Cultura
ROMA ANTICA Il culto di Cupra
ROMA ANTICA Cupra (Cubrar in umbro), Ikiperu (piceno), Kypra o Supra, è una divinità italica presso gli antichi umbri e i piceni, una delle grandi madri. È dea delle acque e della fecondità identificabile con la Uni degli etruschi o Astarte.
Probabilmente derivato da cup cioè ‘desiderio’, da cui anche Cupido. L’epiteto ‘Cupra’ risale all’antichità paleoumbra e sarebbe stato a designare una divinità regale. Il mondo romano identificava Cupra con Bona Dea. Il Tempio della DEAE CUPRAE, massima divinità della civiltà Picena nel periodo neoeneolitico, si trovava sulla sponda sinistra del fiume Tesino, nel territorio di Cvprae Fanvm, oggi Grottammare. Nel 127 d.C. fu restaurato per volontà dell’Imperatore Adriano. Una lapide del periodo romano, sita nell’odierna chiesa di San Martino, ne testifica il restauro. Con l’avvento dei Benedettini sui ruderi del tempio venne edificata la chiesa di San Martino. Ruderi comunque ancora oggi visibili antistante la chiesa, i resti in opus caementicium.
Altri edifici e oggetti dedicati al suo culto rinvenuti presso la città scomparsa di Plestia, a Cupra Marittima e Cupra Montana (che da essa presero il nome), a Belmonte Piceno e a Ripatransone. Nel museo di Colfiorito sono conservate quattro lamine bronzee del IV secolo a.C. con dediche alla dea Cupra nominata Matres Plestinas. Nella ‘lamina di Fossato’, conservata presso il museo archeologico di Perugia è inciso in umbro tra l’altro: Cubrar Matrer Bio Eso, che tradotto significa ‘questa conduttura appartiene alla madre Cupra’. Seppur ancora in attesa di analisi i resti ritrovati presso Massignano potrebbero attribuirsi a un importante luogo di culto della dea.