Cronaca
ROMA Finto stupro, tradimento e gravidanza veri: operaia Ama nei guai
<strong>ROMA Finto stupro, tradimento e gravidanza veri: operaia Ama nei guai.
ROMA Finto stupro, tradimento e gravidanza veri. Il tutto si è consumato nell’area delle sepolture del cimitero Laurentino, nido d’amore di una relazione clandestina. Poi l’inconveniente, inaspettato, di una gravidanza. E per nascondere al proprio compagno il frutto del tradimento, non si trova di meglio che fingere uno stupro da parte di un collega. Un escatomage che ora potrebbe costare caro a una giovane dipendente Ama, a processo davanti al giudice monocratico per simulazione di reato.
Tutto ha inizio il 26 ottobre del 2012: la donna, allora 28enne, seppellitrice presso il cimitero di Roma Sud, scopre di essere incinta. Poche settimane prima, infatti, aveva tradito il compagno, un uomo della sua età, con cui stava da un anno e mezzo, con un collega. La donna si vede perduta: a chi attribuire la paternità del nascituro? «Presa dall’ansia e dai sensi di colpa», si legge nelle carte, inscena il “delitto perfetto”: prima racconta al fidanzato di aver subito uno stupro. Poi, per rendere la cosa più credibile, sporge querela contro ignoti presso il commissariato Esposizione. A più di un mese dalla ‘violenza’, la ragazza racconta agli agenti senza esitazioni momenti drammatici mai accaduti. Un uomo sconosciuto l’avrebbe aggredita di pomeriggio mentre sta uscendo dalla spogliatoio. L’avrebbe afferrata da dietro e , dopo averle tappato la bocca con la mano «intimandole il silenzio», la spoglia costringendola ad avere un rapporto sessuale.
Tutto si consuma in pochi minuti. Poi l’uomo fa perdere le sue tracce, lasciando la donna a terra. La seppellitrice non sa dire chi sia stato, ma agli inquirenti indica i tre colleghi, tutti uomini, in servizio con lei quel pomeriggio. Proprio su di loro, che da addetti ai lavori avrebbero potuto facilmente raggiungere l’area, si incentrano i sospetti. Oltretutto la vigilanza non ha ravvisato presenza di estranei. La notizia della violenza diviene pubblica, gettando tutti nello scuotimento. I responsabili Ama informano i dipendenti delle indagini in corso. Gli spostamenti di chi quel giorno si trovava a lavoro vengono ricostruiti minuziosamente. Qualcosa però non quadra. Se ne accorge il fidanzato, pronto a farsi carico del bambino in arrivo, ma non prima di aver ricevuto spiegazioni. Evidentemente già sospetta del tradimento.
Lui e la donna discutono animatamente al telefono. E alla fine lei confessa tutto con un sms: «La violenza sessuale non c’è mai stata. Ti ho tradito con il mio ex». Così, nel gennaio 2013, decide di ritirare la denuncia: «Mi sono inventata tutto». Spiega di «aver avuto una simpatia con un collega di lavoro, con il quale quel giorno si era messa d’accordo al fine di appartarsi al termine del turno di servizio nello spogliatoio femminile». E che la denuncia della violenza era servita per rendere credibile la storia con il fidanzato. Pronto nonostante tutto a perdonarla. I poliziotti non fermano tuttavia le indagini. E per la dipendente Ama ieri è arrivata l’accusa di simulazione di reato. Secondo il pm d’aula Mario Pesci, la giovane avrebbe «falsamente denunciato di avere subito violenza sessuale da parte di uno sconosciuto all’interno dello spogliatoio femminile ubicato presso il cimitero Laurentino». Ora rischia fino a tre anni di carcere.