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ARCHEOLOGIA Importante scoperta riscrive la storia dell’Antico Egitto

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ARCHEOLOGIA Importante scoperta riscrive la storia dell’Antico Egitto

ARCHEOLOGIA Importante scoperta riscrive la storia dell’Antico Egitto: i dettagli.

ARCHEOLOGIA Importante scoperta riscrive la storia dell’Antico Egitto. Una regina, finora sconosciuta agli studiosi, che avrebbe governato insieme ad un’altra, altrettanto misteriosa, nel breve periodo tra la morte del re Akhenaton della XVIII dinastia e l’effimero avvento del faraone-bambino Tutankhamon. A far luce con coraggio su questa storia di 3.300 anni fa, con l’ausilio di alcuni pezzi sacri dell’egittologia tra cui l’affascinante Nefertiti, una studiosa dell’Università del Québec a Montréal (Uqam). Proprio sul sito dell’ateneo canadese è pubblicata una sintesi della sua ricerca: “due donne – si legge – , e non una, regnarono sull’Egitto nel XIV secolo avanti Cristo“. Un’ipotesi “mai prospettata dall’egittologia“.   

La quale, da cinquant’anni a questa parte, aveva sempre sostenuto l’esistenza di una sola regina sul trono tra la morte del faraone Akhenaton e l’ascesa di suo figlio, l’icona dell’egittologia Tutankhamon. Incertezza tra gli studiosi, ricorda il sito dell’ateneo, c’era solo circa l’identità di questa sovrana. Ora a rimettere tutto in discussione, grazie a “ricerche epigrafiche e iconografiche“, è intervenuta una storica dell’arte specialista di semeiotica visuale dell’ateneo, Valérie Angenot. Secondo lei, Akhenaton, dopo aver sposato la propria figlia Meritaton per “prepararla a succedergli“, avrebbe messo il potere nelle mani anche di un’altra figlia, “Neferneferuaton Tasherit“. Le due avrebbero dunque regnato insieme, dopo la morte del padre, per “tre o quattro anni col nome di Neferneferuaton Ankhkheperure“. Sarebbe questa dunque la genesi di un nome che ha “seminato la confusione fra gli egittologi“. Una conclusione cui la Angenot è giunta anche attraverso l'”analisi di centinaia di pezzi” del celeberrimo tesoro di Tutankhamon, quello scoperto nel 1922 nella tomba del faraone-bambino. Proprio quest’ultimo, sostiene la studiosa, “aveva usurpato una grande parte del materiale funerario appartenente“, appunto, “a una regina-faraone dal nome di Neferneferuaton Ankhkheperure“.   

Secondo alcuni egittologi, questa regina sarebbe in realtà Nefertiti, la grande sposa reale di Akhenaton, resa celeberrima dal busto conservato a Berlino. Proprio il faraone, affermano, le avrebbe imposto anche il nome di Neferneferuaton. Nel suo studio, comunque Angenot, specialista anche di arte egizia, analizza fra l’altro “statue e statuette dai tratti femminili che rappresentano le principesse“. Il contenuto della ricerca è stato presentato al convegno annuale del l’American Research Center in Egypt (Arce) svoltosi dal 12 al 14 aprile scorso ad Alexandria, in Virginia, alla presenza di egittologi provenienti da Canada, Stati Uniti ed Europa.

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Fantarcheologia: queste città sono esistite davvero?

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Fantarcheologia: queste città sono esistite davvero?

Fin dall’antichità l’uomo ha dedicato una parte importante della propria vita al pensiero e all’astratto. Un pensiero che ha dato vita a miti e leggende di cui parliamo e di cui cerchiamo le tracce ancora oggi, a metà del terzo decennio del nuovo millennio. È proprio questo il campo in cui si muove una branca dell’archeologia: la ricerca di testimonianze relative alle città e civiltà perdute. Oggi parleremo proprio di questo e proveremo a capire se questi miti hanno un fondo di verità.

Nel 360 a.C. Platone narrò nel suo dialogo “Timeo” di un’isola sconfinata, grande quanto Libia e Asia messe insieme, situata vicino alle Colonne d’Ercole. Più che un’isola un vero e proprio continente che noi abbiamo imparato a conoscere col nome di Atlantide. Per il filosofo greco, quella di Atlantide era una società ideale fatta di uomini lontani dalle debolezze “umane” e con una struttura formata da tre cerchi di terra e tre cerchi d’acqua. A dominare la scena erano dieci re che, sotto incarico di Poseidone, prendevano decisioni amministrative in piena armonia. Purtroppo, però, secondo la leggenda, i dieci si fecero corrompere dalla cupidigia scatenando l’ira di Zeus che riversò sulla città terremoti e diluvi che la sommersero per sempre.

