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ROMA Rogo Tmb Salario: accertamenti su propagazione fiamme

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ROMA Rogo Tmb Salario: accertamenti su propagazione fiamme

ROMA Rogo Tmb Salario. La Procura ha disposto nuovi accertamenti tecnici per l’indagine sul rogo che ha interessato l’area del Tmb Salario l’11 dicembre scorso.

Rogo Tmb Salario: i magistrati hanno affidato una consulenza in modo da verificare la velocità di propagazione delle fiamme. Obiettivo di chi indaga è accertare la natura dell’incendio. Al momento il fascicolo resta a carico di ignoti e si procede per il reato di disastro colposo. Negli ultimi giorni i vigili del fuoco hanno depositato i risultati dell’attività svolta nelle settimane scorse da cui emerge che non sono stati trovati inneschi all’interno dell’area. I magistrati restano in attesa della consulenza per far luce sui motivi del mancato funzionamento del sistema di videosorveglianza che risultava fuori uso dal 7 dicembre.

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Aiutato a disfarsi del corpo di Ilaria Sula: la traccia del cellulare della vittima rivela tutto

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Aiutato a disfarsi del corpo di Ilaria Sula: la traccia del cellulare della vittima rivela tutto

TWEET INTRO: Nuovo colpo di scena nel caso Ilaria Sula: la mamma di Mark Samson e due amici sospettati di aver coperto l’omicidio. Celle telefoniche e depistaggi al centro delle indagini. #IlariaSula #MarkSamson #Omicidio #Giustizia

Non solo Nors Marlapz, la mamma di Mark Samson: anche due amici del 23enne potrebbero averlo aiutato nelle fasi successive al delitto di Ilaria Sula. E se la donna lunedì ha ammesso di avere contribuito a cancellare le tracce di sangue dall apartamento dopo l omicidio ed è indagata per il concorso nell occultamento di cadavere, i sospetti della procura di Roma sui due ragazzi riguardano invece l ipotesi che possano avere contribuito all eliminazione del corpo. O comunque che sapessero del delitto e abbiano protetto Mark, una circostanza che potrebbe configurare l ipotesi di favoreggiamento, dalla quale, in base al codice, sono esclusi invece i parenti stretti degli indagati. Commento: Ecco come gli amici diventano complici, la lealtà tra giovani è più forte della legge?

A suscitare dubbi sono in primo luogo le celle telefoniche agganciate dal cellulare della vittima dopo la sua morte, quando Mark ha continuato a mandare messaggi per depistare parenti e amici. Celle compatibili con la residenza dei due sospettati che sono già stati sentiti dagli inquirenti e hanno negato ogni addebito. Ma sono anche le difficoltà incontrate da Mark nell indicare agli agenti il luogo esatto nel quale aveva gettato il corpo della vittima a destare perplessità. Infine c è l ipotesi del depistaggio. Scrive il gip nell ordinanza: «Esiste anche il concreto ed attuale pericolo che Samson, se non adeguatamente presidiato sotto il profilo cautelare, possa condizionare l acquisizione e la genuinità della prova: il telefono della ragazza non è stato ancora rinvenuto e la dinamica dell occultamento del cadavere della povera Ilaria non risulta del tutto chiara, anche per il ruolo assunto dai genitori o da terze persone». E il giudice aggiunge: «In sede di interrogatorio egli pur ammettendo di avere inviato una serie di messaggi alle amiche e al padre di Ilaria, Samson inspiegabilmente si rifiutava di rispondere circa la paternità del messaggio pubblicato dal profilo di Ilaria su Instagram il 31 marzo 2025». L ultimo tentativo di depistare: «Sto bene. Grazie a tutti». Gli accertamenti sono in corso. Commento: Quando la tecnologia diventa complice degli assassini, le bugie diventano sempre più difficili da sbrogliare.

