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Cronaca

Caso Sea Watch Di Maio: “Giusto processare Carola. Le leggi vanno rispettate”

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Caso Sea Watch Di Maio: “Giusto processare Carola. Le leggi vanno rispettate”

Caso Sea Watch Di Maio, nella giornata odierna, è intervenuto a tal proposito con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook

Caso Sea Watch Di Maio: “Trovo assurda la serie di insulti e toni offensivi registrata nelle ultime ore. Non capisco l’esigenza di mettere in piedi questo circo mediatico. Uno Stato sovrano ha delle leggi da far rispettare. La capitana verrà processata da una corte di magistrati sulla base delle leggi dello Stato italiano. C’è della rabbia e lo comprendo. Capirla, però, non significa alimentarla, perché poi altrimenti la rabbia si trasforma in insulti violenti che vanno sempre condannati”.

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Dallo spaccio al gioco d’azzardo: arrestati i pusher di San Giovanni

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Dallo spaccio al gioco d’azzardo: arrestati i pusher di San Giovanni

Sgominata dai carabinieri un’organizzazione dedita alla consegna a domicilio di crack e cocaina. Sono state eseguite sei misure cautelari nei confronti dei membri del gruppo, noti per il loro operato nel mercato illegale della droga.

Operatività e raggiungimento dell’obiettivo

Le indagini hanno rivelato che i capi dell’organizzazione comunicavano gli ordini attraverso una chat denominata ‘Centrale dello spaccio’, evidenziando un modus operandi ben organizzato e coordinato. L’operazione ha portato alla luce un sistema capillare di distribuzione della droga, con richeste soddisfatte in tempi brevi grazie all’efficienza dei membri coinvolti.

Le autorità continuano a monitorare la situazione per prevenire ulteriori attività illecite e garantire la sicurezza pubblica.

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Cronaca

Una reazione inaspettata durante una discussione

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Una reazione inaspettata durante una discussione

L’orrore domestico si è concluso con una condanna a nove anni e tre mesi per un cameriere di quaranta anni, imputato di aver inflitto violenze inaudite alla sua compagna nel tribunale di Tivoli. Il giudice ha inflitto una pena superiore rispetto a quella richiesta dal pubblico ministero, evidenziando l’uso di metodi brutali come “le botte con le scarpe antinfortunistiche” e “il coltello alla gola”.

I FATTI

Le violenze si sono verificate in un contesto di assoluta sottomissione. La vittima, spesso costretta a medicarsi da sola, ha descritto un ambiente in cui ogni pretesto poteva scatenare l’inferno, anche un semplice errore in cucina: in un’occasione, l’aguzzino le ha lanciato il sugo addosso per poi afferrarla per i capelli. Gli aggressivi atti includevano “sedie spaccate sulla schiena” e minacce di morte, anche per la figlia minorenne dell’uomo.

Durante le udienze, è emerso come molte ferite inflitte abbiano causato danni permanenti, inclusi problemi di udito e di deambulazione. L’avvocato della vittima ha sottolineato l’indole malvagia dell’imputato, il quale “trovava appagamento nella sottomissione e nell’umiliazione della compagna”.

Il Processo e la Sentenza

Il racconto della vittima in aula ha messo in luce l’estrema sofferenza vissuta nel corso di un anno di maltrattamenti. Al termine del processo, la donna ha manifestato un “senso di conforto per quel pronunciamento,” sottolineando che “è stata fatta giustizia”, grazie anche al sostegno ricevuto dal pool antiviolenza del commissariato di Tivoli.

La sentenza rappresenta un importante passo verso la giustizia in casi di violenza domestica, con la conferma di tutti i reati contestati e l’auspicio che la vittima possa finalmente guardare al futuro con maggiore fiducia.

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