Un’altra città che ha dato vita a miti e leggende e di cui si parla ancora oggi anche grazie a slot come El Dorado: The City of Gold e film come La Strada per El Dorado di Dreamworks, è la celebre “città dell’oro” Azteca. Secondo il mito l’El Dorado era una terra abbondante di ricchezze in cui l’uomo vedeva soddisfati i suoi bisogni senza sofferenza e senza bisogno di lavoro. C’è anche chi sostiene che si trovasse proprio qui la fonte dell’eterna giovinezza. Almeno è quello che credevano i conquistadores provenienti dalla Spagna che per cercarla si resero protagonisti di scorrerie e nefandezze di ogni tipo contro le popolazioni locali.

Tutti noi abbiamo ben presenti le incredibili sculture presenti nell’Isola di Pasqua, nel cuore del pacifico. In pochi sanno, invece, che la civiltà di Rapa Nui, venne fondata da navigatori polinesiani intorno al quarto secolo Dopo Cristo e che prosperò sfruttando le risorse naturali e faunistiche della zona. A conferma di questa tesi ci sono recenti scoperte archeologiche. Ne esistono poche, invece, della tesi contrapposta che sostiene che quando arrivarono sull’isola nel 1700, gli europei vi trovarono soltanto un territorio semi-deserto con una popolazione locale ridotta alla fame.

Ancora più avvolta nelle nebbie del mito è la civiltà di Lemuria che, si dice, fosse addirittura più antica di Atlantide. La leggenda di Lemuria è però molto più recente e risale al 19esimo secolo, periodo in cui alcuni studiosi ipotizzarono l’esistenza di un continente scomparso che avrebbe messo in comunicazione il Madagascar, l’India e L’Australia. Su chi la abitasse, su come fosse gestita e su quali piante e animali vivessero a Lemuria non esistono testimonianze storiche ma soltanto leggende estremamente suggestive.

Storia simile a quella di Lemuria è quella di Mu, un altro sconfinato territorio oggi scomparso e localizzato nel cuore dell’Oceano Pacifico. Anche in questo caso le principali leggende legate a Mu risalgono al 19esimo secolo e vanno ascritte all’opera di Augustus Le Plongeon, esploratore che dichiarò di aver trovato tracce Maya che parlavano di un’antica civiltà, quella di Mu appunto, che avrebbe avuto un impatto forte sulle popolazioni dell’Egitto e del Centro America. Purtroppo, però, le scritture di Le Plongeon non hanno trovato riscontri, né tantomeno prove archeologiche o testimonianze di sorta.

Non mancano miti e leggende di civiltà perdute anche nelle fredde terre del Nord e nelle regioni polari. Le due più note sono quelle legate a Iperborea e Thule, due regni di cui si hanno le prime testimonianze nelle opere di Erodoto e Plinio il Vecchio. Testimonianze che definiscono Iperborea come una terra abitata da entità vicine alle divinità e in cui regnavano serenità e ricchezza e Thule come un’isola localizzata ai confini delle terre note e popolata da popoli di guerrieri fieri e coraggiosi.

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Domenica delle Palme 2024: significato dei rametti d’ulivo benedetti

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Domenica delle Palme 2024: significato dei rametti d’ulivo benedetti

Oggi, 24 marzo, si celebra la Domenica delle Palme, festa della tradizione cattolica che precede la Pasqua e ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La data di questa festività varia ogni anno in base alla fine della Quaresima.
La Domenica delle Palme è la domenica che precede la Pasqua e si ispira alla festa ebraica di Sukkot, la “Festa delle Capanne”, durante la quale si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, accolto dalla folla con rami di palma o ulivo come simbolo di vittoria e pace.
La festa è osservata da cattolici, ortodossi e alcune Chiese Protestanti, ed è nota anche come la domenica della “Passione del Signore”.

La Domenica delle Palme commemora l’ultimo ingresso di Gesù a Gerusalemme prima della sua morte, quando fu accolto dalla folla agitando rami di palma e fu salutato con Osanna. Questo segna l’inizio della Settimana Santa, i sette giorni che precedono la Pasqua e che culminano con la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Durante la celebrazione della Domenica delle Palme, si benedicono i rametti di ulivo o palma, simboli di acclamazione, trionfo e immortalità di Cristo. Questi rametti vengono poi distribuiti ai fedeli durante la messa speciale dedicata alla ricorrenza.

La liturgia della Domenica delle Palme prevede la lettura della Passione di Gesù tratta dai Vangeli di Marco, Luca, e Matteo. La lettura viene fatta da tre persone che impersonano Cristo, il cronista e il popolo, e narra l’arresto, il processo giudaico e romano, la condanna, l’esecuzione, la morte e la sepoltura di Gesù.

Dopo la messa della Domenica delle Palme, i fedeli hanno l’usanza di portare a casa i rametti di ulivo benedetti, che vengono utilizzati per benedire la tavola imbandita prima del pranzo pasquale. I rametti diventano poi dei sacramentali, protetti dal diritto canonico, e possono essere seppelliti o riportati in chiesa per essere bruciati in vista della celebrazione del Mercoledì delle ceneri. Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa, che si conclude con il Giovedì Santo.

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