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CORSO FRANCIA Il Gip: ” La velocità è uno specifico addebito di colpa”
ROMA 48 ore dopo la richiesta del pm, Pietro Genovese, è finito agli arresti. Il gip Bernadette Nicotra ha accolto le motivazioni della procura e deciso di applicare i domiciliari al ragazzo che ha ucciso Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli a Corso Francia.
Ieri pomeriggio i vigili urbani del II Gruppo Roma hanno notificato al ventenne la misura. Il giovane, ancora sotto shock e molto provato, era a casa con il padre. “La tragedia di cui è stato protagonista lo ha segnato tantissimo a livello umano”, dicono i familiari. L’ordinanza con cui il gip ha deciso per i domiciliari all’investitore di Corso Francia è di nove pagine. I motivi che hanno fatto scaturire la misura cautelare sono due. Primo, l’alta velocità e la guida in stato di ebbrezza alcolica. Il giudice ha escluso l’aggravante della guida sotto effetto di stupefacenti. Questo anche se il ventenne è risultato positivo alla cannabis e alla cocaina, in quanto “non si sa se l’assunzione dello stupefacente fosse recente”.
Della droga infatti restano tracce anche se assunta una settimana prima. Il narcotest risponde solo alla positività della sostanza nel corpo ma non in quale misura e in che tempo è assunta. Discorso diverso per l’alcol, la cui presenza nel sangue era di 1.4 superiore al livello consentito, zero per un neopatentato. “Vi è la prova della sussistenza alcolica”, si legge nell’ordinanza. Non solo nella relazione della polizia municipale intervenuta quella notte che ha scritto: “Si palesava in visibile stato confusionale e alito vinoso”, ma anche nel referto ospedaliero. Sulla velocità la gip insiste nelle nove pagine in cui motiva la scelta degli arresti domiciliari.
Seppur riconosce che “le due vittime hanno tenuto una condotta vietata e incautamente spericolata (hanno attraversato col rosso, non sulle strisce, scavalcando il guard rail, di notte e con la pioggia, ndr) così concorrendo alla causa del sinistro mortale, il conducente del suv ha guidato con imprudenza e imperizia. La velocità è uno specifico addebito di colpa. Un’andatura entro i limiti previsti e adeguata allo stato dei luoghi avrebbe verosimilmente evitato le tragiche conseguenze dell’impatto tra il suv e le due povere vittime”.
In quel tratto di corso Francia la velocità è di 50km/h, secondo i vigili Genovese andava almeno a 80 all’ora. “Una velocità prudenziale” che, secondo il giudice per le indagini preliminari, avrebbe evitato “l’impressionante forza dell’urto” che ha ucciso all’istante Gaia e Camilla. Velocità che, sottolinea Bernadette Nicotra, più di un testimone ha descritto: “Ho visto il braccio volare in aria”, ha messo a verbale uno di loro. Genovese, che era in auto con due amici (notizia che si è appresa soltanto ieri), “paga” anche lo scotto dei suoi precedenti di assuntore/possessore di droga e di guidatore poco attento alle regole.
Il gip sottolinea in un passaggio che le tre volte in cui fu fermato a piedi e non al volante) aveva droga per uso personale. E che le numerose violazioni al codice della strada, che gli avevano fatto perdere punti sulla patente fino alla sospensione per 15 giorni a ottobre, sono elementi non di poco conto nel delineare la personalità del ventenne. Il ragazzo da ieri non può più lasciare la dimora, pena la trasformazione dei domiciliari in custodia cautelare in carcere.
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