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Gravi accuse di trasparenza al colosso americano Amazon

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Abiti Puliti punge Amazon sul tema della trasparenza e la invita a “fare di più” in questo tema per rispetto dei consumatori

Abiti Puliti punge Amazon sulla trasparenza.

Il 15 novembre Amazon ha compiuto un primo passo verso la trasparenza pubblicando i nomi, gli indirizzi e altri dettagli di oltre 1000 “strutture che producono beni a marchio Amazon”. Ma se l’azienda ha davvero a cuore la trasparenza, allora deve fare di più. Secondo gli standard previsti dal “Transparency Pledge”, un’iniziativa realizzata da una coalizione internazionale, tra cui figura anche la Campagna Abiti Puliti, che fissa le informazioni minime necessarie a rendere un’azienda trasparente nei confronti dei suoi lavoratori e consumatori, l’elenco pubblicato dal colosso dell’e-commerce non è abbastanza specifico per sapere cosa o dove i prodotti vengono realizzati e non è in un formato facilmente accessibile o filtrabile.

Una multinazionale così grande non può sottrarsi al dovere di essere quanto più trasparente possibile. Non è una questione di dettagli: i requisiti del Transaperncy Pledge sono il minimo indispensabile per mettere nelle condizioni lavoratori e attivisti di poter allertare i marchi in caso di violazioni lungo la catena di fornitura. Pur apprezzando questo primo passo, ancora molta strada resta da percorrere.” dichiara Deborah Lucchetti portavoce della Campagna Abiti Puliti Il settore dell’e-commerce è in rapida espansione in tutto il mondo. Anche in Italia il fatturato è in crescita costante. Le risorse da investire nella tutela dei lavoratori e delle lavoratrici della propria catena di produzione non mancano di certo. “Ci auguriamo che anche Amazon decida di seguire il percorso già tracciato da oltre 70 aziende contattate dalla coalizione, allineando le sue pratiche di trasparenza con lo standard minimo del Transparency Pledge” ha concluso Lucchetti.

CERCIELLO REGA, LA MOGLIE VUOLE E CHIEDE GIUSTIZIA

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Il Governo è ribellato da 14 comuni della Tuscia al deposito di scorie nucleari.

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Il Governo è ribellato da 14 comuni della Tuscia al deposito di scorie nucleari.

Il presidente della Provincia di Viterbo Alessandro Romoli ha ribadito il rifiuto dei sindaci alla realizzazione di depositi per scorie nucleari nella Tuscia durante una riunione. La Sogin, società incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari, ha individuato potenziali siti in 14 comuni della zona, ma i primi cittadini si oppongono attivamente a questa possibilità. Romoli ha annunciato la costituzione di un team di esperti per dimostrare l’inadeguatezza dei terreni e la sismicità della zona. La difesa della Tuscia è considerata una responsabilità condivisa e nove comuni hanno già espresso un parere negativo sull’ipotesi dei depositi.

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L’ex marito di Linda condannato a 3 anni, ridotto in fin di vita: “Ora sono libero e ho paura”

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L’ex marito di Linda condannato a 3 anni, ridotto in fin di vita: “Ora sono libero e ho paura”

Linda Moberg ha ottenuto una condanna di 3 anni e due mesi per la violenta aggressione subita dall’ex marito nel 2019. Dopo aver denunciato le violenze dopo quasi 20 anni di abusi, il compagno è stato ritenuto colpevole di averla picchiata e tentato di strangolarla. La figlia maggiore del malvivente l’ha trovata in fin di vita e soccorsa. Nonostante la pandemia e i rinvii, la sentenza è stata emessa con 3 anni e 2 mesi di reclusione per il criminale e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Linda, insieme al suo avvocato, ha lottato per la giustizia, ma l’ex marito è ora in libertà, causando paura alla donna.

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