Italia
Bolletta da 70 mila euro mai ricevuta, è mora per un defunto
Una bolletta del gas mai ricevuta per 70 mila euro, divenuta oggetto di ‘preavviso azione giudiziale’ da parte di una compagnia di fornitura. è quanto comunicato via telegramma a una famiglia residente nel varesotto, erede di un anziano deceduto la scorsa primavera. Lo ha reso noto la presidente provinciale di Confconsumatori Varese Mariella Meucci. “Il primo giugno di due anni un anziano signore ha deciso di chiudere il rapporto fornitura gas con Eni Gas e Luce – ha raccontato all’Ansa Meucci – perchè riteneva vi fossero problemi di eccessiva fatturazione, tanto che si era rivolto ai nostri uffici”. La questione, spiega la professionista, sembrava sistemata “fino allo scorso aprile, quando l’uomo ha ricevuto un telegramma dalla società” che gli diceva di ritenere “da non pagarsi una bolletta del 16 aprile, risultata errata”, senza però “indicare né il numero della bolletta né l’importo”.
Successivamente il titolare del contratto di fornitura chiuso, è deceduto. “La settimana scorsa i familiari dell’uomo hanno ricevuto una raccomandata assurda – ha proseguito la presidente di Confconsumatori Varese – che li ha avvisati di un ‘atto di costituzione in mora e preavviso azione giudiziale’ emessa da uno studio legale romano incaricato da Eni Gas”.
Su richiesta della famiglia del consumatore defunto “ci siamo attivati per chiedere alla società tutta la documentazione relativa alla chiusura definitiva di questa paradossale situazione – ha concluso Meucci – ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”. Infine ha aggiunto “ad oggi gli eredi di questa persona risultano “debitori” di 70 mila euro per una bolletta emessa il 16 aprile 2019, il cui cartaceo non è mai pervenuto”. Eni gas e luce però precisa come già comunicato con il telegramma inviato al cliente lo scorso aprile, che la fattura è errata e che quindi non deve essere presa in considerazione. Sono già in corso contatti con Confconsumatori per chiarire l’accaduto.
Cronaca
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Giovane ferito con colpi di machete: un sospettato fermato per tentato omicidio
Cronaca – La squadra mobile di Torino ha arrestato un giovane italiano poco più che ventenne con l’accusa di tentato omicidio, ritenuto il presunto responsabile del ferimento avvenuto a colpi di machete nel capoluogo piemontese di un giovane di 24 anni, aggredito mentre si spostava su un monopattino.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la vittima è stata raggiunta da due uomini su motorino, uno dei quali è sceso dal veicolo e ha inflitto ripetuti colpi alla gamba sinistra. Le lesioni sono state così gravi che i medici hanno dovuto amputare la gamba durante un intervento chirurgico notturno.
Il sospettato è stato individuato in un albergo della città e portato in questura per essere interrogato dagli investigatori. Le motivazioni dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine, così come sono in corso le ricerche del complice.
La vittima rimane ricoverata in ospedale in condizioni gravi, mentre le autorità continuano ad operare per fare luce su questo tragico episodio di violenza. Fonte
Cronaca
In Stato vegetativo per formaggio. A giudizio il pediatra
Cronaca – Il bambino aveva mangiato un pezzettino di formaggio contaminato che gli aveva causato un’insufficienza renale acuta. La pediatra dell’ospedale dove era stato trasferito si era rifiutata di visitarlo, ritardando così la diagnosi. Da allora il bambino è in stato vegetativo e la famiglia ha continuato a chiedere giustizia, portando avanti la battaglia legale. La dottoressa del reparto di pediatria dell’Ospedale Santa Chiara di Trento è stata rinviata a giudizio, dopo che i genitori si erano rivolti a lei sette anni fa.
Il bambino aveva mangiato il formaggio in gita e si era sentito male. Dopo essere stato trasportato in ospedale, i medici decisero di trasferirlo al reparto pediatrico del Santa Chiara di Trento. La diagnosi della malattia causata dal batterio escherichia coli nel formaggio sarebbe stata ritardata di tre giorni, causando gravissime conseguenze al bambino. I pubblici ministeri hanno accusato la pediatra di lesioni e rifiuto di atti d’ufficio e la prima udienza del processo è stata fissata per il 24 aprile.
La battaglia legale era già in corso contro il caseificio responsabile della contaminazione del formaggio. Il legale rappresentante del caseificio sociale Coredo e il responsabile del controllo sono stati condannati per lesioni personali colpose gravissime. Ora la battaglia legale si sposta sul piano medico, con la famiglia del bambino che chiede un risarcimento per i danni subiti.
La famiglia del bambino si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di oltre un milione di euro per il bambino e alcune centinaia di migliaia di euro per il padre, per compensare la perdita del rapporto con il figlio. La battaglia legale continua per garantire che tragedie simili non si ripetano in futuro.
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