Attualità
Steward. Il lavoro sottopagato del calcio business
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Al giorno d’oggi il lavoro ha assunto le dimensioni di una merce preziosa e chi ce l’ha, ben pagato o meno, se lo tiene stretto. Questa “nuova” figura professionale, lo steward, è stata introdotta circa dieci anni fa, sul modello di altri stati europei per far compartecipare le ricche società di calcio alla gestione della sicurezza, fino ad allora esclusivamente a carico delle forze dell’ordine. Non tutto, però, nella carriera degli steward, è rose e fiori. Si tratta infatti di una professione sfruttata, innanzitutto a partire dalla paga: 40 euro lordi che diventano 37,50 netti, almeno a Roma. La retribuzione non è uguale per tutti: in diversi stadi, San Siro tra gli altri, il compenso dell’operatore di sicurezza può aggirarsi anche intorno ai 50, 60, 70 euro, in base alla gara. Nella Capitale sta gradualmente scemando la volontà di approcciarsi al mestiere in questione. Ultimamente si è registrata una cospicua crescita di steward provenienti dall’Umbria e dalla Campania, costretti a una paga misera e a condizioni non facili, il tutto senza pasto.
Lazio e Roma chiedono mediamente dai 100 ai 150 steward per gara e per questi soggetti la situazione non è delle migliori. Sei-sette ore di lavoro (convocazione prevista alle 16:00 in caso di fischio di inizio alle 20.30 e conseguente chiusura del turno 23.00. Convocazione alle 10:30-11:00 e chisura alle 18/19 in caso di inizio gara alle 15.00), sempre nel caso in cui non si eserciti presso il settore Ospiti, in sala stampa oppure all’antidoping, dove i turni possono assumere dimensioni temporali ancora più ampie.
Quello relativo alla paga, però, non è l’unico problema riscontrabile nella suddetta professione:
– L’assenza di idonee coperture in caso di pioggia per gli operatori di sicurezza.
– La condizione di solitudine, in balia dei tifosi, in cui la polizia lascia gli steward subito dopo l’inizio della partita.
– Impossibilità di concedersi pause, a meno di esigenze vitali.
– Nelle partite di cartello il servizio è superiore alle 8 ore senza straordinari.
– Non esistono buoni pasto.
– Scadente livello di preparazione, alla luce della presenza, talvolta, di soggetti inadeguati a svolgere la professione.
Che quello dello steward non fosse un incarico estremamente prestigioso è indubbio, ma le perplessità sorgono alla presa visioni di banner pubblicitari che invogliano, nella fattispecie appassionati di calcio, a lavorare durante le partite della propria squadra del cuore. Chiaro è, inoltre, che di annunci apparentemente promettenti ma che in fondo consistono nello svolgimento di mansioni alla stregua dello sfruttamento ne è pieno il mondo. Solidarietà agli steward: contro il Calcio Moderno, quello dello sfruttamento e della spasmodica speculazione economica.
Davide Sperati e Stefano Ferrera
Attualità
Rapina a Fiumicino: i dipendenti vengono sequestrati da uomini armati di pistola nascosti in banca durante l’arrivo
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Una rapina si è verificata in una filiale del Banco di Anagni a Fiumicino. Due ladri armati di pistola si sono introdotti nella banca, attendendo l’arrivo dei dipendenti per prenderli in ostaggio e ottenere il bottino.
Dettagli della rapina
Il fatto è accaduto nella mattinata di lunedì 24 febbraio 2025, intorno alle ore 8.20, poco prima dell’apertura della filiale. I due impiegati, entrando nella struttura, hanno incontrato i rapinatori vestiti di nero e con il volto coperto da passamontagna, che hanno minacciato i dipendenti con accento romano e sequestrato i loro telefoni. Dopo averli rinchiusi all’interno dei locali, i ladri hanno cercato il denaro.
La fuga dei rapinatori
Secondo le prime informazioni, il bottino ammonterebbe tra i 60 e i 70mila euro. Una volta ottenuta la somma, i due ladri sono fuggiti attraverso un buco scavato nel pavimento, che gli inquirenti ipotizzano possa essere stato utilizzato anche per entrare nella banca prima dell’apertura.
Le indagini in corso
Subito dopo la rapina, la Polizia Scientifica e la Squadra Mobile hanno avviato le indagini per rintracciare i due ladri e fare luce sulla dinamica dell’accaduto.
Attualità
Confisca definitiva di oltre 3 milioni di euro allo Stato tra ville, gioielli e denaro del Clan Casamonica
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Il tesoro di Giuseppe Casamonica e del figlio Guerrino, detto Pelè, è stato confiscato dallo Stato. Il provvedimento di confisca è stato eseguito stamattina e riguarda beni immobili, denaro e oggetti di valore per oltre 3 milioni di euro.
Dettagli della Confisca
Tra i beni confiscati ci sono quattro immobili, inclusa una villa di lusso situata in via Roccabernarda 8, assegnata all’Azienda Pubblica Servizi per l'”Asilo Savoia”. Un altro immobile, la villa di via Flavia Demetria 90, storica residenza del clan, è ora gestita dalla Fondazione Pangea Onlus. Inoltre, una terza villa nel comune di Monterosi, in provincia di Viterbo, è stata destinata ad attività sociali locali. Oltre agli immobili, lo Stato ha acquisito anche oggetti di valore come mobili di pregio, argenteria, elettrodomestici, un’auto di lusso e denaro.
Azioni Legali e Contro la Criminalità
Il provvedimento si inserisce in un’operazione di polizia giudiziaria mirata a contrastare la criminalità organizzata e a recuperare patrimoni ottenuti illegalmente, per restituirli ai cittadini. Il sequestro dei beni risale al 16 giugno 2020 e fu disposto dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione in concomitanza con le ordinanze di custodia cautelare di venti membri del clan Casamonica. Le accuse contro di loro includono usura, esercizio abusivo del credito con estorsioni e intestazione fittizia di beni. Il Tribunale ha confermato il sequestro nel novembre 2021, rendendo la confisca definitiva lo scorso mese.
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