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Carola Rackete: “Non mi sento un’eroina”. Poi attacca Salvini
La capitana della Sea Watch Carola Rackete si racconta ai microfoni di alcuni importanti giornali europei. Le sue parole.
Carola Rackete è indubbiamente il personaggio del momento. Lo dimostra l’ultimo numero di luglio di Der Spiegel, che la ritrae in copertina. Per l’Italia, invece, affida le sue parole ai microfoni di Repubblica: “Non è vero che sono ricca, mio padre è un conservatore e abbiamo idee diverse. Salvini? Il tono delle sue idee è pericoloso”
“Abbiamo abbattuto un muro. – prosegue la capitana – Quello innalzato in mare dal Decreto sicurezza bis. Siamo stati costretti a farlo. Talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare diritti umani e portare leggi sbagliate di fronte a un giudice“. “In Germania“, ha aggiunto la 31 enne, “sappiamo bene che ci sono stati dei periodi bui in cui i tedeschi seguivano leggi e divieti che non andavano bene: solo per il fatto che qualcosa è legge non vuol dire che sia una buona legge“.
“Io un simbolo? – continua – Ho visto le mie foto ovunque, i graffiti, lo striscione a Notre Dame. Ma non mi sento un’eroina“. “Spero che ciò che ho fatto sia di esempio per la mia generazione: non dobbiamo stare seduti ad aspettare, non siamo costretti ad accettare tutto nel silenzio e nell’indifferenza. Possiamo alzarci in piedi, possiamo fare qualcosa, usare il cervello e il coraggio. Se ci sono dei problemi, facciamo qualcosa di concreto per risolverli“.
Quanto alle sue posizioni, Carola si definisce “un’ambientalista convinta, atea e cittadina europea. Giro il mondo da quando ho 23 anni. Non mi sento particolarmente tedesca, sto in Germania appena un mese all’anno. Siamo cresciuti con l’idea dell’Unione Europea, e troppo spesso ci dimentichiamo quanto sia importante questa istituzione. Dovrebbe essere ancora più integrata, così gli Stati sarebbero costretti ad accettare la redistribuzione dei richiedenti asilo, invece di fare quei balletti ridicoli. Alle ultime europee ho votato per Yanis Varoufakis“.
Al Der Spiegel, la capitana ha invece raccontato l’attesa prima di entrare a Lampedusa: “L’equipaggio ha inviato diversi rapporti medici giornalieri sulle condizioni dei migranti, anche al Centro di coordinamento di Roma. Ma nessuno ha risposto. Credo che a livello nazionale e internazionale nessuno volesse davvero aiutare“.
Al Guardian, infine, non mostra pentimento per quello che ha fatto: “Le vite delle persone contano di più di qualunque gioco politico e non ho dubbi: rifarei tutto. Per due settimane abbiamo informato le autorità ma era come parlare contro un muro. L’incidente nel porto è stato alla fine l’esito della catena frustrante di fatti iniziata 20 giorni prima“. Poi attacca forte Salvini: “Rappresenta l’avanzata dei partiti di destra che si sta verificando in tutta Europa. Comprese Germania e Gran Bretagna. Parlano di immigrazione senza essere supportati dai fatti“.
Sulla sua vita ha invece ricordato come “non ho una casa, non ho un’auto, non mi interessa lo stipendio fisso e non ho famiglia. Nulla mi impediva di fare quello che ho fatto. Spero di tornare presto sul mare, perché è lì che c’è bisogno di me“.
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