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ROMA Riapre il bar rapinato a Cinecittà
ROMA Riapre il bar rapinato a Cinecittà. Chaokang Zhou, 56 anni, vittima della rapina al Caffè Europeo a viale Ciamarra dove è rimasto ucciso Ennio Proietti ha riaperto il bar tabacchi.
I medici dell’Umberto I dove era arrivato in gravi condizioni lo hanno dimesso e lui, ottenuto il via libera dal tribunale per togliere i sigilli all’attività, è entrato con moglie e figli e hanno lavato il pavimento del bar a Cinecittà ancora sporco di sangue. Con l’aiuto di dipendenti e altri familiari hanno risistemato tutto. «Domani (oggi, ndr) apriremo di nuovo alla clientela. Questo è il nostro lavoro, è la nostra città, con i miei figli continueremo a lavorare. Ringrazio coloro che ci hanno aiutato e ci stanno dimostrando solidarietà», le parole di Zhou, mano incerottata e sopracciglio destro ferito.
«Mio padre ha subito un brutto colpo alla testa e un proiettile lo ha ferito di striscio a una coscia e ora zoppica un po’ – dice il figlio Jonathan – è un miracolo che non siano recisi organi vitali. Abbiamo passato terribili momenti in ospedale, aspettando sue notizie. Ora tiriamo un sospiro di sollievo». Molti i commercianti e i clienti che entrano per abbracciare Zhou: «Eravamo molto preoccupati, siamo contenti che se la sia cavata. E poi quei banditi, a quasi settant’anni ancora a fare le rapine». «Sei il nostro Bruce Lee», lo abbraccia un anziano.
Qualcuno vorrebbe approfittarne per comprare le sigarette: «Domani, ora è spento, la cassa è scollegata». La moglie sorride e abbraccia il marito. È stata lei ad aiutarlo a braccare il complice di Proietti, Enrico Antonelli, anche lui pregiudicato, che era entrato pistola in pugno per rapinarlo. «Non ho avuto alcuna paura, per fortuna Zhou è molto bravo con le arti marziali. Appena ho visto che lui ha sferrato il primo colpo e il bandito ha barcollato, io mi ci sono buttata sopra e l’ho tenuto fermo a terra. È stato un gesto spontaneo, non avrei mai permesso che qualcuno facesse del male a noi e a Zhou. Ho cresciuto a Roma i miei figli, ho un’altra ragazza che è sposata e vive a piazza Vittorio, non dobbiamo avere paura».
Il marito la abbraccia: «Abbiamo reagito, ci siamo difesi. è stata l’azione di un attimo, non ci ho pensato, mi è venuto naturale. In quei frangenti non sai nemmeno cosa ti dice la mente, ho agito e basta». La famiglia di Zhou smentisce che anche loro fossero armati: «Non avevamo alcuna pistola dietro al bancone, ma solo le braccia e le mani di Zhou che è molto bravo con il karate». Soprattutto c’era un’arma segreta la signora Chaokang, la cui mossa per immobilizzare il rapinatore è stata ripresa anche delle telecamere di sicurezza del bar.
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