Cronaca
ROMA Uccise chef e una collega: automobilista stangato

ROMA Uccise chef e una collega: automobilista stangato.
ROMA Uccise chef e una collega. I due persero la vita dopo essere stati travolti nella notte del 22 giugno 2018. Un incidente che l’investitore ha pagato a caro prezzo: l’uomo è stato infatti condannato a quattro anni di reclusione con l’accusa di duplice omicidio stradale.
33 anni, casertano, era alla guida di una Mercedes Classe A quando ha travolto i due giovani a bordo di uno scooter Honda SH sul lungotevere della Vittoria, in zona Prati. I due ragazzi avevano terminato la giornata di lavoro e stavano tornando a casa. Pochi minuti dopo l’una di notte il loro motorino, secondo la ricostruzione del pm, è stato colpito da un’auto che viaggiava contromano. I due non hanno potuto far niente per evitare l’impatto con la vettura, che ha terminato la sua corsa schiantata su delle auto parcheggiate. Lo chef 29enne e la collega 25enne sono morti sul colpo mentre l’automobilista, ferito e sotto choc, è finito in ospedale.
Processato con il rito abbreviato, il 33enne è stato condannato a quattro anni. Il giudice ha accolto le richieste del pm, ma ha riconosciuto all’uomo le attenuanti generiche, disponendo inoltre 300mila euro a parziale risarcimento di tutte le parti civili. Alla lettura della sentenza in aula non era presente l’imputato, decisione presa per non urtare i familiari delle vittime. Proprio a loro, dopo la tragedia, l’uomo aveva inviato alcune lettere, chiedendo di essere perdonato per quanto successo. “È un piccolo segno – ha commentato la madre dello chef – ma non siamo soddisfatti, quattro anni per la morte due ragazzi non è abbastanza, e si prevede che faccia ricorso in appello. Il fatto che gli abbiano revocato la patente è una cosa buona, che abbia almeno un disagio nella vita, perché guidava senza problemi fino ad oggi“.
“Va riconosciuto all’imputato l’onore di aver rinunciato a venire in aula per cercare di ribaltare la dinamica dell’incidente“, ha dichiarato il legale dei familiari del 29enne. Le perizie tossicologiche hanno escluso che l’investitore avesse assunto alcol o droghe e che viaggiasse a velocità elevata. Lo stesso legale ha però posto alcuni interrogativi riguardo all’alcol test e all’uso del telefonino. Lacune che “lasciano dei dubbi sulle ragioni della tragedia“.
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Le Testimonianze
Immaginate la sorpresa quando Papa Francesco, con la sua umiltà disarmante, strinse la mano a nonna Rosina nella Casa della Carità della parrocchia di San Gregorio Magno, dandole la forza per affrontare la malattia. L’allora parroco Don Renzo Chiesa ricorda vividly quel momento: “Quando scese dall’utilitaria, chiese: ‘Ma questa è la famosa Magliana?'”. E non è finita qui: in un incontro esclusivo a Corviale con l’associazione Piacca, che aiuta chi ha avuto guai con la giustizia, Francesco volle ascoltare storie personali. Massimiliano Lustri, un tempo noto come “Er tapparella”, racconta: “Rise a crepapelle ascoltando i miei aneddoti, come quella volta che in un appartamento finii per pranzare con un’anziana”. Quell’incontro magico cambiò tutto: i ragazzi dell’associazione si reintegrarono nella società e ancora oggi portano al collo il rosario regalato dal Papa.
L’Abbraccio
E se vi dicessimo che un semplice abbraccio del Papa ha consolato un bimbo e lasciato un segno indelebile? Durante la visita alla parrocchia San Paolo della Croce al Serpentone, Francesco abbracciò Emanuele, un ragazzino di 8 anni, che con voce tremante gli chiese: “Mio papà è morto, era ateo, ma ci ha fatto battezzare, ora dov’è? Sta in paradiso?”. Il parroco Don Roberto Cattaneo, ancora emozionato, rivela: “Negli anni, il Pontefice mi chiamava per sapere come stava Emanuele”. Oggi, a 17 anni, Emanuele si è commosso profondamente alla notizia della scomparsa di Francesco, sostenuto dalla mamma Elisabetta Pacciotti: “Per lui è come aver perso un altro papà; il Papa lo rassicurò dicendo che suo padre era sicuramente in paradiso”. Ma le sorprese non si fermano: durante la pandemia, Francesco chiamò inaspettatamente per una benedizione in streaming, dimostrando un’umiltà che lascia senza parole. E poi, c’è la storia di Cinzia Desiati, la mamma di Fabrizio Di Bitetto, morto in un incidente: “Ricevetti una telefonata da un numero privato: ‘Sono Papa Francesco, non è uno scherzo’. Quella chiacchierata fu come una carezza, e mantenne la promessa invitandoci in Vaticano”.
L’Incontro
Preparatevi a storie che vi faranno riflettere: Francesco era maestro nell’incontrare chi ne aveva più bisogno, come quando abbracciò Serena, una mamma che aveva perso la figlioletta Angelica. Oppure, nella parrocchia di Santa Bernadette Soubirous a Colli Aniene, dove in un ritrovo informale ascoltò i giovani dell’oratorio, rispondendo a domande su come pregare: “È importante sentire lo sguardo di Dio e vivere la ‘chiesa in uscita’, scendendo in strada per aiutare”. E chi dimentica quando si riunì in preghiera nel cortile di un condominio in via della Palmarola, senza preavviso, raccomandando alle famiglie: “Ascoltate i vostri figli”. Persino in centro, fece capolino nel negozio di dischi in via della Minerva o dal fidato ottico Alessandro Spiezia in via del Babuino: “Venne di persona per le lenti, dicendo che ‘dall’ottico si va di persona’. La sua umiltà mi ha sempre spiazzato; non voleva sprechi e con me aveva un’amicizia che mi ha riempito il cuore”.
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L’Incidente Sconvolgente nel Cuore di Roma
Un pomeriggio apparentemente sereno si è trasformato in un momento di puro terrore per una mamma e il suo bambino, mentre camminavano nei pressi di piazza Dante, nel vivace rione Esquilino. L’uomo, di origini straniere e visibilmente alterato dall’alcol, brandiva il collo di una bottiglia di vetro, creando un’atmosfera di paura e tensione inaspettata.
La Testimonianza della Mamma Terrorizzata
Anna M. ha raccontato i dettagli di quell’incontro agghiacciante: “Erano circa le 18 e io e mio figlio stavamo tornando a casa dopo una giornata al parco. Il bambino era stanco ma felice, e le giornate più lunghe rendevano tutto così piacevole”. Ma improvvisamente, l’uomo ha iniziato a seguirli, accelerando i passi e gridando insulti, lasciando la donna in preda al panico.
L’Aggressione e il Momento di Paura
Nonostante i tentativi di distrarre il piccolo e accelerare, l’aggressore li ha raggiunti, afferrando il braccio della mamma e puntandole il collo della bottiglia quasi in faccia. “Voleva soldi e il bambino ha iniziato a piangere, mentre lui rideva in modo inquietante”, ha spiegato Anna. Per liberarsi, ha dovuto cedere 50 euro, sperando che l’incubo finisse lì e che l’uomo scomparisse. Da quel momento, il piccolo è rimasto profondamente scosso, e la mamma ora si chiede come vivere in un quartiere dove eventi del genere sembrano all’ordine del giorno.
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