sorpresi a ridosso di esercizi commerciali insistenti nello stesso quartiere.
Durante il servizio i Carabinieri hanno identificato 68 persone.
Cronaca
Blitz della Guardia di Finanza. Sequestrati 50 kg di Cocaina

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno sequestrato, presso il porto di Civitavecchia, un carico di
cocaina occultato all’interno di un container refrigerato in arrivo dall’Ecuador.
Nel corso dei normali controlli svolti nell’area portuale, le “fiamme gialle” del Gruppo di Civitavecchia hanno notato un gruppo di persone a piedi che si aggiravano nei pressi della banchina. Dopo l’intimazione dell’alt, il gruppo si è dato alla fuga e, poco distante, i militari hanno rinvenuto tre borsoni contenenti 45 panetti di cocaina, per un peso complessivo di circa 50 chilogrammi. Secondo le stime, il carico avrebbe potuto fruttare sulle piazze di spaccio ricavi per circa 5 milioni di euro.
Il procedimento penale è attualmente in fase di indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, si applica la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inserisce nel più ampio quadro delle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al narcotraffico internazionale condotte dalla Guardia di Finanza all’interno degli spazi portuali, quale presidio permanente a tutela della sicurezza economica e della salute pubblica.
Cronaca
Bomba sotto casa del boss Demce: è guerra aperta nella Roma criminale!

Un ordigno artigianale è stato piazzato lo scorso 15 luglio sotto casa di Elvis Demce, boss albanese legato alla criminalità romana. L’intervento degli artificieri ha evitato l’esplosione, ma il messaggio è chiaro: un avvertimento pesante diretto a uno dei personaggi più discussi del sottobosco criminale capitolino.
Il giorno prima dell’attentato, un’inchiesta dei carabinieri aveva portato all’arresto di 14 persone, ricostruendo anche il ruolo di Demce in un sequestro organizzato tramite un gruppo di sudamericani. Gli stessi che, poco dopo, sarebbero stati coinvolti nella gambizzazione di Giancarlo Tei, ex alleato di Demce oggi latitante.
Le ipotesi investigative parlano di una possibile faida interna tra i reduci della “batteria di Ponte Milvio”, legata al defunto Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. Tanti anche i nemici esterni: da Giuseppe Molisso del clan Senese a Ermal Arapaj.
Demce, condannato in via definitiva a 15 anni, è detenuto ad Ascoli, dove è in cura per problemi psichiatrici certificati da 17 perizie. Ora la Direzione Distrettuale Antimafia vuole capire: è un nuovo capitolo della guerra criminale o qualcuno teme che il boss voglia collaborare?
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