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CUCCHI Ecco le richieste di condanna per i carabinieri
CASO CUCCHI Arrivate le richieste di condanna per i carabinieri nel processo bis per le responsabilità dei militari.
Arrivate le richieste di condanna per i cinque imputati nel caso Cucchi. Francesco Tedesco, il quale a nove anni di distanza ha rivelato che il trentunenne ‘pestato’ da due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati come lui di omicidio preterintenzionale per i quali è arrivata la richiesta di 18 anni di carcere. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia (nei confronti degli agenti penitenziari) assieme al maresciallo Roberto Mandolini. Mentre solo di calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi.
Per Tedesco, accusato dello stesso reato di omicidio, il pm ha sollecitato l’assoluzione ‘per non aver commesso il fatto’. Per lui però, che risponde anche del falso, chiesta una condanna a 3 anni e 6 mesi. Otto anni di reclusione avanzati per il maresciallo Mandolini (all’epoca comandante interinale della Stazione Appia), anche lui per il reato di falso. Il ‘non doversi procedere’ per prescrizione dalla calunnia commessa ai danni dei tre agenti di polizia penitenziaria è sollecitato infine, oltre che per Tedesco e Mandolini, anche per il quinto imputato, Nicolardi.
“La responsabilità scientificamente indirizzata verso tre agenti della polizia penitenziaria. Ma il depistaggio ha riguardato anche un ministro della Repubblica che è andato in Senato e ha dichiarato il falso davanti a tutto il Paese”, ha detto il pm ricostruendo la drammatica morte del ragazzo. Il riferimento è alla giornata del 3 novembre 2009 quando nell’aula del Senato il ministro della giustizia Angelino Alfano, nell’ambito dell’informativa del governo sulla vicenda, a riferì sulle circostanze della morte del giovane.
“Un pestaggio violentissimo in uno stato di minorata difesa. Sono due le persone che lo aggrediscono. Colpito quando era già a terra con calci in faccia, di questo stiamo parlando. La minorata difesa deriva dal suo stato di magrezza. Stefano era magro, era sottopeso. Pesava circa 43 kg perché aveva la necessità di stare sotto i 44 kg dato che doveva combattere nei pesi ‘super mosca’. Non era una magrezza patologica. Sul tavolo dell’obitorio invece pesava 37 kg. Perché perse 6 kg in 6 giorni? Perché durante la degenza al Pertini non si alimentava a causa del trauma subito. Si è speculato sulla sua magrezza.
Nel comportamento di Cucchi all’ospedale vi era un atteggiamento di chiusura. Chiarissimo sintomo da ‘disturbo post traumatico da stress’ a causa del pestaggio subito, come dichiarato dal professore Vigevano. Cucchi rifiutava le cure e prendeva le medicine solo quando gli venivano aperte davanti. Fatto passare per un sieropositivo e tossicodipendente in fase avanzata, ma nulla era vero. Stefano Cucchi stava bene prima del pestaggio ma altro venne fatto credere al Paese, insieme alle accuse agli agenti della polizia penitenziaria”, conclude il pm.
“Questo processo ci riavvicina allo Stato, riavvicina i cittadini e lo Stato”, commenta Ilaria Cucchi a conclusione della requisitoria. “Non avrei mai creduto di trovarmi in un’aula di giustizia e respirare un’aria così diversa. Sembra qualcosa di così tanto scontato, eppure non è così. Se ci fossero magistrati come il dottor Musarò non ci sarebbe bisogno di cosiddetti eroi o della sorella della vittima che sacrifica dieci anni della sua vita per portare avanti sulle sue spalle quella che è diventata la battaglia della vita”, conclude.
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