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Bersani contro tutti. E critica il M5S: “Grillo dove sei?”

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Bersani contro tutti. E critica il M5S: “Grillo dove sei?”

Pierluigi Bersani contro tutti: “Chi pensa solo per un secondo di far cadere il governo è un matto. Io sono per tenerlo in piedi a oltranza. Nessuno sano di mente può essere rassegnato di fronte a una destra che vuole un’Italia più povera e autoritaria”.

Pierluigi Bersani all’Hotel Radisson con i ‘compagni’ di Articolo Uno provano a rispondere al significato di questa esperienza di governo con il loro leader, il ministro della Salute Roberto Speranza. Un dicastero che lo stesso Speranza definisce “il più sociale” di tutti perché da lì passano competenze che entrano nella vita delle famiglie.

Bersani, l’ex segretario del Pd, ai microfoni dice: “La sinistra è a un bivio della storia e ascoltare la piazza delle sardine a Bologna è molto più di una questione organizzativa, di una rifondazione, di una prospettiva futura di un nuovo partito che rimette insieme quello che le politiche neoliberiste e suicide di Renzi hanno diviso”. A volte sembra che il problema sia più Renzi che Salvini.

Comunque Renzi è dalla vostra parte contro la Lega e la destra gli fanno notare. E lui arricciando il naso si fa una risata: “Per me Renzi con la sinistra non c’entra proprio nulla. Quello per me sta dall’altra parte. Chiaro? Ad essere più pericoloso è Salvini. Da una parte abbiamo una destra forte e aggressiva, dall’altra un’armata Brancaleone. Ecco perché diventa vitale rifondare la sinistra con una federazione o in qualunque altro modo. Ma avendo la consapevolezza del rischio che corre l’Italia se dovesse prevalere una politica nazionalista e identitaria. L’Italia da sempre importa dall’estero materie prime che non ha e le trasforma in prodotti da vendere all’estero. Se dovesse prevalere la politica dei dazi e della chiusura sovranista a pagarne le conseguenze saranno i lavoratori italiani e tutta l’economia italiana. Questo è un discorso che riguarda anche i 5 stelle, anche loro dovrebbero darsi una mossa”.

Da qui la critica al M5S: “Non si capisce chi comanda. Loro dovrebbero dotarsi di un modo nuovo di prendere le decisioni abbandonando modalità clandestine e subliminali. Caro Grillo, ci puoi pensare solo tu. Parla, fatti sentire”. Il governo ha vita corta? “Bisogna crederci, fare le cose giuste e molte abbiamo cominciato a farle. Roberto (Speranza ndr) sta lavorando benissimo sulla sanità. Noi siamo gli unici che non rompiamo i coglioni ma bisogna crederci. Invece vedo in giro rassegnazione, si aspettano gli errori di Salvini, si gioca in difesa. L’altro giorno ho letto in prima pagina su un quotidiano ‘La piazza che resiste’, ma resiste a cosa? Mica Salvini ha già vinto”.

L’Emilia Romagna è in cima ai pensieri di Bersani. Dice che la situazione è in bilico ma che la strategia della Lega alla fine non pagherà. Non pagherà, come potrebbe accadere in altre regioni, per il ciclone Salvini e la sua sovraesposizione che mette in ombra la candidata Lucia Borgonzoni: “Dobbiamo far emergere l’idea di Emilia-Romagna, quella che è stata, quella che ancora oggi è e sarà in termini di servizi, solidarietà, tolleranza. Certo, se avessimo difeso l’operaio dai licenziamenti credo che oggi avrebbe meno problemi con i migranti, sarebbe più sereno. E invece che ha fatto il governo del Pd? Ha messo il Jobs act. Un capolavoro. Anche Bonaccini, che ora fa la battaglia contro le tasse sulla plastica, se avesse detto qualcosa contro il Jobs Act e certe politiche neoliberiste sarebbe stato utile anche a lui oggi. Detto questo noi ci batteremo pancia a terra per vincere”.

Per tornare all’Emilia, crede che Salvini stia sbagliando campagna elettorale? “Ma secondo voi deve venire Zaia dal Veneto o Fontana dalla Lombardia per insegnare agli emiliani romagnoli come si amministrano la sanità, i servizi pubblici, o come si aiutano le aziende a crescere e fare sistema? Siamo stati noi a importare in Italia gli asili nido dalla Svezia. Ma per favore, siamo seri. Se fosse vivo Guazzaloca (l’ex sindaco di Bologna voluto dal centrodestra) avrebbe mandato a sbattere Salvini, Zaia e Fontana in dialetto bolognese, quello verace”.

Bersani ha ancora un briciolo di ottimismo a condizione che tutti si diano “una mossa” e non pensino di rigenerare la sinistra all’ombra di “una destra illiberale, non fascista, che è capace di durare e mettersi il doppio petto. È la stessa destra che mi rincorreva per strada quando da ministro dell’Industria ho introdotto la portabilità dei mutui”.

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