Cultura
L’icona della romanità: il grande Alberto Sordi
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Il 15 giugno 1920 nel cuore di Trastevere a Roma nasce Alberto Sordi. L”Albertone nazionale’, uno degli attori più popolari del cinema italiano. Nel corso della sua carriera ha recitato in circa centocinquanta film.
L’avventura di Alberto Sordi nel mondo dello spettacolo è iniziata con dei programmi radiofonici popolari. Appena sedicenne lavora come boy di rivista, comparsa in alcuni film, fantasista, imitatore da avanspettacolo e doppiatore. Vince inoltre il concorso della MGM come doppiatore dell’allora sconosciuto ‘Ollio’ americano, caratterizzandolo in maniera inconfondibile con la sua voce. Nel 1942 è il protagonista de ‘I tre aquilotti’ e nel frattempo si afferma nel mondo della rivista di varietà. Nel 1943 è al Quirino di Roma con ‘Ritorna Za-Bum’. L’anno dopo segue il debutto al Quattro Fontane con ‘Sai che ti dico?’. Successivamente prende parte alla rivista ‘Imputati Alziamoci!’, dove il suo nome appare per la prima volta in grande nei manifesti.
IL DEBUTTO IN TV
Nel 1948 fa il suo debutto televisivo conducendo un programma di cui è anche autore: ‘Vi parla Alberto Sordi’. Per l’occasione incide anche alcune canzonette da lui scritte, tra cui ‘Nonnetta’, ‘Il carcerato’, ‘Il gatto’ e ‘Il milionario’. È qui che nascono i suoi primi personaggi come il signor Coso, Mario Pio e il conte Claro (o i celebri ‘compagnucci della parrocchietta’), personaggi che sono la base della sua grande popolarità e che gli permettono d’interpretare nel 1951 ‘Mamma mia, che impressione!’.
Il 1951 è anche l’anno del salto di qualità. Passa dalla riviste e dai film leggeri a caratterizzazioni più importanti, soprattutto quelle a fianco di un grande maestro quale Fellini. Il grande regista lo sceglie per interpretare il divo dei fotoromanzi ne ‘Lo sceicco bianco’. Intanto continua i suoi spettacoli a fianco di mostri sacri come Wanda Osiris o Garinei e Giovannini. Nel ’53 interpreta ‘I vitelloni’, sempre di Fellini, un caposaldo del cinema di ogni tempo acclamato da critica e pubblico.
UN ANNO INCREDIBILE
Nel 1954 Sordi è ormai un vero e proprio mattatore: escono ben tredici film da lui interpretati, fra cui ‘Un americano a Roma’, nel quale reinterpreta Nando Moriconi, lo spaccone romano con il mito degli States (l’anno dopo a Kansas City riceverà le chiavi della città e la carica di Governatore onorario come premio per la propaganda favorevole all’America). Sempre nel ’54 vince il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista per ‘I vitelloni’.
IL PERIODO D’ORO
Sordi raccoglie successi su successi e negli anni sessanta, il periodo d’oro della commedia all’italiana, raggiunge il massimo della popolarità. Fra i riconoscimenti il Nastro d’argento di miglior attore protagonista per ‘La grande guerra’ di Monicelli, il David di Donatello per ‘I magliari’ e ‘Tutti a casa’ di Comencini (per cui riceve anche una Grolla d’oro), Globo d’oro negli Stati Uniti e Orso d’oro a Berlino per ‘Il diavolo’ di Polidoro.
