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Omicidio Sacchi Anastasiya accusa Princi

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Omicidio Sacchi Anastasiya accusa Princi

Omicidio Sacchi Anastasiya Kylemnyk, accusata di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, accusa Giovanni Princi. La fidanzata di Luca è l’unica indagata che ha risposto all’interrogatorio di garanzia davanti al gip Costantino De Robbio e al pm Nadia Plastina.

Omicidio Sacchi Anastasiya Kylemnyk, accusata di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, accusa Giovanni Princi. La fidanzata di Luca è l’unica indagata che ha risposto all’interrogatorio di garanzia davanti al gip Costantino De Robbio e al pm Nadia Plastina. Sedici pagine in cui ripercorre quella notte “maledetta”, come dice lei. L’incontro con gli amici davanti al pub John Cabot in quella che doveva essere una “serata come un’altra”. Poi il sacchetto con dentro i soldi, l’arrivo di quei due e Luca che perde sangue dalla testa.

Anastasiya racconta: “Ho finito di lavorare verso le 9. Giovanni Princi (che era ‘seduto da solo al bar’) ci ha chiesto se potevamo fargli un piccolo favore. Io in effetti avevo con me questo zaino rosa. Mi ha chiesto se potevamo tenergli una busta perché doveva vedersi con due persone per la compravendita di una moto. Ci ha detto proprio che doveva fare un impiccetto con una moto, il che per noi era totalmente normale. E ci ha chiesto di reggere questa busta. Io e Luca abbiamo detto tranquillamente di sì”.

Il gip chiede cosa c’era nella busta: “Io non l’ho aperta, non ho visto niente. Lui non aveva niente addosso. Ha detto: “Me la reggi tu?”. “Cioè vi ha detto che c’erano dei soldi?”, chiede il giudice. “Ci ha detto: sì ci sono dei soldi. Io dovrei fare un impiccetto con questa moto. Non ho capito se era rubata o se non era rubata. Lui le moto le ha, le cambia. Ne ha una senza targa, ce ne ha una con la targa che ci va in giro. Insomma ne ha un po’ e anche il mio ragazzo è appassionatissimo di moto. Dopodiché ci siano spostati dalla mia vettura”.

Il magistrato chiede ad Anastasiya: “Quindi Princi vi ha dato questa busta subito?”. “Sì, me l’ha messa direttamente dentro lo zaino. Guardi era tipo una busta marrone, di quelle per il pane. Non l’ho manovrata io. Ci ha detto: ‘Metti questa busta dentro, poi arrivano due persone e io devo parlare di questa moto'”. I due sono Simone Piromalli e Valerio Rispoli, che Anastasiya non ha mai visto. Due “estranei”, tanto che il suo cane si agita: “Ho appoggiato lo zaino, ho preso il cane per calmarlo e l’ho fatto camminare su via Latina”. Sul punto il gip insiste. Chiede se ha lasciato lo zaino, se ha mostrato il contenuto: “Assolutamente no, non ho aperto niente. Ho lasciato lo zaino. Giovanni mi ha chiesto anche le chiavi della macchina, dicendo: ‘Casomai dopo appoggio la busta dentro'”.

Il giudice la incalza: “Dopo l’incontro la busta non ce la doveva avere più, no? La doveva dare a loro”. La ragazza spiega: “Io ho solo fatto camminare il cane. Poi con Luca siamo andati sulla panchina dietro la scuola. Ci siamo messi lì perché Luca non ce la faceva più a stare in piedi. È arrivato Domenico (Marino Munoz, altro amico di Sacchi, ndr). Mentre stavamo lì ho aperto lo zaino per prendere l’acqua, non c’era più la busta dentro.

Poi ho detto perché insomma era tardi, il mio fidanzato ogni due, tre ore ha fame, c’era il pub e ho detto: ‘Andiamo a mangiare, no?’. Quindi ci siano alzati, stavamo andando verso il pub, lì all’angolo Domenico ci ferma: ‘Aspettate che devo fare una telefonata’. Io ho detto: ‘Luca, dai entriamo’. C’era pure il fratello con la fidanzata che noi non conoscevamo, volevamo impicciarci un po’ come fanno i fratelli. Se noi fossimo entrati il mio fidanzato adesso sarebbe vivo. Poi, mentre Domenico fa quella telefonata, ci aggrediscono”.

Anastasiya, accompagnata dal suo avvocato Giuseppe Cincioni, fatica a ricostruire quegli attimi: “Sono stata aggredita subito. Non ho visto niente, non ho sentito niente. Solo qualcuno che mi diceva: ‘Damme ‘sto zaino’. Io non conosco quella gentaglia lì. Fino a che non ho preso Luca tra le braccia le ho pensate tutte. Ho pensato a un petardo, a uno scherzo. Ho pensato ha sbattuto la testa contro il marciapiede. Finché non lo ho rigirato e ho visto che perdeva sangue dalla testa, solo quello mi ricordo. E lì sono stata 20 minuti a urlare ‘Ambulanza, ambulanza’ mentre erano arrivate”.

Poi la corsa all’ospedale. Giovanni Princi che le fa restituire le chiavi della macchina. Lei che chiede chi fossero quelle persone e lui che le dice di non saperlo. E, infine, le sue bugie: “Quando hanno portato via Luca io ero sicura che fosse vivo. Ho pensato stupidamente di non voler mettere me e Luca in mezzo a questo impiccio di Giovanni e ho omesso questa cosa. Noi ci fidavamo da morire di questo ragazzo”.

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