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Delitto Mollicone Rinviata l’udienza preliminare

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Delitto Mollicone Rinviata l’udienza preliminare

Un difetto nella notifica a una delle parti lese ha costretto il giudice del tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, a far slittare al 15 gennaio l’udienza preliminare del delitto Mollicone.

Rinviata l’udienza preliminare del delitto Mollicone. Di conseguenza slitta anche la decisione sulle richieste di rinvio a giudizio dei cinque indagati per l’omicidio della studentessa diciottenne. Al termine dell’inchiesta del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo a rischio processo ci sono il comandante dell’Arma di Arce, la moglie, il figlio e altri due carabinieri. Secondo gli inquirenti la Mollicone sarebbe stata uccisa in caserma.

L’ex comandante Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Annamaria, sono accusati di omicidio aggravato e occultamento di cadavere. L’appuntato scelto Francesco Suprano di favoreggiamento personale in omicidio volontario. Il luogotenente Vincenzo Quatrale di concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio di un collega brigadiere. Serena Mollicone scomparve il primo giugno del 2001. Il suo corpo senza vita, con mani e piedi legati e la testa in un sacchetto di plastica, ritrovato due giorni dopo in un boschetto ad Anitrella, una frazione del vicino Monte San Giovanni Campano.

Nel 2003 con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere finì in arresto Carmine Belli, un carrozziere di Rocca d’Arce, poi assolto dopo aver passato da innocente quasi un anno e mezzo in carcere. L’omicidio sembrava destinato a restare un giallo ma la Procura di Cassino e i carabinieri di Frosinone non hanno mai mollato. Come del resto non ha mollato Guglielmo Mollicone, il papà di Serena, che anche oggi era in tribunale.

Le indagini hanno ripreso vigore nel 2008 quando, prima di essere interrogato, il brigadiere Santino Tuzi si tolse la vita. Gli investigatori ipotizzarono che il militare si fosse ucciso perché terrorizzato dal dover parlare di quanto realmente accaduto in caserma. Dopo i nuovi accertamenti compiuti dai carabinieri di Frosinone, dai loro colleghi del Ris e dai consulenti medico-legali, il sostituto procuratore Siravo si è convinta che il giorno della scomparsa Serena si fosse recata proprio alla caserma dei carabinieri.

Qui ha avuto una discussione con Marco Mottola e, in un alloggio di cui aveva disponibilità la famiglia dell’allora comandante, qualcuno l’ha aggredita. La giovane avrebbe battuto con violenza la testa contro una porta e, creduta morta, portata nel boschetto. Vedendo che respirava ancora sarebbe stata soffocata e sarebbero iniziati i depistaggi. Una ricostruzione che i Mottola dicono di essere certi di poter smontare a colpi di perizie. A metà gennaio la decisione del giudice sulle richieste di rinvio a giudizio.

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