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ROMA ANTICA Il culto di Apollo

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ROMA ANTICA Il culto di Apollo

ROMA ANTICA Apollo è una divinità della religione greca. Dio del Sole (di cui traina il carro), di tutte le arti, della musica, della profezia, della poesia, delle arti mediche, delle pestilenze e della scienza che illumina l’intelletto. Il suo simbolo principale è il Sole o la lira. In seguito venne venerato anche nella religione romana.

In quanto dio della poesia Apollo è il capo delle Muse. Viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere con la sua arma terribili pestilenze ai popoli che lo osteggiavano. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi viene anche venerato come Dio oracolare. Capace di svelare, tramite la sacerdotessa detta Pizia, il futuro agli esseri umani. Anche per questo era adorato come uno degli dei più importanti del Dodekatheon. A differenza di altri dei Apollo non aveva un equivalente romano diretto. Il suo culto venne importato a Roma dal mondo greco ma fu mediato anche dalla presenza nei pantheon etrusco di un dio analogo, Apulu.

Ciò avvenne in tempi piuttosto antichi nella storia romana. Fonti tradizionali rivelano che il culto era presente già in epoca regia. Nel 431 a.C. in occasione di una pestilenza che afflisse la città ad Apollo venne intitolato un tempio in una località dove già sorgeva un sacello o un’area sacra di nome Apollinar. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del Dio. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall’imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell’atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio.

APOLLO – ELIO

Tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli dei romani più influenti. Dopo la battaglia di Azio l’imperatore fece rinnovare e ingrandire l’antico tempio di Apollo Sosiano. Istituì dei giochi quinquennali in suo onore e finanziò la costruzione del tempio di Apollo Palatino sull’omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri Sibillini. In onore del Dio e per compiacere il suo imperatore il poeta Orazio compose inoltre il carmen saeculare. In epoca imperale si arrivò all’identificazione tra Apollo-Elio e l’imperatore stesso. La testimonianza più notevole era il celebre colosso di Nerone che poi diede il nome al vicino anfiteatro Flavio o Colosseo.

In epoca tarda il culto di Apollo tornò a separarsi da quello di Elio o Sole, che divenne un culto sincretistico: il Sol Invictus, compagno dell’imperatore, che regnava sul cielo, così come l’altro regnava in terra. In epoca tarda il culto è ancora vivo fino ai primi anni di regno di Costantino I, che, prima della sua conversione al cristianesimo, si faceva raffigurare nelle statue onorarie come il Sole. Gli stessi cristiani d’occidente utilizzarono l’iconografia di Apollo-Sole per le prime raffigurazioni di Cristo, che era raffigurato come un tipo apollineo, giovane, imberbe, con un nimbo di luce sul capo.

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