Nel ’66 Sordi si cimenta come regista con il film ‘Fumo di Londra’, che si aggiudica il David di Donatello, mentre, due anni dopo, sotto la regia di Zampa e Nanni Loy, gira ‘Il medico della mutua’ e ‘Detenuto in attesa di giudizio’. Ma Sordi oltre ad essere un grandissimo attore comico si è rivelato anche un grande interprete nell’ambito del cinema drammatico. Prova ne è l’ennesimo David di Donatello ricevuto grazie al film ‘Un borghese piccolo piccolo’, sempre di Monicelli. Nel 1994 dirige, interpreta e sceneggia, insieme a Sonego, ‘Nestore – L’ultima corsa’. Grazie alle tematiche affrontate il film è stato scelto dal Ministero della Pubblica Istruzione per promuovere nelle scuole una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche degli anziani e del rispetto degli animali. L’anno successivo al Festival del Cinema di Venezia, dove viene presentato ‘Romanzo di un giovane povero’ di Scola, riceve il Leone d’oro alla carriera.
SINDACO PER UN GIORNO
Nel 1997 Los Angeles e San Francisco gli dedicano una rassegna di ventiquattro film che riscuote un grandissimo successo. Due anni dopo altro David di Donatello per i sessanta anni di straordinaria’ carriera. Il 15 giugno del 2000, per i suoi 80 anni, il sindaco di Roma Francesco Rutelli gli cede per un giorno la guida della città. Altri riconoscimenti gli sono stati assegnati anche da istituzioni accademiche, attraverso l’assegnazione di lauree ‘honoris causa’ in Scienze della Comunicazione. Scompare nella sua villa di Roma a 82 anni, il 25 febbraio 2003, dopo una grave malattia durata sei mesi.
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Cultura
Fantarcheologia: queste città sono esistite davvero?
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Fin dall’antichità l’uomo ha dedicato una parte importante della propria vita al pensiero e all’astratto. Un pensiero che ha dato vita a miti e leggende di cui parliamo e di cui cerchiamo le tracce ancora oggi, a metà del terzo decennio del nuovo millennio. È proprio questo il campo in cui si muove una branca dell’archeologia: la ricerca di testimonianze relative alle città e civiltà perdute. Oggi parleremo proprio di questo e proveremo a capire se questi miti hanno un fondo di verità.
Nel 360 a.C. Platone narrò nel suo dialogo “Timeo” di un’isola sconfinata, grande quanto Libia e Asia messe insieme, situata vicino alle Colonne d’Ercole. Più che un’isola un vero e proprio continente che noi abbiamo imparato a conoscere col nome di Atlantide. Per il filosofo greco, quella di Atlantide era una società ideale fatta di uomini lontani dalle debolezze “umane” e con una struttura formata da tre cerchi di terra e tre cerchi d’acqua. A dominare la scena erano dieci re che, sotto incarico di Poseidone, prendevano decisioni amministrative in piena armonia. Purtroppo, però, secondo la leggenda, i dieci si fecero corrompere dalla cupidigia scatenando l’ira di Zeus che riversò sulla città terremoti e diluvi che la sommersero per sempre.
Un’altra città che ha dato vita a miti e leggende e di cui si parla ancora oggi anche grazie a slot come El Dorado: The City of Gold e film come La Strada per El Dorado di Dreamworks, è la celebre “città dell’oro” Azteca. Secondo il mito l’El Dorado era una terra abbondante di ricchezze in cui l’uomo vedeva soddisfati i suoi bisogni senza sofferenza e senza bisogno di lavoro. C’è anche chi sostiene che si trovasse proprio qui la fonte dell’eterna giovinezza. Almeno è quello che credevano i conquistadores provenienti dalla Spagna che per cercarla si resero protagonisti di scorrerie e nefandezze di ogni tipo contro le popolazioni locali.
Tutti noi abbiamo ben presenti le incredibili sculture presenti nell’Isola di Pasqua, nel cuore del pacifico. In pochi sanno, invece, che la civiltà di Rapa Nui, venne fondata da navigatori polinesiani intorno al quarto secolo Dopo Cristo e che prosperò sfruttando le risorse naturali e faunistiche della zona. A conferma di questa tesi ci sono recenti scoperte archeologiche. Ne esistono poche, invece, della tesi contrapposta che sostiene che quando arrivarono sull’isola nel 1700, gli europei vi trovarono soltanto un territorio semi-deserto con una popolazione locale ridotta alla fame.
