Cultura
ROMA ANTICA Il culto di Marte
ROMA ANTICA Marte era il simbolo del valore militare e dell’ardore guerriero. Le feste e le cerimonie in suo onore esaltavano la forza e il coraggio dell’uomo.
La leggenda narra che Rea Silvia, vergine sacerdotessa di Vesta, dopo aver sognato di essere posseduta da Marte diede alla luce Romolo, futuro fondatore di Roma, e Remo. Marte è quindi padre di Romolo e della stirpe romana. Era una delle più antiche divinità come Giano. E come questi era protettore dei lavori agricoli e dell’intero anno, che anticamente iniziava proprio con il mese a lui dedicato, marzo. Simboleggia insomma le due caratteristiche fondamentali dei Romani: agricoltori e guerrieri al tempo stesso. Con Giove e Quirino (poi con Giunone e Minerva) forma la triade capitolina, il gruppo degli dei più importanti venerati sul Campidoglio.
Numerosi i templi in suo onore a Roma e in tutta Italia e numerosissime le cerimonie e le feste a lui dedicate. Le feste avevano in comune l’esaltazione del coraggio dei giovani romani e dei soldati. I sacerdoti Salii, nei primi giorni di marzo, sfilavano per le vie danzando con le armi in pugno e depositavano nei santuari i talismani che rendevano Roma invincibile. A Campo Marzio i giovani sacrificavano al dio schierandosi come l’esercito prima della battaglia. Quindi si cimentavano in corse di cavalli. Sempre a Campo Marzio si esercitavano nell’arte della guerra. Ancora oggi le tecniche di difesa personale o gli sport che prevedono l’uso delle armi vengono chiamati arti marziali.
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