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Cronaca

ROMA Tor Bella Monaca Il racconto dell’agente accoltellato

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ROMA Tor Bella Monaca Il racconto dell’agente accoltellato

ROMA “Prendere una coltellata fa parte del mestiere. Quello che fa più male è il comportamento dei cittadini”. A parlare è Yuri Sannino, l’agente scelto del reparto Volanti della Questura.

Il poliziotto che il 28 giugno è stato investito e accoltellato in via dei Cochi, a Tor Bella Monaca. L’agente era intervenuto per sedare una lite coniugale nella tabaccheria della signora. Grazie a un attimo di distrazione la donna era riuscita a uscire e a chiamare i soccorsi. La prima volante ad arrivare era proprio quella di Sannino. Alla vista delle divise blu l’uomo, alterato dall’alcol, ha tentato di scappare. Salito a bordo della sua auto ha speronato la volante ferma in mezzo alla carreggiata.

Come l’agente ha aperto lo sportello per bloccarlo è stato accoltellato. Sono scattati i soccorsi per il poliziotto e il fuggitivo è stato fermato. P.M., un pregiudicato sessantenne. Il figlio Manuel, due anni fa, era morto schiantandosi contro un muro di macchine dopo aver imboccato la rampa del Gra contro mano. Aveva appena 18 anni, guidava senza patente e voleva evitare un posto di blocco. L’agente era rimasto ferito gravemente. La coltellata era a pochi centimetri dal cuore.

Dopo alcuni giorni di ospedale il poliziotto ha raccontato quei terribili minuti. Mentre stava per arrestare il fuggitivo decine di persone erano scese in strada aggredendo i poliziotti e lo stesso Sannino ferito. Un collega, Andrea Amadio, lo ha trascinato via dalle persone che volevano accanirsi contro di loro. Poi lo ha portato al policliclinico Casilino: “L’uomo che scappava ha tentato di investirmi e subito dopo 30 persone hanno accerchiato l’auto di servizio. Volevano venire contro di noi. Poi senza preavviso l’uomo si è girato e mi ha dato un colpo sul petto. Mi sono accorto che non era un pugno ma una coltellata. Poi ha provato a darmi un secondo colpo ma l’ho schivato”.

Impossibile dimenticare il comportamento dei cittadini: “Ho tirato fuori l’arma per fargli gettare il coltello ma le persone intanto erano salite sul tettino della volante. Altri tentavano di togliermi la pistola. Altre tentavano la colluttazione con gli altri colleghi. Era il caos”.

Spiega anche perché non è ricorso all’arma di servizio: “Non c’erano le condizioni ideali per fare fuoco perché c’erano agenti in traiettoria e più di 30 persone contro di noi. Poi mentre i colleghi disarmavano e ammanettavano il mio aggressore fortunatamente il mio angelo custode, il collega che era con me, si è preso una grandissima responsabilità. Mi ha preso, mi ha alzato di peso, mi ha caricato in macchina, nonostante quello che stava accadendo.

La cosa peggiore rispetto alla coltellata, che se vogliamo fa parte del mio lavoro, è che le persone avevano accerchiato la macchina che mi stava portando in ospedale. Cioè le persone non volevano che mi venissero prestate delle cure. Ma il mio collega se n’è fregato e mi ha portato via”. L’agente ha infine ringraziato i colleghi e i medici. Infine ha concluso: “Tornerò a Tor Bella Monaca”.

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Cronaca

Prime dieci sospensioni effettuate

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Rientro amaro per alcuni studenti romani che ieri hanno ripreso le lezioni in presenza, mentre sono iniziate le sospensioni per coloro coinvolti nelle recenti occupazioni. Al liceo classico Virgilio, la sanzione ha colpito un solo studente per la sua partecipazione a varie mobilitazioni, inclusa una protesta in cui è stata bruciata una foto del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per lui sono stati disposti 10 giorni di sospensione, con la curiosità su eventuali misure disciplinari per gli altri coinvolti.

Al liceo Cavour, dieci studenti hanno subito sanzioni, la cui durata è iniziata ieri, sebbene l’obbligo di frequenza sia mantenuto. I ragazzi hanno infatti organizzato un sit-in di protesta contro le “misure di repressione”, evidenziando le punizioni disciplinari che comportano fino a 15 giorni di sospensione, ore di volontariato con la comunità di Sant’Egidio e letture di “Il maestro e Margherita” di Bulgakov e “Contro il fanatismo” di Amos Oz.

I DANNI

Il tema delle sanzioni è strettamente legato al risarcimento danni. I collettivi studenteschi stanno attivando raccolte fondi anonime per evitare che solo pochi vengano identificati come responsabili. Al Morgagni sono stati raccolti oltre 4700 euro, mentre al Virgilio la somma ha superato i tremila. Due studenti del Visconti sono stati individuati come responsabili sulla base di una foto pubblicata su Instagram e dovranno coprire un risarcimento di 7200 euro. Gli studenti di Visconti avvertono che, in caso di mancato risarcimento, potrebbero affrontare un processo penale con la costituzione di parte civile da parte del ministro Valditara.

LA RIAPERTURA

In contrasto, il rientro per gli studenti del liceo Gullace di Roma è stato più gratificante, poiché sono tornati nella sede centrale dopo due mesi di chiusura. La struttura di piazza dei Cavalieri del Lavoro era stata chiusa per lavori di messa in sicurezza sismica. Dopo disagi legati a incendi e trasferimenti, dal 7 gennaio l’edificio ha riaperto, accogliendo nuovamente studenti con 22 aule riattivate. Daniele Parrucci ha spiegato che sono stati forniti banchi e sedie mancanti, e che sono stati eseguiti interventi di manutenzione per garantire l’operatività dell’edificio in sicurezza.

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Cronaca

Furti e aggressioni nelle abitazioni di coppie di anziani, arrestata la banda

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Pericolosi, violenti e specializzati in furti in abitazione. Cinque banditi sono stati arrestati dai carabinieri di Frascati dopo aver messo a segno otto colpi tra Grottaferrata, Centocelle e Fidene tra l’11 e il 27 novembre. Le indagini hanno incluso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e satellitari. La “centrale operativa” della banda era situata nel campo rom di via dei Gordiani, dove è stato arrestato il capo, Luigi D. G., di 54 anni, insieme alla compagna, Laura M., di 34 anni. Tre altri complici, già in carcere per reati analoghi, erano Valentino M., di 27 anni, Florin T. e Alex M., entrambi di 24 anni.

LA SEQUENZA

La banda operava con modalità collaudate. A bordo di una Jeep Renegade noleggiata, il capo accompagnava i complici nei luoghi dei furti, prendendo di mira abitazioni di anziane coppie. Il primo allarme era scattato l’11 novembre a Grottaferrata, dove hanno fatto irruzione in due appartamenti, rubando oggetti per un valore di 10mila euro. Una vicina, insospettita, ha fotografato la targa del veicolo, attivando il “Targa System”. Dopo, i ladri hanno continuato a colpire, aggredendo anche un anziano in casa sua il 16 novembre con minacce di morte.

SOTTO LA LENTE

Le indagini non si fermano qui. Le utenze telefoniche del capo e della compagna continuano a essere monitorate anche dopo gli arresti. I complici detenuti hanno contattato Luigi D. G. e Laura M. tramite telefoni a loro disposizione in carcere. Nelle conversazioni registrate, hanno chiesto aiuti economici e minacciato di denunciarli se non ricevessero supporto. Gli investigatori stanno dunque esaminando un secondo filone d’indagine riguardante il traffico di telefoni e sim all’interno delle carceri.

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