Cultura
ROMA ANTICA Le origini di Roma
ROMA ANTICA Le origini di Roma. Nel Lazio si stanziarono i Latini. Costruirono villaggi su alture e praticarono l’agricoltura e l’allevamento. Solo nel 900 a.C. comparvero i primi artigiani e i primi mercanti. Il centro della federazione latina era Alba Longa. Nacquero villaggi lungo il Tevere, fiume attraversabile che divenne via obbligatoria di transito tra etruschi e greci meridionali.
Le origini di Roma. Tra i nuovi villaggi anche quello di Roma, percorso dalla via del sale. Secondo gli storici la prima forma di governo fu monarchica con la successione di sette sovrani con durata di 35 anni: Romolo, Numa Pompilio, Tullio Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Sul finire del VII secolo la situazione cambiò. A prevalere furono gli etruschi e ascese Tarquinio Prisco. Con gli etruschi si intensificò l’artigianato e il commercio e si ebbe un miglioramento del tenore di vita. Il passaggio a repubblica fu la conseguenza di un’insurrezione che cacciò gli etruschi e dell’indebolimento del potere del re e della presa al potere dell’aristocrazia.
La famiglia era di tipo patriarcale. Il pater familias poteva esercitare diritto di vita e di morte sui componenti della famiglia, gestiva l’amministrazione e praticava i doveri religiosi. In ogni casa c’era un piccolo spazio dedicato alla venerazione verso i Lari, i Penati e i Mani. Con i matrimoni le famiglie si univano formando delle gens che con il tempo acquistarono molto potere fino a difendere autonomamente i propri diritti e la propria difesa. I patres si riunivano per decisioni sullo stato nascente. Questo consiglio prese il nome di senato e si impose come classe dirigente. I patres che vantavano antiche tradizioni vennero chiamati patrizi. Questi avevano il potere di consigliare il re nelle scelte.
Il re aveva il dovere militare in caso di guerra, di amministrare la giustizia e funzioni religiose. Controllava l’applicazione delle leggi. Anche lui era soggetto alle leggi. I reati perseguibili erano il tradimento dello Stato e l’uccisione di un uomo libero. La società era divisa in tre tribù: Tities, Ramnes, Luceres. Ogni tribù comprendeva 10 curie. Ogni curia si riuniva in comizi curiati per dare il potere al nuovo re e per altre decisioni. Ognuna doveva fornire un contingente militare di 100 fanti e 10 cavalieri. L’esercito era quindi formato da 3000 fanti e 300 cavalieri. Sotto ai patrizi c’era la gente più debole: la plebe.
Il governo era nelle mani di un gruppo ristretto di persone. Gli esclusi non avevano diritti e non riuscivano a farli valere. Conseguentemente si formò la clientela. Un patrono prendeva sotto il suo potere un individuo, detto cliente, che accettava alcuni obblighi. Questo legame era vantaggioso per entrambi ed era la conseguenza dell’assenza di un sistema in grado di difendere ogni singolo soggetto della comunità. Con l’abbandono della monarchia si passò a una repubblica aristocratica in cui le cariche vennero esercitate collegialmente e per una durata limitata nel tempo.
Al vertice vi erano due consoli che controllavano il rispetto delle leggi e comandavano l’esercito in guerra. C’erano poi i pretori con potere giudiziario, i questori con funzioni amministrative e finanziarie, gli edili che vigilavano l’ordine pubblico. Venne istituita poi anche la censura composta da censori eletti ogni 5 anni che restavano in carica solo 18 mesi e avevano scopi fiscali e militari. In caso di pericolo era prevista una dittatura in cui venivano attribuiti pieni poteri al dittatore che rimaneva in carica sei mesi. Il senato mantenne una posizione centrale, infatti aveva un potere continuo e ampio. Conduceva la politica estera che poteva arrivare a influenzare le decisioni sulle strategia di guerra. Conduceva anche trattative diplomatiche e trattative di pace.
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