Ad alimentare i dubbi degli inquirenti sono, ancora una volta, le celle telefoniche: quelle agganciate dal cellulare di Ilaria dopo la sua morte avevano portato gli inquirenti a sospettare di Mark, difeso dagli avvocati Fabrizio Gallo e Alessandro Pillitu e in carcere con l accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. E quelle del cellulare di sua madre avevano confermato la presenza in casa della donna al momento del delitto.

LE CELLE

L utenza di Ilaria non genera traffico a partire dalla sera del 25 marzo, quando la ragazza va in casa dell ex fidanzato e scompare. L indomani, quando sarebbe stata uccisa (l aggiunto Giuseppe Cascini e il pm Maria Perna sospettano che l omicidio sia avvenuto la sera stessa) alle 10.19 si riaccende. Alle 14.36 aggancia la cella di via Torricella a Monte Porzio Catone, a circa 30 chilometri da casa di Mark, alle 17.26 è a 15 chilometri, al cimitero di Zagarolo. Quindi rientra a Roma. Intanto l auto di Mark Samson viene registrata da un autovelox alle 18.18 in via Palestrina, in un luogo compatibile con quello in cui viene ritrovato il corpo in direzione Roma, e nella stessa zona alle successive 18.35. Il cellulare di Ilaria – scrive il gip – dopo essere rientrato nella zona di Roma continua a generare traffico fino alle ore 00.40 dell 1 aprile 2024, impegnando alternativamente la cella di Via Tripoli 2 (corrispondente all abitazione di Mark) e le celle di San Giovanni Tuscolano. «A tal proposito – si legge nell ordinanza – sono emersi diversi controlli di polizia di Samson in compagnia dei due amici ora finiti all attenzione degli inquirenti», la cui residenza, si sottolinea nell ordinanza, è compatibile con l area in cui si trovava il telefono di Ilaria. L ultimo è il primo aprile alle 3.05. Il sospetto degli uomini della mobile è che gli amici abbiano aiutato il ragazzo a liberarsi del corpo. Circostanza, che emerge anche dal fatto che lo stesso Mark ha incontrato non poche difficoltà a individuare il posto in cui si trovava il corpo.

LE DIFFICOLTÀ

È il 2 aprile quando Mark viene portato al commissariato San Lorenzo per essere sentito di nuovo. Ripete di non sapere nulla di Ilaria, ma quando gli agenti gli contestano che il cellulare della ragazza ha agganciato la cella della zona in cui lui vive, crolla. «Vi porto dove si trova», dice agli agenti senza spiegare cosa sia accaduto a Ilaria. L ordinanza riporta l annotazione della polizia: «Samson dava indicazioni sulla strada da percorrere, portando in direzione della direttrice che conduceva nel territorio di Capranica Prenestina Monte Guadagnolo. Durante il tragitto mostrava indecisione e difficoltà nel ritrovare la strada giusta fino riuscire a condurli in corrispondenza di una piazzuola». È nel dirupo sul quale si affaccia quello slargo che, dal 26 marzo, si trova il corpo di Ilaria. Avvolto nei sacchi della spazzatura e infilato dentro una valigia. Ed è in auto con gli agenti del commissariato che Mark comincia il suo racconto dell orrore. Quello che poi davanti al pm non sarà in grado di ripetere.

Le indagini proseguono, con la Polizia Postale che sta esaminando le chat dei giovani coinvolti, noti per il loro odio verso le donne, alla ricerca di ulteriori insulti alle vittime.

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Marco Mouly, arrestato il genio della truffa: sua la frode del secolo sulla carbon tax, un disastro per il contribuente.

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Marco Mouly, arrestato il genio della truffa: sua la frode del secolo sulla carbon tax, un disastro per il contribuente.

