Cronaca
CAFFE’ GRECO Appello della Polonia contro la chiusura

Per scongiurare la chiusura dello storico locale Caffè Greco, è entrata in scena anche la Polonia che lancia un appello alle istituzioni
L’Ambasciata di Polonia presente a Roma, è seriamente preoccupata per la chiusura del Caffè Greco, storico locale della Capitale. “Questo locale storico, colmo di opere d’arte e memorie comuni legate anche alla cultura polacca, non scompaia dalla mappa della Citta’ Eterna. Le rappresentanze estere a Roma avevano gia’ rivolto un appello al ministero della Cultura italiano chiedendo di intervenire per salvare lo storico Caffe’ in via dei Condotti e sottolineando come non sia concepibile che un locale colmo di opere d’arte, luogo di incontro dei piu’ grandi artisti degli ultimi duecento anni, possa scomparire dalla mappa della citta’ a causa dei problemi legati all’affitto del locale. In particolare il vice primo ministro e ministro della cultura polacco ha inviato il 27 giugno 2019 al ministro dei beni e delle attivita’ culturali Alberto Bonisoli e al sindaco di Roma Virginia Raggi una lettera nella quale chiedeva che venissero intraprese azioni volte a preservare il Caffe’ Greco. Lettere rimaste ancora senza risposta. L’Antico Caffe’ Greco, fondato nel 1760, luogo preferito dei turisti e degli artisti di molte nazioni, fu il ritrovo prediletto di molti artisti e intellettuali polacchi. Secondo alcuni storici di cultura polacca, fu il poeta Adam Mickiewicz a rendere famoso il Caffe’ Greco tra i connazionali“. Questo l’appello da parte della Polonia.
IL 25 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE A ROMA, SARA’ CAOSAttualità
Il giallo di Emanuela: corpo tra i cespugli e nessuna traccia

La tragica vicenda di Emanuela Ruggeri, il cui corpo è stato ritrovato senza vita tra i cespugli di via del Mandrione, solleva interrogativi inquietanti che non possono essere ignorati. Sei giorni di silenzio, un ultimo messaggio alla madre – “Vado al mare” – e poi il nulla: nessuna traccia, nessun testimone, nessuna telecamera. Solo un cadavere in avanzato stato di decomposizione in una zona degradata e pericolosa di Roma.
Finora gli elementi accertati lasciano spazio a poche certezze e molte ipotesi: non ci sono segni evidenti di violenza, ma il corpo nascosto nella vegetazione fa pensare a un tentativo deliberato di occultamento. Difficile immaginare un malore o un incidente in un luogo così isolato senza che qualcuno abbia notato qualcosa.
L’ipotesi tecnica di “morte in conseguenza di altro reato” apre a un ventaglio di possibilità: potrebbe trattarsi di un gesto volontario, di un evento accidentale, o – come molti temono – di un crimine coperto con cura.
In attesa dell’autopsia e dell’analisi dei tabulati telefonici, ciò che resta è un senso profondo di inquietudine, non solo per la morte di Emanuela, ma per il vuoto di sicurezza e trasparenza che vicende come questa continuano a mettere in luce nella nostra società.
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