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La prof transessuale licenziata: “Farò causa alla scuola”

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La prof transessuale licenziata: “Farò causa alla scuola”

Parla la prof transessuale licenziata. E annuncia l’intenzione di portare la scuola in tribunale.

La prof transessuale licenziata: “Insegnare è stata la mia più grande passione sin da quando ero piccola: questo sogno è stato spezzato qualche settimana fa, quando sono stata licenziata per discriminazione dalla scuola Kennedy di Roma“. Parla così, in un video su Facebook, Giovanna Vivinetto, l’insegnante transessuale licenziata lo scorso 14 ottobre dall’Istituto Kennedy di Roma dopo soli 9 giorni di lezioni.

Ma io – annuncia – non intendo rinunciare al mio sogno: qualche giorno fa ho mandato alla scuola Kennedy una raccomandata in cui contesto le ragioni del mio licenziamento, che ritengo assolutamente improprio ed illegale. E’ il primo passo per fare causa alla scuola“.

Dopo il licenziamento, – racconta la docente – sono rimasta sotto shock. Per qualche giorno mi sono sentita colpevole, incapace di insegnare, come se il problema fossi io. Ancora oggi, le persone transessuali e le minoranze sessuali subiscono delle discriminazioni molto forti: lotto per tutti coloro che non hanno la forza e il coraggio per esporsi. La transessualità è ancora oggi un tabù, ma insieme possiamo dimostrare che un docente transessuale può, anzi deve essere la normalita’. Mi auguro che possiate unirvi a me. Siamo tutti uguali, siamo tutti persone, non ci sono differenze“.

Attraverso la piattaforma Change.org, Giovanna fa appello all’Istituto Kennedy affinchè prenda coscienza dell’errore commesso. Ma anche alla comunità Lgbt e a tutte le reti che tutelano le minoranze in difficoltà, che si attivino per sensibilizzare capillarmente sulle discriminazioni di genere; ai sindacati, perchè chiariscano sul suo caso ed evitino che altri lavoratori siano sottoposti alle stesse discriminazioni; al Ministero dell’Istruzione, affinchè avvii un’ispezione su tutte quelle scuole che assumono docenti con contratti poco chiari, mettendo poi in atto “dinamiche oscure e spesso illegittime per licenziarli“.

Grazie di cuore per tutta la solidarietà che – sottolinea – mi avete dimostrato, in questi giorni la mia petizione su Change.org ha già superato le 13mila firme. Mi auguro che possiate unirvi a me, è necessario far firmare più persone possibili per far sì che discriminazioni di questo tipo non si ripetano più“. E a Change.org dice: “E’ stato il sostegno che ho ricevuto da parte degli utenti di Change.org a convincermi a proseguire la mia battaglia, anche a livello legale“.

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