Cronaca
ROMA Lieto fine per la vicenda del parto nell’aeroporto di Fiumicino

ROMA Lieto fine per la vicenda del parto nell’aeroporto di Fiumicino.
ROMA Lieto fine per la vicenda del parto nell’aeroporto di Fiumicino. Lo scorso 22 gennaio, poco prima dell’imbarco, la passeggera Cristina V., 38enne brasiliana, aveva dato alla luce un bel maschietto, Adrian Leonardo. Ebbene, questa mattina mamma e bimbo hanno potuto finalmente lasciare l’Italia: poco dopo le 10.30, sono infatti saliti su un volo di linea Alitalia, diretti a San Paolo del Brasile. Ad assisterli, prima dell’imbarco, il personale di Aeroporti di Roma, Alitalia e dalla Polaria. Presente per un saluto anche il Console aggiunto brasiliano in Italia, Carlos Suzuki. Due giorni dopo il parto, il bimbo era stato registrato all’anagrafe del Comune di Fiumicino.
La donna ha potuto così riprendere, con un fiocco azzurro (e tricolore), il viaggio verso casa che aveva dovuto interrompere per le improvvise doglie avvertite nei pressi del Gate d’imbarco C8 di Fiumicino (dove era arrivata da Madrid). Allora la donna fu subito assistita dall’equipe medica e infermieristica del pronto soccorso di Aeroporti di Roma, guidata dalla dottoressa Ionna Galanou. Proprio quest’ultima l’ha aiutata a partorire e poi trasferita in ambulanza all’ospedale G.B.Grassi di Ostia, dove è rimasta ricoverata fino alla scorsa notte. Le aerostazioni del Leonardo da Vinci hanno così potuto assistere per la prima volta ad un parto naturale. La donna e il piccolo Adrian Leonardo sono stati assisiti, a cura della societa’ di gestione Aeroporti di Roma, anche nei giorni seguenti al parto.
“Un lieto evento, andato per il meglio, che ci ha reso felici – ha detto il Console Suzuki – da subito abbiamo assistito la neomamma, anche fornendo tutto il necessario per il neonato e per le pratiche dei documenti brasiliani. Ringrazio Adr, Alitalia, la polizia, i sanitari ed il comune di Fiumicino per la stretta collaborazione fornita“. Da parte sua Adr ha espresso “i ringraziamenti alla Polaria dell’aeroporto di Fiumicino, che ha provveduto a fornire la necessaria sicurezza durante le fasi del parto per poi scortare l’ambulanza con a bordo la donna ed il neonato“.
Cronaca
Il metodo del pusher per ricevere gli ordini delle dosi

Aveva trasformato una piazza di spaccio reale trasferendola sui social e, quindi, rischiando molto meno, agiva con le varie messaggistiche istantanee attraverso le quali riceveva le ordinazioni. Ad inventarsi l’ingegnoso sistema è stato un albanese di 35 anni che, sebbene avesse l’assegno di disoccupazione, ha centuplicato i guadagni diventando spacciatore su Internet. Lo straniero aveva assoldato vari corrieri romani che avevano l’obbligo di portare la droga a domicilio dell’acquirente per lo più alla Garbatella.
Droga social, la storia
“Una pizza bianca” voleva dire una dose di cocaina. Infatti, andando sulle sue messaggerie ci si imbatteva in una sorta di menù culinario dove i pasti indicavano i vari tipi di stupefacente. “Una capricciosa” significava una dose di crack. Sono stati gli agenti del commissariato Colombo ad investigare, inizialmente trovando dei problemi a fare luce sul caso proprio per l’accortezza dell’albanese che appena avuta l’ordinazione sui social la faceva sparire in pochi secondi. L’anello debole è stato il rapporto dell’albanese con i suoi corrieri. Gli agenti si sono messi a pedinare il sospettato diverse ore al giorno. Così è capitato che l’uomo si è fermato davanti a un supermercato e ha fatto salire quello che poi si è rivelato essere uno dei suoi corrieri. I due hanno discusso e poi gli agenti hanno notato una busta di plastica passare dalle mani dell’albanese a quelle del corriere che gli ha dato dei soldi. Sono subito intervenuti: nella busta c’erano un centinaio di dosi già pronte per essere spacciate fra cocaina e crack.
Il capo ha cercato di riprendere la busta e nasconderla nel giaccone ma ormai i poliziotti si erano accorti dello scambio. Ecco che per i due sono scattate le manette con l’accusa di spaccio di droga. Ma lo spessore del giro di droga gli investigatori l’hanno avuto una volta scoperta la base operativa che si trovava in via Agugliano a Corcolle. I poliziotti hanno dovuto sfondare la porta perché l’albanese ha detto di non avere le chiavi. Una volta all’interno sono state trovate tracce evidenti dello spaccio: parecchi bilancini di precisione, 600 grammi fra cocaina e crack. Non solo, sono stati sequestrati contanti per un valore di 40.000 euro nascosti in alcune bustine per il sottovuoto. Gli agenti hanno individuato il computer usato dall’albanese per avere le ordinazioni della droga ed alcuni messaggi non erano stati cancellati, quindi, sono la prova del sistema usato dall’arrestato. È stato trovato anche un quaderno che potrebbe essere molto utile per ampliare l’inchiesta. Ci sono annotati nominativi e quantitativi di droga. Gli investigatori useranno proprio il quaderno per individuare complici fra fornitori e corrieri. Quindi, l’indagine sarebbe solo all’inizio; una volta arrestato il capo, bisognerà risalire a quelle persone che si sono prestate al suo disegno criminale.
Cronaca
Dipendente Atac assolto per la morte di un uomo investito dalla metro A a Roma

Si è concluso con un’assoluzione “per non aver commesso il fatto” il processo che vedeva imputato Gabriele Silvestri, dipendente Atac e operatore di Stazione alla metro Giulio Agricola, accusato di omicidio colposo per la morte di Armando Zoffranieri, 50enne deceduto dopo essere stato travolto da un convoglio della metrò. L’accusa sosteneva che Silvestri non avesse prestato attenzione ai monitor, causando così la morte della vittima. Tuttavia, il processo ha rivelato che l’imputato non era obbligato contrattualmente a controllare i monitor e che il breve intervallo di tempo tra la caduta di Zoffranieri e l’arrivo del treno non avrebbe consentito di evitare l’impatto.
LA DINAMICA
Il tragico evento si è verificato il 20 ottobre 2021, quando Zoffranieri, dopo aver accusato un malore, è caduto sui binari mentre cercava di risalire. Due passanti hanno tentato di attirare l’attenzione per chiedere aiuto, ma nessuno è intervenuto in tempo. Il convoglio, pur procedendo a bassa velocità all’interno della stazione, ha travolto Zoffranieri, che è deceduto a causa delle gravissime lesioni riportate. Le telecamere della stazione hanno documentato la scena, evidenziando l’incapacità del macchinista di fermare il treno in modo tempestivo.
L’ACCUSA
L’accusa sosteneva che Zoffranieri fosse rimasto sui binari “per uno spazio temporale sufficientemente ampio da consentire l’adozione” di misure preventative. Tuttavia, la difesa, assistita dall’avvocato Vittorio Attolino, ha dimostrato che Silvestri non aveva obblighi contrattuali a controllare i monitor e che in quel momento si trovava solo nella sua postazione, impegnato anche con altre mansioni. Inoltre, non è stato provato che un suo intervento tempestivo avrebbe potuto evitare l’incidente, vista la rapidità con cui si è verificato. Il pm Rosalia Affinito ha quindi chiesto l’assoluzione, richiesta confermata dal giudice.
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