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Scandalo Vaticano: “Le offerte ai poveri investite in immobili”
Ancora voci di scandalo in Vaticano. Questa volta si tratta delle modalità con cui viene gestito l’Obolo di San Pietro. Le donazioni che i fedeli inviano al Santo Padre. Vale la pena sottolineare come il pontefice possa non influire sulle scelte operate in quel fondo.
Il presunto scandalo che ha colpito il Vaticano ha sollevato un polverone: è giusto che una parte delle offerte venga declinata in acquisizioni immobiliari? Perché di questo si tratta. Ed è su questo che la Santa Sede, con Bergoglio in primis, intende fare chiarezza. Specialmente in relazione agli eventuali casi di corruzione su cui si sta indagando.
L’Obolo di San Pietro, stando a quanto scritto sul sito ufficiale, “è un gesto di fraternità con il quale ogni fedele può partecipare all’azione del Papa a sostegno dei più bisognosi e delle comunità ecclesiali in difficoltà che si rivolgono alla Sede Apostolica”. Ma non è detto che i poveri siano gli unici a poterne usufruire. Per consuetudine, al massimo, è previsto che gli ultimi – quelli che abitano le ‘periferie economiche ed esistenziali’ – siano destinatari privilegiati. Ma è la distribuzione tra ‘opere di carità’ e tutto il resto a far discutere in queste ore.
Le ultime pubblicazioni, su tutte quella di Gianluigi Nuzzi ossia ‘Giudizio Universale’, hanno svelato come la situazione delle casse del Vaticano non sia rosea. Si è iniziato addirittura a parlare di ‘deficit’. Questi due elementi, quello dell’Obolo di San Pietro e questo sullo stato delle finanze, sono necessari per capire quanto emerso da un’inchiesta del Wall Street Journal. Il quotidiano statunitense ha avuto modo d’interloquire con chi ne sa di più. La tesi è questa. Soltanto il 10% dell’Obolo di San Pietro, stando a quanto raccontato da fonti che hanno preferito restare anonime, avrebbe come fine le cosiddette ‘opere di carità’.
Vorrebbe dire, in parole povere, che il restante 90% viene utilizzato per altri scopi. E tra questi, sempre secondo la versione riportata dalla fonte, ci sarebbe il risanamento del deficit. La Santa Sede coprirebbe l’ammanco mediante le offerte dei fedeli. Non è detto che sia un illecito ma quanto scritto sul WSJ balza agli onori delle cronache internazionali. Tutto ruota attorno all’opportunità che questo possa essere approvato moralmente o meno. Papa Francesco sta combattendo una battaglia per la trasparenza in Vaticano. Vedremo se questa indagine del Wall Street Journal coadiuverà l’azione del Santo Padre.
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