Attualità
LONDRA La lettera del padre di Jack: “Non strumentalizzate la sua morte”

LONDRA La lettera del padre del ragazzo ucciso nell’attentato sul London Bridge: “Jack era orgoglioso, aveva un’intelligenza che assorbiva tutto. Era orgogliosamente leale. Amava la musica, l’arte, mangiare con la famiglia e bere più di una pinta di birra con gli amici. Oh, e nel caso non l’aveste ancora realizzato… era anche maledettamente bello”.
Da Londra nelle parole del padre di Jack Merritt, Dave, come riporta il Guardian, c’è tutto il rimpianto che un genitore può provare. Jack, venticinque anni, era il coordinatore del corso cui partecipava il suo assassino, il ventottenne Usman Khan. Jack credeva nella sua riabilitazione, Usman faceva solo finta e venerdì ha ammazzato a coltellate prima lui e poi Saskia Jones, 23 anni, volontaria del programma per detenuti Learning Together dell’Università di Cambridge. Era libero di uccidere Usman Khan. Il primo ministro Boris Johnson, in vista delle elezioni del 12 dicembre, ha detto che questa liberalità verso i detenuti va rivista. Ma Dave Merritt dice di no. Mentre faceva la cosa più orribile che possa capitare, seppellire un figlio, ha scritto un articolo per dire no alle strumentalizzazioni politiche.
L’ha fatto spiegando cosa motivava Jack, che era solare ma anche “arrabbiato e frustrato per come l’élite politica ha dimenticato quanto sia importante essere equi”. Per questo credeva in quel programma pioneristico che trasforma i detenuti in studenti universitari: “Jack fremerebbe nel vedere la sua morte, e la sua vita, usate per perpetuare un’agenda di odio per combattere la quale ha dato tutto. Quello che Jack vorrebbe è che attraversassimo la porta che lui ha buttato giù a calci, con le sue Doc Martens nere. Quella porta apre un mondo dove non ci chiudiamo e non buttiamo la chiave. Dove non prosciughiamo i bilanci delle carceri e puntiamo sulla riabilitazione, non sulla vendetta. Dove non miniamo sistematicamente i servizi pubblici. Jack sentiva la profonda responsabilità sociale di proteggerla. Tramite noi Jack va avanti. Prendiamo in prestito la sua intelligenza, proseguiamo nella sua direzione, sentiamo la sua passione, bruciamo della sua rabbia e spegniamo l’odio con la sua gentilezza. Non abbandoniamo la sua lotta. A Jack Merritt, ora e per sempre”.
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Attualità
Ladri derubano rider di telefono, soldi e moto mentre lavora: seconda volta in 24 ore

#RiderSottoAttacco Un rider di Roma derubato per la seconda volta in sole 24 ore – scopri i dettagli di questa inquietante escalation di crimini urbani!
Immaginate di essere in sella alla vostra moto, consegnando cibo per le strade affollate, quando improvvisamente vi ritrovate senza telefono, soldi e mezzo di trasporto: è esattamente ciò che è accaduto a un rider nella capitale, in un doppio episodio che sta facendo discutere e che solleva interrogativi sulla sicurezza dei lavoratori in prima linea. Secondo quanto emerso, il primo furto ha colpito il rider mentre era impegnato in una consegna, con i ladri che hanno agito rapidamente per sottrargli beni essenziali, lasciando lui e i suoi colleghi in allerta.
La sequenza degli eventi
Gli incidenti si sono verificati in rapida successione, con il secondo furto che ha ripreso lo stesso modus operandi: ladri che approfittano della vulnerabilità dei rider durante il lavoro. Fonti locali riportano che il rider, già scosso dal primo episodio, è stato preso di mira di nuovo, alimentando paure diffuse tra chi opera nelle consegne a domicilio.
Le implicazioni per la sicurezza
Questa serie di furti non è solo un caso isolato, ma un segnale preoccupante per la comunità dei rider, che ogni giorno affronta rischi per le strade. Esperti del settore stanno monitorando la situazione, chiedendosi se misure più stringenti possano prevenire simili episodi in futuro – e tu, cosa ne pensi di questa onda di crimini?
Attualità
Dall’assalto ai fiori, ai selfie davanti il Papa morto. Il trionfo dell’apparire

Come è triste questa vita fatta di immagine, apparenza e superficialità.
I tempi cambiano, ma forse in peggio. La morte di Papa Francesco è l’emblema più lampante di come nemmeno la fede cristiana sia riuscita ad arginare lo strapotere dei social.
Rubare i fiori da piazza San Pietro come souvenir il giorno della annuncio della morte del sommo pontefice, prendersi la copia dell’osservatore Romano e rivenderla online a 500 euro e infine farsi i selfie davanti la salma di Papa Francesco, sono un segno inequivocabile che adesso tutto va condiviso e annunciato sui social network.
Alla fine anche lucrare sulle disgrazie altrui, per prendere qualche like in più, non è poi così male, soprattutto se questo serve per far salire il cima all’algoritmo il proprio profilo social.
Nella società dell’iperdemocrazia mascherata, dove il politicamente corretto è l’undicesimo comandamento e nessuno può mettere più dei paletti alla moralità altrui, la cultura, la moralità e la dignità umana si trovano in forte difficoltà.
Alla ricerca di una guida politica e spirituale che non sia quella dei social e del profitto a tutti i costi, non ci resta che lottare affinché la. vita umana non diventi una passarella dove vince chi prende più like.
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