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Incidente Corso Francia – Un testimone: “Genovese andava molto veloce”

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Incidente Corso Francia – Un testimone: “Genovese andava molto veloce”

<strong>Incidente Corso Francia – Un testimone inchioda Pietro Genovese alle sue responsabilità per la morte delle due sedicenni.

Incidente Corso Francia – Domenica notte Pietro Genovese guidava a forte velocità e sotto l’effetto dell’alcool. Lo faceva senza preoccuparsi di dover «scongiurare i rischi per sé e per gli altri». E «potrebbe farlo ancora», perché già in passato «gli era stata ritirata la patente di guida per violazione al codice della strada». Queste le motivazioni per cui il ragazzo è stato arrestato. Ad accusarlo ben quattro testimoni. Automobilisti anch’essi di transito in quella maledetta sera erano su Corso Francia e che hanno assistito allo schianto mortale.

«Condotta incautamente spericolata»: così è stato definito il comportamento delle due 16enni uccise. Un dato che non attenua la responsabilità di Genovese, che «percorreva una strada all’interno di un agglomerato urbano in un punto caratterizzato dalla presenza di case e locali notturni a velocità elevata e con un tasso di alcol nel sangue superiore al limite consentito» e dunque «pur non avendo voluto cagionare l’incidente» ha violato le regole «di diligenza e prudenza che si richiede a ogni automobilista al fine di scongiurare situazioni di pericolo proprio e altrui».

Questo il racconto di uno dei testimoni: «Ero alla guida della mia autovettura, stavo procedendo su Corso Francia in direzione fuori città. Il semaforo veicolare di corso Francia era appena diventato verde per entrambe le carreggiate, pertanto l’impianto pedonale era diventato rosso da pochissimi istanti. Ho visto alla mia sinistra due ragazze giovani che procedevano di corsa sulle strisce cercando di attraversare la carreggiata opposta rispetto a quella dove stavo procedendo. Una piccola vettura di colore scuro, credo una smart, era ferma non so se fosse posteggiata o se si fosse arrestata per agevolare il transito dei due pedoni. Rammento che una ragazza più alta era davanti e poco dietro vi era un’altra ragazza un po’ più minuta. Nello stesso momento mi sono accorto del sopraggiungere sulla corsia centrale di corso Francia, direzione centro città, di un’autovettura di grosse dimensioni, un Suv di colore chiaro. L’auto procedeva ad un’andatura esageratamente sostenuta, credo che il conducente abbia tentato di frenare nel momento in cui ha percepito la presenza dei pedoni in quanto la parte anteriore si è lievemente inclinata in basso, malgrado ciò l’impatto è stato inevitabile violentissimo». Parole confermate dagli altri tre testimoni che ai vigili hanno parlato di «due ragazze che attraversavano la corsia in maniera frettolosa senza avvalersi delle strisce pedonali» e di «un Suv che è arrivato a gran velocità e ha travolto le due ragazze».

Secondo il giudice, non vi sarebbe l’aggravante dell’assunzione di stupefacenti, dal momento che «non è in alcun modo provato lo stato di alterazione psicofisica dovuto all’uso delle droghe infatti le sostanze riscontrate sebbene presenti ben potevano essere state assunte da Genovese in epoca precedente all’incidente». Spiega che «lo stato di ebrezza dell’indagato era tale da diminuire certamente la prontezza di riflessi alla guida, senza tuttavia porre il guidatore in stato di incoscienza». Nonostante ciò, ordina i domiciliari «perché sebbene incensurato e di giovane età, potrebbe guidare l’auto di amici o conoscenti anche senza la patente». Nei prossimi giorni il suo difensore Gianluca Tognozzi potrebbe chiedere un interrogatorio. «Si devono celebrare i funerali di due ragazze di 16 anni, – spiega il legale – mentre un ragazzo di 20 è ai domiciliari. Per questo fatto non credo ci sia altro da aggiungere altre il dolore».

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