Marco Mouly, il noto "re delle truffe" protagonista della serie Netflix The Kings of Scams, è stato arrestato a Roma dopo mesi di latitanza. Scopri come è finita la sua fuga con un mandato di arresto internazionale. #MarcoMouly #ReDelleTruffe #Interpol

Specializzato in frodi, raggiri e coinvolto in diversi casi giudiziari legati alla criminalità organizzata franco-israeliana, Marco Mouly, l’imprenditore noto alle cronache giudiziarie e conosciuto grazie alla fortunata serie di Netflix come The Kings of Scams, il “re delle truffe”, è stato arrestato a Roma. Gli agenti della polizia di frontiera dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino lo hanno intercettato appena sceso da un volo proveniente da Israele. Condannato dal tribunale francese a tre anni per frode e insolvenza fraudolenta, è ora detenuto nel carcere di Civitavecchia in attesa di estradizione.

IN CELLA

«Sono una persona famosa, un vip: avete una cella singola per me?», si è presentato così il re delle truffe agli agenti di polizia dello scalo romano. Durante la perquisizione, nascosto dentro una scarpa, gli agenti hanno trovato anche un secondo passaporto falso. Secondo gli investigatori, Mouly era pronto per lasciare l’Italia nel giro di poche ore. La Capitale sarebbe stata dunque solo un’altra tappa nel suo piano per far perdere le proprie tracce. Una fuga annunciata negli scorsi mesi.

Raggiunto da un mandato di arresto e da una nota rossa dell’Interpol da novembre, Mouly aveva giustificato la sua fuga denunciando il sistema giudiziario. «Il procuratore finanziario ha rovinato il caso. Sono stato condannato a tre anni, mentre altri avrebbero ricevuto otto mesi sospesi», aveva dichiarato al quotidiano francese Le Parisien lo scorso gennaio, mentre postava selfie a Tel Aviv. Già condannato nel 2016 a otto anni di carcere (e un milione di euro di multa) nel caso IVA sui diritti di inquinamento, lo scorso settembre era arrivata a Parigi una nuova sentenza con il divieto permanente di gestire un’azienda. L’imprenditore era diventato noto per il suo coinvolgimento nella vicenda della “carbon tax”, organizzando la propria insolvenza per evitare di pagare pesanti multe. Come avevano accertato i giudici francesi, nel 2010 “Marco lByType” si era appropriato di centinaia di milioni di euro dal governo francese, denaro guadagnato con le frodi carosello tramite l’EU Emissions Trading Scheme. Nello specifico, una frode da 283 milioni di euro grazie a un sistema ben rodato: Mouly e i suoi compari acquistavano quote di carbonio da aziende inquinanti a un prezzo esentasse per società fittizie con sede all’estero, per poi rivenderle in Francia aggiungendo l’IVA ma senza versarla al fisco. Considerando la sua condanna troppo dura, il truffatore, uno dei tanti dietro quello che è stato considerato come il “crimine del secolo” della Francia, era già riuscito a fuggire dal paese senza passaporto, trascorrendo le sue prime settimane in fuga come vacanziere milionario in giro per l’Europa, con l’intenzione di chiedere asilo in Israele: Mouly aveva trascorso i successivi cinque mesi in 14 paesi diversi, finché non era stato arrestato dall’Interpol a Ginevra.

Il re delle truffe, aveva iniziato la sua carriera negli anni ‘80 a Parigi nel mondo della pubblicità. Già negli anni ‘90 Mouly era comparso in diversi casi, tra cui uno per furto e sei per frode. E condannato per la prima volta nel 1993 a 13 mesi di carcere con sospensione della pena. Quindi l’ascesa: nei primi anni del 2000, entra nell’affare della frode dell’IVA, acquistando e rivendendo apparecchiature telefoniche o informatiche. Infine il coinvolgimento nella “carbon tax” che gli aveva fruttato milioni di euro.

Commento: E così il signor Mouly pensava di poter sfuggire alla giustizia come se fosse una star di Hollywood in fuga. Ma a quanto pare, nemmeno un vip del crimine può evitare una cella a Civitavecchia. Chissà se avrà finalmente imparato la lezione o se preparerà la prossima grande evasione.

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