Cultura
ROMA ANTICA Il culto di Caelestis
ROMA ANTICA La Caelestis dei Romani deriva dalla Tanit punica. Veniva venerata a Cartagine e derivava a sua volta dall’Astarte fenicia. Questo benché alla sua formazione abbiano contribuito divinità siriache come le ‘dee dei leoni’, Atargatis e la dea egiziana Iside-Ḥatḥor.
Tanit in Africa fu venerata come dea della natura con carattere lunare e siderale, insieme a Ba‛al. Del culto di Tanit abbiamo tracce a Malta, Pantelleria, Sardegna e Sicilia. Con l’Impero Romano il culto di Tanit continua e si estende sotto il nome di Caelestis. Più tardi venne identificata con Bona Dea, Cibele, Diana, Giunone e Venere Urania. Il suo culto si diffonde oltre che in Africa, in Italia e nella stessa Roma, nella Spagna e nella Britannia, sulle rive del Reno e nella Dacia. Si discute se l’introduzione del culto si possa far risalire alla metà del II sec. a.C. dopo la seconda guerra punica oppure, secondo altri studiosi, all’età di Settimio Severo.
Ma già nel I sec. si hanno notizie del culto in un santuario sulle pendici del Campidoglio. Caelestis venne raffigurata sulle monete di Caracalla, Marco Aurelio e Settimio Severo. Le raffigurazioni della dea possono raggrupparsi in quattro tipi da attribuire a una diversa forma di sincretismo con altre divinità. I quattro tipi sono: tipo quale Giunone o Venere, tipo cavalcante il leone quale Cibele o Atargatis, tipo seduta in trono quale Giunone o Venere, tipo thorax soprattutto quale Artemide lunare. I tipi più popolari e più sicuramente identificabili sono quelli come Artemide-Luna e quello come Cibele sul leone.