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ROMA METRO Scale mobili rotte, sospesi quattro dipendenti

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ROMA METRO Scale mobili rotte, sospesi quattro dipendenti

ROMA METRO Scale mobili rotte. Tre dipendenti di Atac e uno di Metroroma sospesi per un anno. Altre undici persone indagate. Sono tutti accusati di “frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi”.

METRO Scale mobili. Come dichiarato dal Procuratore Aggiunto per i reati contro la pubblica amministrazione Paolo Ielo: “L’importante era che i treni andassero e che le stazioni rimanessero aperte, anche a scapito della sicurezza”.

Questo quanto emerge dall’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma sul malfunzionamento delle scale mobili nelle stazioni Barberini e Repubblica. Inchiesta aperta in seguito all’incidente avvenuto il 23 ottobre dell’anno scorso in cui rimasero feriti alcuni tifosi del Cska Mosca. A quanto emerso dalle indagini riscontrato “un reale e concreto pericolo per la sicurezza di numerosi impianti sulle linee della metropolitana. Diretta conseguenza della condotta fraudolenta posta in essere dai dipendenti da Metroroma s.c.a.r.l.”. Il tutto con la “volontaria compiacenza di chi, in Atac, aveva il ruolo specifico di vigilare sulla corretta esecuzione del contratto. Ovvero garantire le fondamentali condizioni di sicurezza delle stazioni metropolitane”.

In sostanza come spiegato dal procuratore Ielo il tema in discussione è quello della manutenzione delle scale mobili “che non veniva fatta o si faceva male per evitare un aumento dei costi. L’importante era che i treni andassero e che le stazioni rimanessero aperte anche a scapito della sicurezza. E per questo hanno manomesso deliberatamente alcuni strumenti di prevenzione degli infortuni. L’innesco di questa storia è la vittoria della gara da parte di due imprese. Poi unitesi in Metroroma Scarl per l’appalto di manutenzione delle scale mobili attraverso il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Con un grande ribasso, prossimo al 50% (49,7% ndr). Un dato anomalo se si pensa che i 731 impianti che dovevano essere manutenuti richiedevano un numero di 2924 interventi annui”. Ed erano disponibili solo “37 dipendenti”.

Come ha scritto il gip di Roma Massimo Di Lauro nell’ordinanza: “ll pm ha evidenziato il grave allarme sociale. Continuavano a verificarsi incidenti che sebbene noti tanto a Metroroma Scarl (l’azienda che si occupava di manutenzione degli impianti di scale mobili, prima della rescissione del contratto decisa dal Campidoglio, ndr), che a Schindler (la ditta appaltatrice che c’era prima e che è stata ‘rispolverata’ per l’occasione, ndr) e agli organi addetti alla sicurezza Atac, non venivano segnalati e anzi opportunamente occultati”.

Il procuratore Ielo ha spiegato: “Prima dell’incidente di ottobre 2018 c’erano stati diversi falsi allarmi. Bloccare il freno serviva a non generare criticità” che avrebbero causato un aumento dei costi. Insomma era preferibile far procedere il servizio anche se non in sicurezza. “Abbiamo registrato una chat aziendale in cui è spiegato di incidere sulla memoria storica dei dati dei guasti per evitare penali all’azienda di manutenzione. In più ci sono differenze nel libretto di manutenzione (dell’azienda Metro Roma Scarl, ndr). In parte non compilato e in parte compilato in modo falso, incrociando lo scritto con il diario degli eventi di Atac. I due documenti non coincidevano”, ha aggiunto.

Nonostante il grave evento alla stazione Repubblica e “la consapevolezza da parte degli indagati di essere sottoposti a indagine” i dipendenti di Atac e Metroroma s.c.a.r.l. “non hanno adottato alcuna condotta idonea alla salvaguardia della sicurezza degli utenti delle linee”. Tanto che il 21 marzo 2019 si è verificato un altro incidente, questa volta a Barberini dove “solo per un caso fortuito non rimaneva ferita alcuna persona”, scrive il gip. Il sopralluogo effettuato nello stesso giorno ha consentito di accertare che il sinistro aveva causato la “deformazione e rottura di una decina di gradini e dei pettini alla quota di arrivo dell’impianto”.

Il gip Di Lauro, nell’ordinanza, spiega così l’attuazione delle misure cautelari che hanno portato alla sospensione dei tre dipendenti Atac e dell’amministratore della Metroroma scarl: “La amara verità è che se non vi fosse stata la vigoria di alcuni tifosi di cittadinanza russa che con il loro peso corporeo sono riusciti a scatenare l’inferno all’interno della centralissima stazione di Repubblica, molto probabilmente l’indegna gestione degli impianti di traslazione (scale mobili, ndr.) subita con rassegnazione dagli utenti della metro, ormai avvezzi a percorrere a piedi scale mobili spesso ferme, non sarebbe mai venuta alla luce”. Il giudice parla di “vicenda riprovevole” in cui gli indagati per “cariche rivestite e conseguente possibilità di incidere sui processi decisionali hanno dimostrato un particolare disinteresse per la sicurezza degli impianti di traslazione della metro capitolina”.

Il commento della Sindaca Raggi: “Ringrazio la procura. Abbiamo fatto bene a interrompere il contratto di manutenzione con la ditta privata. Chi ha sbagliato finalmente pagherà”. Il presidente di Atac Paolo Simioni: “Ho piena fiducia nella magistratura”. Atac, nel ribadire la piena fiducia nel lavoro della magistratura, “sottolinea che l’azienda è impegnata per garantire la piena sicurezza degli impianti nelle stazioni che ricadono sotto la sua responsabilità, insieme con la continuità del servizio. Lo confermano le decisioni sin qui intraprese. Che tra l’altro hanno condotto alla risoluzione del contratto con la ditta di manutenzione e alla stipula del contratto con Otis, costruttore degli impianti, per una verifica e revisione straordinaria delle scale mobili. Ciò proprio allo scopo di garantire la loro sicurezza e funzionalità, pure se al costo di chiusure prolungate delle stazioni”, si legge in una nota dell’azienda.

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