Ancora più avvolta nelle nebbie del mito è la civiltà di Lemuria che, si dice, fosse addirittura più antica di Atlantide. La leggenda di Lemuria è però molto più recente e risale al 19esimo secolo, periodo in cui alcuni studiosi ipotizzarono l’esistenza di un continente scomparso che avrebbe messo in comunicazione il Madagascar, l’India e L’Australia. Su chi la abitasse, su come fosse gestita e su quali piante e animali vivessero a Lemuria non esistono testimonianze storiche ma soltanto leggende estremamente suggestive.
Storia simile a quella di Lemuria è quella di Mu, un altro sconfinato territorio oggi scomparso e localizzato nel cuore dell’Oceano Pacifico. Anche in questo caso le principali leggende legate a Mu risalgono al 19esimo secolo e vanno ascritte all’opera di Augustus Le Plongeon, esploratore che dichiarò di aver trovato tracce Maya che parlavano di un’antica civiltà, quella di Mu appunto, che avrebbe avuto un impatto forte sulle popolazioni dell’Egitto e del Centro America. Purtroppo, però, le scritture di Le Plongeon non hanno trovato riscontri, né tantomeno prove archeologiche o testimonianze di sorta.
Non mancano miti e leggende di civiltà perdute anche nelle fredde terre del Nord e nelle regioni polari. Le due più note sono quelle legate a Iperborea e Thule, due regni di cui si hanno le prime testimonianze nelle opere di Erodoto e Plinio il Vecchio. Testimonianze che definiscono Iperborea come una terra abitata da entità vicine alle divinità e in cui regnavano serenità e ricchezza e Thule come un’isola localizzata ai confini delle terre note e popolata da popoli di guerrieri fieri e coraggiosi.
Attualità
Domenica delle Palme 2024: significato dei rametti d’ulivo benedetti
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Oggi, 24 marzo, si celebra la Domenica delle Palme, festa della tradizione cattolica che precede la Pasqua e ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La data di questa festività varia ogni anno in base alla fine della Quaresima.
La Domenica delle Palme è la domenica che precede la Pasqua e si ispira alla festa ebraica di Sukkot, la “Festa delle Capanne”, durante la quale si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, accolto dalla folla con rami di palma o ulivo come simbolo di vittoria e pace.
La festa è osservata da cattolici, ortodossi e alcune Chiese Protestanti, ed è nota anche come la domenica della “Passione del Signore”.
La Domenica delle Palme commemora l’ultimo ingresso di Gesù a Gerusalemme prima della sua morte, quando fu accolto dalla folla agitando rami di palma e fu salutato con Osanna. Questo segna l’inizio della Settimana Santa, i sette giorni che precedono la Pasqua e che culminano con la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
Durante la celebrazione della Domenica delle Palme, si benedicono i rametti di ulivo o palma, simboli di acclamazione, trionfo e immortalità di Cristo. Questi rametti vengono poi distribuiti ai fedeli durante la messa speciale dedicata alla ricorrenza.
La liturgia della Domenica delle Palme prevede la lettura della Passione di Gesù tratta dai Vangeli di Marco, Luca, e Matteo. La lettura viene fatta da tre persone che impersonano Cristo, il cronista e il popolo, e narra l’arresto, il processo giudaico e romano, la condanna, l’esecuzione, la morte e la sepoltura di Gesù.
Dopo la messa della Domenica delle Palme, i fedeli hanno l’usanza di portare a casa i rametti di ulivo benedetti, che vengono utilizzati per benedire la tavola imbandita prima del pranzo pasquale. I rametti diventano poi dei sacramentali, protetti dal diritto canonico, e possono essere seppelliti o riportati in chiesa per essere bruciati in vista della celebrazione del Mercoledì delle ceneri. Con la Domenica delle Palme ha inizio la Settimana Santa, che si conclude con il Giovedì Santo.
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