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Al Lucha Y Siesta assemblea pubblica per la Casa delle Donne
Al Lucha Y Siesta assemblea pubblica
La notizia della vendita del locale da parte di Atac, ha scaturito nelle attiviste della Casa un incontro per cercare di fermare questa vendita del locale. Il Lucha y Siesta è la Casa delle Donne a Roma, ripulito e sistemato undici anni fa per le donne del quartiere tuscolano. Ora che il locale però è in vendita, hanno deciso di organizzare una resistenza che si terrà mercoledì 20 febbraio alle ore 18 in via Lucio Sestio 10
Ecco le parole su Facebook:
“Dare una forte risposta collettiva contro questa guerra che non si esaurisce con gli sgomberi fisici, i debiti o le multe amministrative, ma che comprende anche l’attuale sclerosi razzista, sessista, securitaria e transomofobica. Le prossime occasioni di incontro #luchaysiestanonsivende sono parte integrante del percorso verso l’8 marzo”. Questo è un momento di apertura verso l’intera città di “una realtà caleidoscopica, tra centro antiviolenza, casa rifugio, casa di semi autonomia e luogo di elaborazione politica femminista. Il cui valore non e’ quantificabile e per questo deve essere difesa. Abbiamo chiaro che l’attacco ai nostri luoghi e’ fisico e simbolico”.
“Sappiamo benissimo che chi ci governa non tollera chi si oppone alle forze autoritarie e reazionarie. Abbiamo ragionato ampiamente anche sui tentativi di indebolire i percorsi di autonomia delle donne, la chiusura dei Cav (Centri antiviolenza, ndr), le concessioni a mezza bocca o non rinnovate in tempi idonei per una progettualita’ di lungo periodo; il tentativo di trasformarci in meri servizi, i bandi che precarizzano le operatrici e i percorsi di fuoriuscita delle donne. Rinunciare a quei luoghi che contribuiscono ad alimentare l’autonomia e la solidarietà tra donne che sono la risposta alla violenza patriarcale”
Continuano sullo sciopero:
“Non e’ solo uno strumento di cui tutto il movimento femminista mondiale si e’ dotato per bloccare la produzione e la riproduzione ma e’ anche un modo per fare spazio alle scelte e all’autodeterminazione delle donne e per aprire nuovi spazi di libertà, confronto e conflitto. Vogliamo trovare pratiche di resistenza comuni che attraversino e vadano oltre il prossimo sciopero globale delle donne. Non per difenderci da questo riflusso patriarcale ma per aggredirlo come sempre, rivoluzionando l’esistente”.