ROMA ANTICA Il culto di Maia

ROMA ANTICA Maia era una delle figlie di Atlante e di Pleione che furono trasformate da Zeus nella costellazione delle Pleiadi. La maggiore e la più bella di esse.

La leggenda racconta che Maia fu amata da Zeus in una grotta del Monte Cillene, dove venne alla luce Ermete, che fu generato nel quarto giorno del mese (essendo caro ad Ermete il numero quattro). Maia, nel suo significato originario, come le altre Pleiadi sue sorelle rappresenta il principio vivificante e fertilizzante del cielo. Sono il simbolo della stagione delle piogge che fanno germogliare e prosperare il seme affidato alla terra.

Anche tra le divinità romane troviamo una dea Maia (o Maiesta), venerata come compagna di Vulcano. Infatti il flamine Vulcanale le offriva un sacrificio il primo di maggio. Con essa i Romani identificarono la greca Maia, madre di Ermete-Mercurio. La sua figura è raramente rappresentata sui monumenti. La più antica rappresentazione è quella del vaso François dove compare nel corteggio degli dei, nelle nozze di Peleo e Teti, ritta su un carro alato di Ermete. Sui vasi apuli è rappresentata come figlia di Atlante sempre a lato di Ermete. Nei monumenti votivi romani è spesso rappresentata insieme con Mercurio, con gli attributi del caduceo o della cornucopia.

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