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PSICOLOGIA Chi mangia male ammala il cervello aiutando l’Alzheimer
PSICOLOGIA Chi mangia male ammala cervello
PSICOLOGIA Chi mangia male ammala cervello – Il professore Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di neuroscienze dell’Università di Milano-Bicocca, ha spiegato la dinamica legata tra il cervello e il mal nutrimento. Da mercoledì a venerdì, si è tenuto un convegno ovvero il quinto meeting Internazionale interamente riservato al legame tra l’alimentazione e neurologia “Cibo per il cervello: promuovere la salute e prevenire malattie”.
Questo ha favorito la partecipazione di molti medici, psicologi, farmacisti, biologi ed esperti di nutrizione “sviscerato il tema del cibo da diversi punti di vista”, ecco le sue parole:
“Studi recenti confermano che una dieta squilibrata favorisce l’insorgenza di disturbi cerebrali e patologie come Alzheimer e Parkinson. Il cervello rappresenta il 2% del nostro peso corporeo e consuma all’incirca il 20% delle calorie che introduciamo ogni giorno: per svolgere le sue funzioni necessita infatti di una serie di nutrienti e quindi quello che mangiamo influenza lo sviluppo e le funzioni cerebrali, nonché l’insorgenza di malattie neurologiche e psichiatriche”. L’attività celebrale è fatta bene se viene effettuata anche una dieta mediterranea nel migliore dei modi perché questa offre sia “macronutrienti come carboidrati, grassi e proteine” ma anche “elementi essenziali, come vitamine e minerali e sostanze che regolano l’equilibrio del cervello”.
E’ stato provato anche il legame tra cervello e intestino dove il 70% del nostro sistema immunitario risiede: “Dall’intestino possono partire meccanismi di infiammazione che hanno un ruolo nelle nelle patologie neurodegenerative negli ultimi anni e’ stato dimostrato che la proteina che e’ alla base del Parkinson, che e’ chiamata alfa-sinucleina, inizia a accumularsi nei nervi che ci sono nella mucosa intestinale, nel nervo vago, e quindi può esserci un ruolo specifico di alterazione a livello intestinale nella genesi di queste malattie. Perciò un’importante dieta equilibrata che favorisca una una flora intestinale adeguata anche a fronte delle tesi, sempre più accreditate all’interno della comunità scientifica, sul cosiddetto microbioma intestinale, che è l’insieme dei batteri che alberghiamo nel nostro intestino, e che possono essere alterati da diete sbilanciate, per esempio troppo ricche di zuccheri o grassi, o in eccesso di carne”.
In proposito, Ferrarese cita il processo chiamato di “inflammaging”, ovvero uno stato infiammatorio di basso grado caratteristico del processo di invecchiamento che coinvolge l’intestino. In sostanza si tratta di una tendenza “ad essere più soggetti a un lieve grado di infiammazione intestinale, che si e’ evidenziato, ha un ruolo nelle patologie neurodegenerative”. Al centro del seminario anche la nutraceutica, neologismo che unisce “nutrizione” e “farmaceutica”, e che indica una branca in via di sviluppo per la prevenzione e il trattamento di disturbi cerebrali. “Introducendo nutraceutici nella dieta possiamo correggere eventuali squilibri”, osserva il professore che menziona, ad esempio, supplementazioni di sostanze come la citicolina, un neurotrasmettitore importante che è carente nell’organismo quando insorge l’Alzheimer. Ricerche nelle quali il ruolo di Milano sta diventando sempre più all’avanguardia.
“Milano è uno dei centri che raccoglie maggiori istituti di ricerca, scientifici, universitàe ospedali che si dedicano intensamente alla ricerca nelle neuroscienze, quindi è un hub che è eccezionale in Italia e in Europa, l’avvento dello Human Technopole favorirà ulteriormente un collegamento tra questi vari centri, una rete che darà un’ulteriore spinta alla ricerca di Milano in questo ambito”