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Cronaca

ROMA Buche: le strade più pericolose

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ROMA Buche: le strade più pericolose

ROMA Chi viaggia su due ruote conosce bene il pericolo. Se l’incubo di motociclisti e scooteristi è rappresentato dai sampietrini, soprattutto in caso di pioggia, i rischi causati dalle buche sono sempre dietro l’angolo.

Dal centro storico alla periferia. La strada romana più pericolosa di tutte è sempre via Cristoforo Colombo. A causa delle buche e delle radici degli alberi che affioravano sull’asfalto il Campidoglio aveva imposto il limite di velocità a 30 chilometri orari. Ma secondo gli ultimo report della polizia locale è sulle consolari che avviene il maggior numero di incidenti dovuti a voragini sul fondo stradale e alberi pericolanti.

Dalla Casilina alla Cassia sono le strade di scorrimento radiali della Capitale (quelle che vanno dal centro alla periferia) le più a rischio. I risarcimenti per danni causati alle vetture ne sono la diretta e immediata conseguenza. Le zone con maggiori insidie sono quelle attraversate dalle arterie abitualmente più dissestate. È il caso del municipio IV, che si estende intorno all’asse della Tiburtina. Secondo i dati dei vigili urbani la seconda strada cittadina per numero di incidenti.

Delimitato da Nomentana e Prenestina, anch’esse vie ad alto tasso di sinistri, e attraversato da via Collatina. Destino simile per il municipio V (Pigneto-Centocelle) e il VI (Tor Bella Monaca-Torre Angela). Due territori contigui delimitati dalle stesse due affollate arterie, via Casilina e via Prenestina, entrambe nella top ten della Città eterna come numero di buche e incidenti. Situazione peggiore, se possibile, nel municipio X (Ostia-Acilia).

Oltre alla famigerata via Colombo anche l’asse via del Mare-via Ostiense e alcuni tratti della Litoranea disseminati di buche. Imbarazzo della scelta per il municipio XV. A Roma nord il tasso di incidenti è mantenuto alto da via Cassia – una delle arterie con maggiori problemi di manutenzione in assoluto – ma anche da via Flaminia nuova, viale di Tor di Quinto e via Trionfale. Nel resto della città, si segnalano in negativo via Casal del Marmo, via Gregorio VII, viale del Muro Torto, via dei Prati Fiscali, via Salaria e via di Torrevecchia.

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Cronaca

Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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