Cronaca
ROMA 5 condanne per il tentato riciclaggio del tesoro di Ciancimino

ROMA 5 condanne per il tentato riciclaggio del tesoro di Ciancimino.
ROMA 5 condanne per il tentato riciclaggio del tesoro di Ciancimino. I provvedimenti sono stati emessi nei confronti di altrettante persone, accusate di aver tentato di riciclare parte della fortuna riconducibile all’ex sindaco mafioso di Palermo. Un’accusa che è costata loro, da parte della nona sezione del tribunale di Roma una sentenza di condanna. I protagonisti sono: Sergio Pileri, imprenditore originario di Rieti e residente in Romania, e l’ingegnere pistoiese Romano Tronci. A loro sono stati comminati cinque anni di reclusione e 3.600 euro di multa ciascuno. L’imprenditore romeno Victor Dombrovschi e l’imprenditore, originario di Termoli residente in Montenegro, Raffaele Pietro Valente hanno invece ricevuto 4 anni e mezzo di reclusione e 3000 euro di multa. 3 anni e mezzo di reclusione e 2.000 euro di multa infine per l’imprenditore Nunzio Rizzi.
Il processo è il culmine di una maxi operazione avviata nel 2001 dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila, in collaborazione con i colleghi rumeni e anche di Eurojusted Interpol. In particolare, indagando sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione post sisma del 2009, gli uomini del Noe di Pescara individuarono alcuni imprenditori avvicinati per effettuare investimenti in Romania. Dai successivi sviluppi, si scopri l’avvio di una complessa compravendita della società di diritto rumeno Ecorec. Gestore della discarica di Glina (la più grande d’Europa in attività), fu ceduta per 60 milioni di euro (cifra sottostimata) a una holding lussemburghese, per evitare eventuali confische da parte dell’autorità giudiziaria italiana. Ricercando capitali riferibili a Cosa Nostra, quest’ultima aveva infatti rinvenuto tracce del reimpiego di una parte consistente del famoso ‘tesoro’ in Romania, investiti nel settore dei rifiuti. In seguito, il fascicolo processuale fu trasferito per competenza a Roma.
Cronaca
Wakeman presenta un concerto solista al pianoforte degli Yes

Un’ultima notte da solo al pianoforte, come ha fatto per una vita. Poi basta. Rick Wakeman, storico tastierista britannico già membro degli Yes del periodo d’oro, gli anni Settanta, dice addio a questo tipo di concerti.
Il saluto di un’icona della musica
Wakeman ha comunicato la conclusione della sua carriera dedicata a concerti solisti, dopo aver deliziato i fan con le sue esibizioni per anni. I suoi concerti hanno sempre rappresentato una fusione di virtuosismo e passione, rendendoli un’esperienza unica per il pubblico.
Un legame con il passato
Noto per il suo lavoro con gli Yes, Wakeman ha segnato un’era della musica rock progressive. Ora, con il suo ritiro dai concerti al pianoforte, si chiude un capitolo che ha incantato generazioni di ascoltatori.
Il futuro della musica per Wakeman
La decisione di Rick Wakeman segna un cambio significativo nella sua carriera. Sebbene chiuda questa porta, il suo contributo alla musica rimarrà impresso nella storia. Il tastierista promette di continuare a essere presente nel panorama musicale, ma con modalità diverse.
Cronaca
Truffa dei permessi di soggiorno per madri straniere

Un papà italiano per garantire alle neomamme straniere il permesso di soggiorno: è questo il meccanismo rivelato da un’indagine condotta dal commissariato Viminale. Tre donne sudamericane avevano coinvolto due senza tetto e un pregiudicato nel ruolo di padri improvvisati per i loro figli, presentandosi negli uffici anagrafici degli ospedali per dichiarare la paternità. Gli investigatori hanno scoperto una rete di sfruttamento che traeva vantaggio dalla vulnerabilità degli uomini coinvolti, offrendo in cambio denaro, pasti e sigarette.
LA BANDA
Il principale artefice del raggiro è Simeone Halilovic, 53 anni, soprannominato Kojak, che si occupava di reclutare i falsi padri e definire i compensi. Al suo fianco operavano Daniele Amendolara, 35 anni, e Settimio Possenti, 55 anni, entrambi con precedenti penali. A supportare l’inchiesta c’è anche un clochard, testimone chiave che, dopo aver subito minacce, ha fornito testimonianze cruciali. Halilovic aveva convinto il clochard a dichiararsi padre di un bambino, mentre la madre, una cittadina venezuelana di 33 anni, lavorava come escort.
IL DNA
Le indagini hanno portato alla raccolta di prove biologiche grazie alla collaborazione del clochard, che temeva per la propria vita. Halilovic, dopo aver appreso della sua collaborazione con gli inquirenti, ha tentato di rintracciarlo, dichiarando: «Se lo trovo lo taglio». Gli agenti hanno scoperto che le madri erano in realtà conviventi con i veri padri dei bambini, portando alla luce un complicato sistema di false dichiarazioni. I test del DNA hanno confermato la verità riguardante le paternità, e per Halilovic e i suoi complici sono scattate misure restrittive, mentre le tre donne sono state poste agli arresti domiciliari. Il clochard, che ha assistito le forze dell’ordine, non è stato colpito da misure cautelari.
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