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ESPLOSIONE ROCCA DI PAPA Sindaco e delegato si aggravano

ESPLOSIONE ROCCA DI PAPA Sindaco e delegato della cittadina in provincia di Roma si aggravano. Questo è quanto riporta il bollettino medico riguardante le loro condizioni.
ESPLOSIONE ROCCA DI PAPA Sindaco e delegato si aggravano. E’ stato diramato da poco il bollettino medico sulle condizioni di salute del Sindaco e del delegato di Rocca di Papa, rimasti entrambi feriti nell’esplosione avvenuta lo scorso lunedì 10 giugno. Questo il bollettino medico: “Nella serata di ieri si sono aggravate le condizioni del Sindaco e del delegato di Rocca di Papa. La permanenza prolungata a contatto con i gas tossici del fumo e le particelle solide dell’incendio hanno determinato un danno alle vie respiratorie. Si ricorda che i due pazienti si sono trattenuti nel Comune fino alla completa evacuazione di tutte le persone presenti“.
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La febbre West Nile è una malattia virale causata dal virus West Nile (West Nile Virus, WNV), appartenente alla famiglia dei Flaviviridae. Il virus fu isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto di West Nile, da cui prende il nome. Attualmente, il virus risulta diffuso in diverse aree geografiche del mondo, tra cui Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e il continente americano.
Modalità di trasmissione
Secondo quanto riportato sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, i principali serbatoi naturali del virus sono rappresentati dagli uccelli selvatici e dalle zanzare, in particolare quelle del genere Culex, le cui punture costituiscono il principale veicolo di trasmissione all’uomo. Altri mezzi di trasmissione, seppur rari, includono trasfusioni di sangue, trapianti d’organo e la trasmissione verticale da madre a feto durante la gravidanza. È bene sottolineare che la febbre West Nile non si trasmette per contatto diretto da persona a persona. Oltre all’uomo, il virus può infettare anche altri mammiferi, in particolare i cavalli, ma talvolta anche cani, gatti, conigli e altre specie.
Periodo di incubazione e sintomatologia
Il periodo di incubazione, ovvero l’intervallo di tempo tra la puntura della zanzara infetta e la comparsa dei sintomi, varia generalmente tra i 2 e i 14 giorni, ma può prolungarsi fino a 21 giorni nei soggetti immunodepressi.
Nella maggior parte dei casi (circa l’80%), l’infezione decorre in modo asintomatico. Fra i soggetti sintomatici, circa il 20% manifesta sintomi di lieve entità: febbre, cefalea, nausea, vomito, linfoadenopatia e eruzioni cutanee. La durata di tali sintomi può variare da pochi giorni a qualche settimana, e l’intensità dipende in larga misura dall’età e dallo stato di salute del paziente. Nei bambini, si presenta più frequentemente una febbre modesta; nei giovani adulti, la sintomatologia include febbre medio-alta, congiuntivite, dolori muscolari e cefalea; negli anziani e nei soggetti debilitati, le manifestazioni cliniche possono essere più severe.
Le forme gravi si riscontrano in meno dell’1% dei casi (1 ogni 150 persone infette) e includono sintomi quali: febbre elevata, intensa cefalea, debolezza muscolare, stato confusionale, tremori, disturbi visivi, torpore, convulsioni, fino a giungere, nei casi più gravi, a paralisi o coma. Alcuni effetti neurologici possono risultare permanenti. In rari casi (circa 1 su 1.000), l’infezione può evolvere verso un’encefalite a esito fatale.
Diagnosi
La diagnosi di infezione da virus West Nile si basa principalmente su esami di laboratorio, come i test ELISA o di immunofluorescenza, volti a rilevare la presenza di anticorpi IgM nel siero o nel liquido cerebrospinale. Tali anticorpi possono persistere anche per lungo tempo (fino a un anno), e pertanto la loro presenza può segnalare anche una infezione pregressa. In alcuni casi, i campioni prelevati nei primi otto giorni dall’insorgenza dei sintomi possono risultare negativi; per tale ragione si raccomanda, laddove necessario, di ripetere il test a distanza di tempo. In alternativa, la diagnosi può essere confermata tramite PCR o coltura virale sui medesimi campioni.
Prevenzione
Attualmente non esiste un vaccino approvato per la febbre West Nile, sebbene siano in corso studi in tal senso. La prevenzione si fonda principalmente sull’adozione di misure atte a limitare l’esposizione alle punture di zanzara, in particolare durante le ore di maggiore attività (all’alba e al tramonto).
Le principali misure preventive includono:
- l’uso di repellenti cutanei specifici;
- l’adozione di abbigliamento protettivo, con pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe;
- l’installazione di zanzariere alle finestre;
- la rimozione dell’acqua stagnante da contenitori esterni, quali vasi, secchi e sottovasi;
- il cambio frequente dell’acqua nelle ciotole per animali;
- il rimessaggio verticale delle piscine gonfiabili quando non in uso.
Trattamento
Non esiste una terapia antivirale specifica per la febbre West Nile. Nei casi lievi, i sintomi tendono a regredire spontaneamente in pochi giorni o settimane. Nei casi gravi, invece, si rende necessario il ricovero ospedaliero, con somministrazione di terapie di supporto, quali fluidi per via endovenosa e, nei casi più compromessi, ventilazione assistita.
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