Politica
CASO GREGORETTI Palazzo Chigi scarica Salvini
CASO GREGORETTI Palazzo Chigi prende le distanze e scarica l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini.
In una nota trasmessa ai giudici di Catania l’11 ottobre il segretario generale evidenzia che «nella riunione del Consiglio dei ministri del 31 luglio scorso» la questione sulla vicenda della nave della guardia costiera italiana Gregoretti «non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni ‘varie ed eventuali’ né in altri successivi». Precisazione per sottolineare che la scelta di lasciare in mare la nave con 131 migranti a bordo era soltanto dell’allora Ministro dell’Interno. La strada è ormai segnata, nel caso Gregoretti Palazzo Chigi scarica Salvini.
Come anticipato da Luigi Di Maio che ha annunciato che «i 5 Stelle voteranno l’autorizzazione a procedere». Per questo la Lega si affretta a ricordare le «numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari per ottenere la redistribuzione degli immigrati in una struttura dei vescovi italiani e in cinque Paesi europei». Sembrano essere lontani i tempi del caso Diciotti. Quando, Di Maio e il premier Giuseppe Conte decisero di autodenunciarsi per dimostrare di aver condiviso con Salvini le scelte in materia di politica migratoria.
Nei documenti trasmessi al Senato per chiedere il via libera alla richiesta di rinvio a giudizio per Salvini il tribunale dei ministri spiega che «a differenza di quanto accaduto per la nave ‘Diciotti’, allorquando si innescò una controversia con Malta in ordine allo Stato obbligato a rilasciare il Pos (porto sicuro, ndr), nel caso Gregoretti è assolutamente pacifico che il coordinamento e la responsabilità primaria dell’intera operazione, seppure avviata in acque Sar maltesi, siano stati assunti dallo Stato italiano su esplicita richiesta di quello maltese».
Ma la procedura questa volta riguarda solo Salvini. Questo nonostante il capo di gabinetto Matteo Piantedosi, interrogato il 24 ottobre scorso, abbia affermato: «Non credo che l’unica autorità competente ad autorizzare lo sbarco sia il ministero dell’Interno». Un cambio di versione che i giudici evidenziano quando sottolineano come abbia «contraddetto quanto dichiarato precedentemente e cercato vanamente di sminuire il ruolo del ministro».
Salvini non potrà invocare il decreto Sicurezza bis perché «il divieto non può valere per i navigli militari». Proprio per questo Pietro Grasso, Leu, dichiara che il caso è peggiore della Diciotti. Di Maio invece ironizza: «Mi pare che Salvini abbia sempre detto ‘mi voglio far processare, non ho niente da temere’. Adesso fa la vittima. Ora lo vedo un po’ impaurito ma è evidente che ognuno si deve prendere le sue responsabilità».
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