Cultura
ROMA ANTICA I Terminalia
ROMA ANTICA Il 23 febbraio si celebrava Terminalia, festa in onore del dio Termine, garante e custode dei confini delle proprietà. Quindi anche dell’inviolabilità del territorio romano.
Secondo la tradizione romana fu Numa Pompilio a istituire la festa Terminalia. Il secondo re di Roma che, dopo aver stabilito i confini tra i poderi, li sacralizzò dedicandoli a Jupiter Terminalis. La rappresentazione scultorea del dio era una pietra o un cippo conficcato nel suolo per dividere diverse proprietà. In occasione della festività i due proprietari dei due terreni adiacenti incoronavano la statua con ghirlande. Inoltre innalzavano un altare grezzo sul quale offrivano grano, miele e vino, e sacrificavano un agnello o un lattonzolo (cucciolo del maiale). La cerimonia si concludeva con il canto delle preghiere al dio.
La festa pubblica veniva celebrata presso la pietra miliare del VI miglio sulla via Laurentina. Senza dubbio per il fatto che questo fosse il limite originario del territorio di Roma in quella direzione. Il 23 febbraio era anche l’ultimo giorno dell’antico anno romano, motivo del nome della festività. Infatti, febbraio era l’ultimo mese dell’anno. Quando fu aggiunto il mese intercalare di Mercedonius, gli ultimi cinque giorni di febbraio furono aggiunti al mese intercalare, rendendo il 23 febbraio l’ultimo giorno dell’anno.
Il Terminus centrale di Roma (da dove tutte le strade partivano) era l’antico tesoro del dio sul Campidoglio. Il tempio di Giove, re degli dei, doveva essere costruito attorno ad esso (con un foro nel soffitto in quanto Termine richiedeva sacrifici all’aria aperta) dall’ultimo re della città, Tarquinio il Superbo, che in quel sito aveva chiuso altri tesori per far spazio a questo progetto ambizioso. Ma gli auguri lessero nel volo degli uccelli che il dio Termine rifiutò di essere spostato, cosa che fu considerata come segno di stabilità per la città.